Nel paddock si vocifera che la Mercedes non sarebbe al massimo per non rischiare troppo sull’affidabilità. In Europa i primi sviluppi.
La grande delusione di questo avvio di campionato è sicuramente la Mercedes. Al contrario di quanto ci si potesse attendere, la F1 W13 non è per nulla competitiva. Nel paddock c’è la convinzione che la monoposto abbia tantissimo potenziale da tirare fuori, ma un eccessivo drag ed un accentuato fenomeno del porposiing non le permettono di esprimersi al meglio.
In Bahrain, Lewis Hamilton è riuscito a salire sul podio grazie al doppio ritiro delle RB18, ma in Arabia Saudita la storia è stata ben diversa. Il sette volte campione del mondo si è ritrovato escluso in Q1 con il sedicesimo tempo, per poi chiudere decimo alla domenica portando a casa un misero punto.
In quel di Jeddah, la Mercedes si è dovuta rifugiare in George Russell, che dopo il quarto posto di Sakhir ha portato a casa una modesta quinta posizione, scavalcando il ben più blasonato compagno di squadra in classifica mondiale. La freccia d’argento continua a soffrire di evidenti problemi di porpoising, ma anche la power unit sta dando qualche grattacapo. A conferma di ciò ci sono le pessime performance di McLaren, Aston Martin e Williams, le quali non hanno mai avuto accesso al Q3 nelle prime due tappe.
Per il team di Brackley si tratta del peggior inizio di stagione in assoluto da quando è iniziata l’era ibrida, in cui, tranne che nel 2018, era arrivata sempre almeno una vittoria nelle prime due gare. La sensazione è che ci sia molto nervosismo tra gli uomini di Toto Wolff, ma guai a dar per morto un team che ha vinto otto titoli costruttori consecutivi. A Melbourne arriverà una nuova ala posteriore per cercare delle velocità massime più elevate, con il primo pacchetto di aggiornamenti atteso per Imola o Barcellona.
Mercedes, power unit non spinta al massimo
Secondo quanto riportato da “Marca“, la Mercedes non sarebbe ancora al massimo a livello di spinta della power unit, in modo da evitare problemi di affidabilità. Una tattica del genere la sta attuando anche la Ferrari, e la cosa è costata la vittoria a Charles Leclerc in quel di Jeddah.
Va detto che il discorso fatto dal team di Brackley non è troppo sbagliato, dal momento che il gap dalla Rossa e dalla Red Bull è, per il momento, eccessivamente elevato e che coloro che inseguono sono a distanza di sicurezza. Il week-end storto di Lewis Hamilton in Arabia Saudita ha prodotto solo un punto per il sette volte campione del mondo, ma in generale, è difficile che le frecce d’argento retrocedano oltre il quinto ed il settimo posto.
Non c’è dubbio sul fatto che a Brackley ci sia molto da fare, con un gap dalla Ferrari che nel mondiale costruttori è già a quota 40 punti. Nonostante un doppio ritiro nella prima tappa in Bahrain, la Red Bull si è già portata a -1 ed in Australia è pronta l’operazione sorpasso, con buona pace di Wolff e soci.
A quanto pare, il progetto presentato da James Allison e Mike Elliott si è rivelato fin troppo estremo, e pensare di recuperare non sarà per nulla semplice. In Arabia Saudita, George Russell ha accusato un ritardo di ben oltre il mezzo minuto, ma a metà gara c’è stata anche una Safety Car.
Questo significa che il britannico avrebbe rischiato di finire la corsa con oltre sessanta secondi di gap, un’eternità in F1. Le prime tappe europee saranno fondamentali per le ambizioni dei campioni del mondo, che non hanno troppo tempo per pensare di recuperare dai primi della classe.