La carriera di Michael Schumacher è stata ricca di successi, ma il suo legame con Imola è sempre stato superiore a tutte le altre piste.
Se la Ferrari è una religione, Imola è il suo tempio, e Michael Schumacher ne è stato il suo più grande profeta. Così si potrebbe raccontare il grande feeling che è sempre esistito tra il sette volte campione del mondo e la pista situata sulle rive del Santerno, dove il Kaiser di Kerpen ha regalato delle emozioni indimenticabili ai tifosi.
Come ben sappiamo, Michael giunse a Maranello alla fine del 1995, subito dopo aver vinto il secondo titolo mondiale al volante della Benetton di Flavio Briatore. Quella Ferrari viaggiava in acque molto torbide, con un mondiale piloti che mancava da 17 anni, e fu questo che spinse Luca Cordero di Montezemolo e Jean Todt a spingere per portare il fenomeno teutonico a Maranello.
Nella sua prima Imola in rosso, Michael Schumacher fece subito impazzire i tifosi del Cavallino, piazzando una pole position strepitosa al volante di una monoposto che era ben lungi dall’essere competitiva. La F310 non poteva permettersi di competere con le missilistiche Williams-Renault di Damon Hill e Jacques Villeneuve, ma il tedesco regalò comunque emozioni indimenticabili.
Ad Imola, dopo un difficile inizio di stagione, il campione del mondo girò in 1’26”810 in qualifica, rifilando due decimi al britannico della Williams ed al canadese, prendendosi la prima pole position al volante della Ferrari. In gara, arrivò un secondo posto, causato dall’inferiorità tecnica del mezzo che non riusciva a stare al passo con la rivale. Michael vinse comunque tre gare quell’anno, a Barcellona, Spa-Francorchamps e Monza.
La prima affermazione di Michael Schumacher ad Imola non arrivò ai tempi della Ferrari, ma a quelli della Benetton, nel 1994. Il successo del tedesco passò in secondo piano, a seguito dei terribili fatti di quel maledetto Gran Premio di San Marino. Al sabato si registrò la morte di Roland Ratzenberger, vittima di un terrificante incidente alla curva Villeneuve.
Alla domenica, come tutti sappiamo, il destino si prese Ayrton Senna, che carambolò contro il muretto del Tamburello dopo la rottura dello sterzo. La gara, inspiegabilmente, non venne fermata, e si rischiò ancora grosso in pit-lane quando si staccò una gomma dalla Minardi di Michele Alboreto, che ferì alcuni meccanici della Ferrari.
Michael Schumacher vinse, ma non ci fu spazio per i festeggiamenti. Le prime esperienze con la Rossa ad Imola non furono fortunate per il tedesco, che dovette aspettare il 1999 per festeggiare una vittoria al volante di una monoposto di Maranello. La Ferrari interruppe un digiuno che durava dal 1983, anno dell’ultimo successo con Patrick Tambay.
Da quel momento in poi, il sette volte campione del mondo aprì un’impressionante serie di successi, imponendosi anche nel 2000 e nel 2002. Nel 2003, la stagione partì molto male per la Ferrari, e la riscossa cominciò proprio da Imola, nel giorno più difficile della carriera di Michael.
Il 20 aprile di quell’anno, nel giorno di Pasqua, i fratelli Schumacher corsero poche ore dopo la morte della madre Elizabeth, che vollero comunque onorare chiudendo al primo ed al quarto posto. Nel 2004, nel decennale della morte di Senna, Michael vinse ancora, sconfiggendo la BAR-Honda del giovane Jenson Button che aveva fatto segnare la pole position.
Il Kaiser non riuscì ad imporsi nel 2005, anno in cui disputò una delle più belle gare della sua vita. A causa di un errore in qualifica, scattò dalla metà dello schieramente, giungendo poi secondo dietro alla Renault di Fernando Alonso dopo un duello spettacolare. La battaglia tra i due si ripropose anche nel 2006, ma stavolta fu il tedesco ad avere la meglio.
Il giorno prima, Schumacher aveva fatto segnare la 66esima pole position della sua carriera, superando Senna e diventando il migliore di sempre al sabato. Quel primato glielo avrebbe poi portato via Lewis Hamilton undici anni dopo, al GP d’Italia 2017. Con sette vittorie, Michael è il più vincente ad Imola, e la sensazione è che lo resterà ancora a lungo.
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