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Che fine faranno le auto a metano? Ecco quale sarà il loro destino

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Giovanni Messi

Le auto a metano sono una categoria che era cresciuta molto in un passato non troppo lontano. Tuttavia, oggi sono andate in crisi.

Il mondo segue con ansia l’evolversi del conflitto tra Ucraina e Russia, che oltre a creare una crisi internazionale di primo livello si sta riflettendo sulle vite di tutti i cittadini. Concentrandoci sul settore auto, il caro carburanti sta rendendo la vita molto complicata a coloro che usano questo mezzo di locomozione per recarsi nei luoghi di lavoro, viaggiare o fare qualsiasi altra cosa.

Auto Metano (ANSA)

Come sappiamo, benzina e diesel hanno già scavalcato da qualche giorno la folle cifra dei 2 euro al litro, ma anche gli altri tipi di alimentazione non navigano in acque sicure come in passato. Il metano, ormai, ha raggiunto 1,766 euro al kg, dal momento che è questa l’unità di misura di tale combustibile e non il litro. Un aumento smisurato che ha costretto gli automobilisti, in molti casi, a cercare un’alternativa all’auto.

L’aumento si deve infatti, alla crescita esponenziale che, ormai da più di un anno, caratterizza il mercato del gas metano, dettati da varie motivazioni geopolitiche: un inverno molto lungo ha infatti portato all’esaurimento degli stoccaggi situati in Europa, ma anche per la grande ripresa produttiva avvenuta in Asia, con Paesi come la Cina e l’India che hanno ricominciato ad importare enormi quantità di gas dai Paesi produttori a prezzi molto elevati.

Gli aumenti si registrano in questo particolare periodo perché lo scorso primo ottobre è iniziato il cosiddetto Anno Termico. In quel giorno sono stati firmati i contratti di fornitura e che in genere non durano meno di un anno intero. Di colpo, gli aumenti che ci sono stati negli scorsi mesi si sono scaricati direttamente sulle rifornimenti con rincari record.

La cosa preoccupante è la quantità degli aumenti, che ammontano attorno al 400% in più rispetto allo scorso anno. La guerra non ha fatto altro che peggiorare la situazione, con la speculazione che è esplosa anche per un’ulteriore motivazione. In Italia, infatti, sono presenti soltanto 1.500 distributori di metano, contro le 20 mila stazioni di rifornimento per benzina e diesel.

Auto, ecco quale sarà il futuro di quelle a metano

Il mondo dell’auto sta conoscendo uno dei periodi più bui della propria storia. Oltre al caro carburanti c’è da registrare la crisi della produzione, con Audi e Volkswagen che hanno bloccato la costruzione di alcuni modelli a causa della crisi dei microchip e della mancanza di cablaggi elettrici, solitamente costruiti in Ucraina.

Come abbiamo già detto qualche giorno fa, la volontà è quella di bloccare la circolazione delle vetture con alimentazione diesel già dal 2030, con lo stop anche ai benzina per gli anni successivi, in nome di una mobilità più “green”. Tra le alimentazioni che spariranno ci sono anche le auto a metano e GPL, le quali non potranno più circolare dal 2035.

Per scoraggiare l’acquisto di veicoli endotermici già dal 2023 aumenteranno le tasse sui carburanti, con l’Europa che è ormai molto vicnina a decretare la fine dei motori a combustione benzina e diesel. Un duro colpo per i “puristi”, che a breve dovranno imboccare la strada dell’elettrico o di altre fonti.

Il futuro del metano è ancora allo studio, ma secondo i primi studi sarà rappresentato, in particolare, dal biometano. Come sottolineato dal manager di Snam, Daniele Lucà, ci saranno grandi novità: “Si tratterà di una fonte completamente rinnovabile, che consente darà la possibilità di alimentare i camion, le macchine di tutti i giorni e gli autobus in forma liquefatta, oltre che gassosa. Il momento attuale è molto complicato, ma noi crediamo che il gas naturale possa rappresentare e rappresenterà una risorsa importante per la mobilità ed i trasporti“.

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Giovanni Messi

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