Il weekend del Bahrain ha regalato una nuova Ferrari. Vincente in pista ma anche fuori. Ecco spiegato il motivo.
Il giorno dopo il GP del Bahrain, il primo della F1 2022, quello della nuova era, rimane ancora colorato di rosso Ferrari. La doppietta messa a segno da Charles Leclerc e Carlos Sainz Jr ha conquistato i titoli non solo dei giornali nostrani ma anche di quelli internazionali. Un trionfo sognato ma forse per certi versi inaspettato, visto anche l’andamento della corsa. Ma per questo ancor più bello per la casa di Maranello, che è tornata a festeggiare dopo due anni di bocconi amari mandati giù e mai digeriti.
La Rossa è tornata a stupire 903 giorni dopo l’ultima volta. Un digiuno lunghissimo, il secondo più lungo della sua storia in F1. E lo ha fatto da par suo, mostrandosi di nuovo al mondo con orgoglio.
Quello che abbiamo visto negli ultimi anni è stato davvero molto triste per la casa di Maranello. Prestazioni scadenti, avversari che l’hanno surclassata in pista ma che, quando hanno potuto, l’hanno anche bastonata duramente fuori, snobbandola o addirittura prendendosene gioco.
Basti pensare alle parole “profetiche” di Christian Horner non più tardi di qualche mese fa quando, in piena bagarre per il titolo con la Mercedes, tirò in ballo la Rossa dicendo con un ghigno beffardo che si sarebbero potuti definite pazzi nel puntare al Mondiale 2021 solo quando avrebbero visto la Ferrari “mazzare” pesantemente tutti alla prima gara della stagione successiva. Nessuno credeva nella rinascita della Rossa, o almeno in un botto così forte dopo anni di nulla cosmico. E invece ecco che alla fine certe parole si sono ritorte contro pesantemente.
Ma la risposta della Ferrari è stata in pista, solo ed esclusivamente sportiva. Nel post-Bahrain ci si sarebbe potuti lasciar andare a qualche dichiarazione di troppo. E invece nessuna sbavatura, nessuna parola fuori posto. Entusiasmo alle stelle sì, dovuto all’aver represso certi sentimenti per tanto, troppo tempo. Ma tutto si è chiuso quasi all’istante. Anche perché in due anni la Ferrari la lezione l’ha imparata, bene, sulla propria pelle. Dai piloti al team principal Mattia Binotto, è emerso l’orgoglio di un team che ha sofferto le pene dell’inferno e mandato giù tanti di quei rospi da farne indigestione. Vendetta? Neanche per idea, solo soddisfazione per un lavoro duro che finalmente ha dato i suoi frutti.
E’ venuta fuori un sano realismo di una squadra, la Ferrari, che sa di aver fatto bene il proprio lavoro e che ne va fiera. Di una squadra che sa di aver fatto bene il compito ma che non si deve adagiare sugli allori o esagerare. E’ solo l’inizio di un percorso che deve riportare una squadra storica, la più vincente della F1 (e non è spocchia il ribadirlo, ma la realtà, e così va letta l’uscita di Binotto in tal senso), a stare ai piani alti. Via ogni isterismo o patetica scusante. Adesso ci si mostra per quelli che si è, ossia per una squadra ambiziosa e conscia della propria forza. E le parole di tutti i protagonisti in rosso durante il primo weekend dell’anno sono andate in questa direzione.
La Ferrari è tornata, finalmente, ma solo col lavoro è stato possibile tutto questo. E tanto ne servirà per rimanere lì davanti. A Maranello lo sanno bene e lo hanno fatto capire, con i fatti e le parole. Perché anche quelle sono importanti. La svolta Ferrari è iniziata, così come una nuova era della F1. E chissà che non sia davvero color rosso dopo tanto argento e blu.
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