La Mercedes ha presentato a Melbourne una nuova soluzione per cercare di risolvere i propri problemi. Ecco di cosa si tratta.
In casa Mercedes si arriva a Melbourne senza troppe certezze. La F1 W13, almeno in questo inizio di stagione, non è una monoposto in grado di lottare per la vittoria. Il concetto lo ha ben chiaro anche Toto Wolff, che ha però dimostrato grande tranquillità negli ultimi giorni, cosciente della forza della sua squadra.
“La nostra posizione attuale ci consente di sperimentare. Non abbiamo il passo per competere con Red Bull e Ferrari, ma abbiamo un sufficiente vantaggio su chi è dietro di noi“. Nel corso del week-end di Jeddah, il manager austriaco aveva utilizzato delle parole ben più pesanti, affermando che le prestazioni erano inaccettabili e che sembra di essere tornati al 2013.
Effettivamente, una Mercedes così in crisi non la si era mai vista nel corso dell’era ibrida. Nel 2021 ed a sprazzi nel biennio 2017-2018, il team di Brackley era risultato inferiore a Red Bull e Ferrari, rispondendo sempre alla grande e riprendendosi il comando delle operazioni, ma non era mai stato terza forza, scavalcato da ben due squadre contemporaneamente.
Il giorno dell’abdicazione è arrivato ad Abu Dhabi lo scorso dicembre, quando Lewis Hamilton dovette cedere la propria corona iridata a Max Verstappen, ma la casa della Stella a tre punte portò comunque a casa il mondiale costruttori. Ad oggi, quella che fino a pochi mesi fa era una superiorità netta è diventata un lontano ricordo, nella speranza che qualche miracoli riporti la F1 W13 davanti a tutti.
Attualmente, questo scenario appare di realizzazione molto complessa. La freccia d’argento, come detto da Wolff in persona, non ha uno specifico problema, ma tanti guai in diverse aree. Il porpoising è una problematica che attanaglia la versione della monoposto senza sidepod già dai test in Bahrain, ma anche l’eccessiva resistenza all’avanzamento ed una power unit che non entusiasma stanno rallentando la corsa di Hamilton e George Russell.
La Mercedes non ha ammesso l’inferiorità della propria power unit, affermando che se c’è un gap da Honda e Ferrari, esso non è superiore ai due decimi di secondo. Tutta la colpa delle scarse velocità di punta sarebbe attribuibile ad un eccessivo drag, che causa un vero e proprio muro d’aria che rallenta la F1 W13 sugli allunghi.
Toto Wolff, forse scherzando o forse no, aveva detto qualche giorno fa: “Se c’è molta resistenza, la cosa migliore da fare è togliere una motosega e tagliare l’ala“. Effettivamente, il team di Brackley ha portato in Australia una nuova ala anteriore, visibilmente più scarica rispetto a quella utilizzata in Bahrain ed in Arabia Saudita.
Come riportato da “Motorsport.com“, si possono vedere delle chiare differenze. Il flap mobile è sagomato in diverse porzioni, e si è cercato di facilitare il fenomeno dell’out wash vicino alla paratia laterale. La nuova ala anteriore, come detto, è stata portata per tamponare quelli che sono gli evidenti problemi di gioventù di questa Mercedes, che al momento ha deluso le aspettative.
Il porpoising resta il problema principale, e per fronteggiarlo i tecnici sono stati costretti ad alzare la monoposto per evitare un eccessivo contatto con il terreno. Un’altezza da terra non ideale porta alla riduzione delle top speed e delle velocità nelle curve veloci, dove la vettura deve essere perfettamente schiacciata al suolo per ben performare.
Chi interpreta al meglio questa regola non scritta è sicuramente la Red Bull, con Adrian Newey che è sempre stato un amante di progetti estremi che andassero a sfruttare ogni centimetro disponibile. In Australia vedremo sicuramente un altro duello tra le RB18 e le Ferrari, con il team di Brackley terza forza a sperare in qualche colpo di scena.
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