La F1 rischia di perdere la faccia in quel di Jeddah. Un gruppo di piloti non voleva correre, ma il Circus ha poi deciso di gareggiare.
Una delle pagine più nere nella storia della F1 viene scritta in questo week-end. Quello che sarebbe dovuto essereun fine settimana di corse, il secondo stagionale, rischia di trasformarsi in qualcosa di buio e deprimente, che rivela la vera faccia dello sport che tanto amiamo.
Ieri vi avevamo raccontato di un clamoroso atto di guerra andato in scena durante la prima sessione di prove libere sul tracciato di Jeddah, dove è in programma la seconda edizione del Gran Premio dell’Arabia Saudita. Mentre le monoposto di F1 stavano girando per le prime prove libere, Max Verstappen ha rivolto un curioso messaggio al suo ingegnere, riferendo di sentire puzza di bruciato.
Dai box gli hanno risposto che la sua Red Bull era ok e che forse si trattava di qualche altra monoposto, ma la realtà era ben diverse. A 20 chilometri dalla pista di Jeddah è infatti accaduto l’impensabile: un drone ha lanciato dei missili che sono caduti proprio sulla struttura Aramco presente a Jeddah, provocando un’enorme esplosione ed una gigantesca nuvola di fumo.
Negli ultimi giorni si era parlato di gravi tensioni tra il governo saudita ed i ribelli yemeniti, i cosiddetti Houti. I terroristi, appoggiati dall’Iran, hanno catalizzato la loro attenzioni contro le strutture dell’Aramco, la compagnia petrolifera che sponsorizza il Gran Premio ed anche tutto il campionato da un paio di stagioni.
Proprio mentre le monoposto erano in pista è avvenuto questo clamoroso attentato, che ha fatto sorgere dei reali dubbi in merito alla disputa dell’evento. I piloti si sono riuniti prima dell’inizio della seconda sessione di prove libere, che è poi stata regolarmente disputata anche se partendo con un quarto d’ora di ritardo.
F1, Hamilton, Russell ed Alonso non volevano correre
Nella serata di ieri, si è tenuta un’ulteriore riunione presieduta dalla GPDA (l’associazione dei piloti), nella quale un gruppo di piloti si era dimostrata contraria al normale svolgimento del programma. A farne parte, stando a quanto riportato da “Motorsport.com“, c’erano Lewis Hamilton, George Russell e Fernando Alonso, ma anche altri membri del paddock della F1.
Il meeting è iniziato alle 22 locali e si è concluso quasi alle 3 di notte, con i volti dei piloti visibilmente stanchi che sono stati immortalati dai fotografi. All’incontro erano presenti il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ed il CEO della F1, Stefano Domenicali.
Questi ultimi avevano incontrato, poco prima, le autorità locali, ricevendo da loro parecchie rassicurazioni sulla sicurezza. Pochi minuti fa, il Circus ha redatto un comunicato stampa con il quale ha confermato che il Gran Premio dell’Arabia Saudita si svolgerà senza problemi, nella speranza che non accada nulla di grave.
Ci sentiamo in dovere di fare una riflessione: vista la terribile situazione venutasi a creare in Ucraina, il Circus ha voluto (giustamente) cancellare il Gran Premio di Russia, previsto a Sochi il 25 settembre. Come è possibile che dei piloti che pochi giorni fa avevano posato in una splendida foto dotati di magliette con la scritta “No War” ora gareggino dopo che un missile ha colpito a pochi chilometri dalla pista?
Il suddetto Domenicali, pochi giorni fa ha parlato della volontà di espandere il calendario, sottolineando che alcune piste storiche come quella di Spa sarebbero a rischio, per inserire altre gare in paesi che con il motorsport non hanno nulla a che vedere. In questo fine settimana, l’ipocrisia e l’importanza dei milioni hanno superato il buonsenso, che avrebbe spinto tutti a fare le valigie ed a tornare a casa. Purtroppo, il Dio denaro l’ha avuta vinta anche stavolta, con la speranza che non accada nulla di terribile ai nostri eroi.