Auto nuove sempre più care: ecco di quanto aumenteranno i prezzi

Le auto nuove stanno diventando un lusso per pochi. La transizione elettrica e i prezzi delle materie prime stanno generando una situazione di crisi del settore.

I numeri dei primi mesi del 2022 parlano chiaro: l’Automotive è in una crisi nera in Italia. Numeri in rosso e vetture che continuano ad uscire sul mercato e non trovano acquirenti. Dopo un mese di gennaio 2022 terminato con un calo del 19,7% rispetto al 2021, a febbraio 2022 si è registrato un crollo del 22,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Va ricordato che i numeri del 2021 erano già drammatici rispetto alla fase pre-pandemia.

Auto (Adobestock)
Auto (Adobestock)

In due mesi sono andate perse 60.000 immatricolazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I problemi sono innumerevoli e vanno compresi fino in fondo per cercare di trovare il modo per rialzare la china. Partiamo da una considerazione evidente: l’Italia non è pronta e non sarà pronta nell’immediato ad affrontare il passaggio alle auto elettriche. Per ora le vetture alla spina rimangono proibitive per la stragrande maggioranza degli italiani.

Le unità vendute sono un numero ancora irrisorio e le città dovranno adeguarsi con investimenti importantissimi per far fronte alla fruizione dei servizi di ricarica. Gli ecobonus non bastano e, ad oggi, in molti nutrono perplessità sull’investimento e la futura rivendita di una EV. I problemi riguardano anche i posti di lavoro che sono a rischio con il progressivo passaggio alla nuova tecnologia. Manca un piano governativo nel settore dell’Automotive e in tutto questo clima non fa che aumentare il costo delle macchine.

Il costo in più delle auto

Tutto è cominciato con una decisione netta sulle auto elettriche. Una imposizione che ha visto l’Italia allinearsi al stop europeo nel 2035 alla vendita di auto benzina e diesel, ma anche di GPL, metano e ibride, comprese le plug-in. In sostanza ammesse solo auto elettriche e a idrogeno. Una dead line che, anche se venisse ritardata, ha del paradossale nella situazione di crisi economica in cui sono piombati molti Paesi dell’Unione Europea. Il tutto sarebbe dovuto avvenire in modo progressivo, mentre tante case automobilistiche sono state messe spalle a muro.

Lo stesso vale anche per i clienti che in questo clima sono paralizzati. Il vicepresidente di Anfia Marco Stella, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha fatto il punto sulla filiera industriale. “L’industria è provata. Molti costruttori automobilistici hanno concluso il 2021 in positivo, subendo una produzione rallentata per via della mancanza di semiconduttori, ma poi ricorrendo a vetture in stock e limitando gli sconti per riallineare i listini al profitto. I fabbricanti di componenti sono andati invece chiaramente in sofferenza. Nel 2022 la situazione può seriamente peggiorare, stavolta per tutti“, ha spiegato Stella.

In questo momento la crisi dei componenti, oltre a dilatare i tempi di consegna dei veicoli, ha fatto aumentare il costo di una vettura media nuova di 1.100 euro. Una somma considerevole che va ad aggiungersi ad una inflazione a livello europeo impressionante. L’alluminio è cresciuto di prezzo del 220%, seguito dal Nickel e da una serie di elementi necessari per la componentistica.

Il settore auto ha prodotto e redistribuito tanto valore nella nostra società. Il legislatore europeo non può guidare la transizione contro un muro. Nel nostro continente esiste un parco circolante di 300 milioni di vetture, in Italia di 39 milioni, ed è inevitabile dover pensare ad una transizione più dolce verso l’elettrico, consigliata dall’enorme ordine di scala di questa sfida. In questo momento esistono circa 400 modelli di vettura ad emissioni zero, ma la velocità nell’adeguamento delle infrastrutture non basta, e neanche quella impressa alla produzione energetica da fonti rinnovabili. Gli interventi voluti dalla Commissione Europea nel piano Fit-for 55, ovvero il taglio delle emissioni di CO2 del 55% delle auto a partire dal 2030, seguita dal taglio definitivo del 100% a partire dal 2035, vanno invece discussi in modo concreto. Serve metodo e tempo, a vantaggio di tutti“, ha spiegato Anfia Marco Stella.

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