Archiviata la prima gara della stagione 2022 Marquez fa un bilancio della sua carriera finora e svela di avere dei desideri che non si sono avverati.
Marc Marquez ha deciso di giurare amore eterno alla Honda. Sebbene manchi un contratto con firma a vita, lo spagnolo ha fatto intendere di non voler andare altrove. Questo perché il costruttore per cui corre dal lontano 2013 lo ha sempre trattato con i guanti, specialmente nelle ultime due stagioni in cui ha potuto garantire ben poche volte la propria presenza a causa dei noti guai fisici.
Stima, rispetto e lealtà, potrebbero quindi trasformare il #93 in una vera e propria bandiera. Un po’ come lo furono Totti e Del Piero nel calcio.
La domanda che si fanno in molti e che spesso ci si fa quando uno sportivo resta tanti anni in una squadra, è se in un nuovo contesto sarebbe in grado di ottenere i medesimi risultati. A questo proposito, con furbizia, il pilota di Cervara ha ribaltato la questione. “La moto di quest’anno è totalmente diversa dal passato, per cui è come se avessi cambiato marca“, le sue parole riprese da todocircuito.com. “Vedremo come andrà. Il mio compagno di team, Espargaro con la 2021 non si era trovato bene, ma con questa sembra essersi adattato alla perfezione“.
Il grande rimpianto di Marquez sono Doohan e Stoner
Dal suo ingresso in MotoGP, l’iberico ha avuto modo di confrontarsi con tanti campioni delle due ruote da Jorge Lorenzo a Valentino Rossi, da Andrea Dovizioso a Dani Pedrosa, il più delle volte riuscendo a metterseli alle spalle, ma per varie ragioni ha mancato di sfidare tre colleghi di peso, da lui molto ben valutati, come Doohan, Alzamora, con cui condivide l’abilità di ritardare al massimo la frenata, e Stoner.
“Avrei davvero voluto battermi con Casey“, ha dichiarato.
Il dubbio però sull’onestà intellettuale di questa affermazione sorge. O meglio fa scaturire nuove domande. Prima dell’avvio del campionato 2020 stravolto dalla pandemia, il campione 2007 con la Ducati confidò a Motorsport.com di aver tentato un riavvicinamento a Honda, ma di esserne stato respinto proprio su invito dell’otto volte iridato e del suo management.
“L’azienda non voleva che me ne andassi, però io sentivo di non essere in grado di fare la differenza come collaudatore a causa di alcune cose che succedevano all’interno della scuderia ufficiale“, il suo racconto. “Respingevano le mie idee e le mie indicazioni sullo sviluppo. Ci rimasi male perché sono certo che avrei potuto dare una mano. Ma qualcuno, per qualche motivo non mi voleva più lì e lo ha reso molto chiaro“.
Alla luce di queste affermazioni ci chiediamo, le parole di Marc di oggi sono di circostanza, oppure, effettivamente avrebbe voluto l’australiano come avversario, ma non nel suo garage?