Per gli automobilisti italiani il rincaro dei prezzi della benzina è diventato un problema serissimo. Ecco la situazione negli altri Paesi europei.
Gli automobilisti sono alla disperata ricerca di una soluzione per pagare il prezzo della benzina in modo equo. C’è chi può approfittare di una tassazione all’estero più bassa per pagare un prezzo della benzina più ragionevole. Con l’invasione della Russia in Ucraina la situazione è letteralmente degenerata e in molti provano a rivolgersi al distributore di fiducia, sperando di riuscire a strappare un prezzo più economico.
C’è chi decide sostanzialmente di fare appello alla benzina agricola e chi invece cerca la convenienza fuori dall’Italia, magari in Svizzera. Analizziamo quali sono i posti più economici, facendo una analisi a livello mondiale. Ovviamente ci sono Paesi dove la benzina costa pochissimo come quelli arabi perché sono produttori di carburanti. In linea generale tutti i paesi produttori di petrolio hanno enormi vantaggi sul prezzo della benzina.
Tra i Paesi più economici in assoluto c’è il Venezuela dove il costo è pari a 0,02 centesimi di euro e questo è un record assoluto proprio perché il governo venezuelano negli anni ‘80 emanò una legge per permettere a tutti i venezuelani di poter acquistare un veicolo e poter anche mettere il pieno sena patemi. Il prezzo fisso era addirittura pari allo 0,001 centesimi di euro all’epoca. Dopo il Venezuela c’è l’Iran con soli 0,045 centesimi di euro e l’Angola. L’Arabia Saudita, ovviamente, è tra i Paesi più economici e si trova nella lista della top 20 mondiale.
Nel vecchio continente la situazione risulta drammatica, dato il costante aumento non solo dei prezzi della benzina, ma anche delle bollette e delle spese alimentari. Connesso al conflitto in Ucraina, ma non esclusivamente, il livello di inflazione continua sostanzialmente a crescere. Le tensioni internazionali non tendono a placarsi e le azioni militari di Putin stanno incidendo a livello planetario. Naturalmente l’Europa ha una dipendenza per quanto riguarda il petrolio dai Paesi esteri.
La valutazione, però, va affrontata in modo diverso per ciascuna realtà. Si ci soffermiamo sul Portogallo e la Spagna, ad esempio, dipendono in maniera meno determinante dalla fornitura russa. Per quanto riguarda, invece, la situazione di negli altri Paesi europei, in base alle ultime analisi condotte, sui prezzi della benzina c’è solo una realtà più problematica dell’Italia ed è quanto dire. Nel nostro Paese si registrano dei picchi superiori ai 2 € al litro in molti distributori. Nei Paesi Bassi si è toccato il prezzo di 2,034 euro, in ginocchio anche la Norvegia.
Va detto che l’impatto su realtà molto più solide a livello economico è inferiore. Norvegia e Paesi Bassi hanno una economia più forte, con uno stipendio medio pro-capite molto più alto di quello nostrano. Per di più c’è una diffusione massiccia di auto elettriche. Da quest’anno in Norvegia si arriverà al 100% di auto elettriche sul mercato del nuovo. Paesi dove conviene di più rifornirsi per un pieno di benzina in questo momento sono la Bielorussia, la Turchia, l’Ucraina, la Moldavia, la Bulgaria, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia e la Polonia. Quest’ultima permette ai propri cittadini dei costi ragionevoli per la benzina, costando (dati aggiornati al 7 marzo) ottanta centesimi in meno rispetto all’Italia.
La situazione sorride, rispetto al nostro Paese, anche ad Austria, Svizzera e Malta. Persino in Germania e nel Regno Unito la benzina presenta un costo inferiore rispetto al Belpaese. Il problema italiano non è di facile soluzione. Il prezzo della benzina è composto da quattro elementi che sono: le accise, l’Iva, la materia prima e il margine lordo. Oggi, ovviamente, la benzina continua a salire a causa anche della tensione che si respira a livello internazionale con il conflitto in Ucraina che non stenta a finire. Il problema rimane per quanto riguarda le accise che nel nostro Paese tendono a condizionare pesantemente il prezzo finale.
In pratica le accise e l’Iva rappresentano il 57% del prezzo finale della benzina. Il guaio grosso è che il prezzo della benzina deriva dalle accise fisse, introdotte a causa del disastro del Vajont del 1963, dopo l’alluvione di Firenze del 1966, il terremoto del Friuli del 1976, dell’Irpinia del 1980 e altri disastri che hanno fatto schizzare alle stelle il prezzo. Aggiungete un’Iva al 22% e avrete già una situazione, pre crisi, al limite della tollerabilità per il consumatore medio.
L’aspetto da non dimenticare è che la tassazione sui carburanti è presente in tutti i Paesi Europei. L’accisa minima è pari a 36 centesimi di euro per ogni litro di benzina, 33 per il diesel e il 12 per il GPL che è standard. Poi ogni Stato membro dell’Unione Europea è libero di optare se applicare o meno delle tassazioni ulteriori. Ci sono alcuni Paesi europei che presentano accise pari a 0,36 centesimi come ad esempio in Bulgaria, a cui si aggiunge il 20% di Iva. In Ungheria, Polonia, Romania, Lituania e Spagna ad esempio siamo tra lo 0,39 e i 0,45 centesimi di euro per le accise. La questione sale poi in Lussemburgo con lo 0,46 più il 17% di Iva, in Repubblica Ceca è lo 0,49, in Croazia è fissata a 0,51 centesimi.
In paesi come Belgio, Portogallo, Germania e Francia le accise oscillano tra lo 0,60 e lo 0,70 centesimi. Tra i Paesi europei con le accise più alte ritroviamo purtroppo l’Italia che è il secondo Stato membro per impatto sulle accise con 0,73 a cui si aggiunge il 22% di Iva. Peggio di noi fanno soltanto i Paesi Bassi dove le accise sono più alte con lo 0,78, però va detto che l’Iva è al 21%.
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