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Motomondiale

Tra cadute e nervosismo: altro che rinascita, la Honda è un enigma

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Oscar Slaifer

La gara di Mandalika ha restituito una Honda di nuovo in preda a una crisi tecnica che non ci si aspettava. C’è davvero da allarmarsi?

E’ bastato un weekend per cancellare l’immagine di una nuova Honda che da più parti si era cercato di dipingere in queste settimane. Il GP d’Indonesia, tra acquazzoni e cadute, è stato finora il peggiore per la casa giapponese, che è tornata a casa con la consapevolezza che di strada per tornare a vincere come un tempo deve farne. E parecchia, a dire il vero, in tutti i sensi.

Marc Marquez (foto Ansa)

Si pensava a un circuito che avrebbe livellato i valori, visto che in un secondo, proprio come nei test, c’erano quasi 20 moto. Invece, nonostante qualche sorpresa (vedi Yamaha), si è tornati a vedere un certo divario tra le moto top e le “altre”.

Honda, il progetto è davvero di quelli vincenti?

Il ritorno a pieno regime di Marc Marquez dopo quasi due stagioni di nulla ha inciso nel nuovo progetto Honda. Lo sviluppo è stato tutto affidato al talento di Cervera, che per un anno non ha potuto mettere mano a una moto che sembrava ormai troppo vecchia per poter ambire a qualcosa d’importante. Il solo fatto di averci messo mano in poche sessioni di test nel 2021 ha portato a un cambio di rotta deciso, culminato con il progetto di una moto 2022 completamente diverso, che ha colpito tutti.

Una moto dalle forme particolari la Honda, a metà tra una Yamaha e una Ducati, dove tanto è cambiato fuori ma anche dentro quella “carcassa”. Frutto di un deciso passo verso un futuro vincente. Ma, come tutti i progetti nuovi, si sta pagando il prezzo di una gioventù che va “svezzata” per bene. Di spunti positivi ce ne sono: la velocità finalmente non manca, la maneggevolezza anche, un setting che si trova più facilmente di prima. Ma non basta.

La gara del Qatar ha impressionato, perché seppur con una moto giovane, la Honda ha messo in campo una prestazione di sostanza, che ha subito portato i suoi frutti. Ma a Mandalika qualcosa si è inceppato clamorosamente e si è tornati a un recente passato che fa paura, nel vero senso della parola. Il migliore è stato Pol Espargaro, lontano una vita dai primi. La pioggia avrà pure influito negativamente, ma non è che il resto del weekend, in condizioni normali, abbia mostrato una Honda “sul pezzo”.

Quello che fa paura è il dover arrivare al limite per scoprirla pienamente, ma che per farlo si rischi di perderne il controllo, come ha fatto Marquez. E se uno come lui, con un curriculum di infortuni non da poco, rischia di rimetterci l’osso del collo per capire la Honda, il problema è evidente. Poi, come se non bastasse, è bastato il semplice tornare a gomme “del passato” per ritrovare una scarsa competitività. Infatti ha influito davvero tanto sulle prestazioni Honda, più che sulle altre moto. E questo deve far capire che forse serve ancora tanto per crescere.

Le polemiche innescate nel post-gara da Espargaro con Michelin non possono giustificare un tracollo che, per dimensioni, è di quelli forti, che devono lanciare un campanello d’allarme forte sul futuro di una casa che deve per forza ambire ad altre posizioni. Servirà davvero un lavoro duro in fabbrica ma anche in pista per ricreare quel team vincente che tutti conosciamo. Ma servirà anche un Marquez diverso, sano soprattutto, per crescere. Altrimenti il rischio è quello di tornare nell’anonimato.

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Oscar Slaifer

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