Dopo questa stagione, la Suzuki GSX-RR rischia di finire nei libri di storia. Un passo indietro che ha destabilizzato il Paddock. Ecco cosa potrebbe accadere.
E’ arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia dell’uscita, al termine della stagione 2022, del team Suzuki dalla classe regina. Si tratta di un brutto colpo per la MotoGP che non si aspettava di dover rinunciare ad un marchio così prestigioso. La Suzuki ha festeggiato nel 2020 il titolo mondiale di Joan Mir ed è, attualmente, al primo posto delle classifiche dei team della MotoGP. Alex Rins è a venti punti, invece, in classifica piloti dalla vetta occupata da Fabio Quartararo.
La squadra capitanata da Livio Suppo è in crescita e nessuno poteva immaginare una decisione così netta, neanche i diretti interessati. Il progetto è valido, la moto è competitiva, ma i giapponesi sono soliti prendere scelte drastiche, al di là dei risultati della pista. La notizia è stata data dalla testata The-Race e dal giornalista Mat Oxley di Motorsport-magazine. Uno scossone che rischia di aver delle forti ripercussioni, anche in merito al mercato piloti.
Non è la prima volta che la Suzuki saluta la MotoGP. Era già accaduto a fine 2011. Due anni dopo, il 17 giugno 2013, la casa giapponese ha annunciato il rientro nella classe regina nella stagione 2015. Il primo trionfo giunse al Gran Premio di Gran Bretagna del 2016 con Maverick Vinales, che fece una prestazione maiuscola sul tracciato di Silverstone. Per la casa di Hamamatsu si trattò della prima vittoria nella classe regina dopo il trionfo nel Gran Premio di Francia nel 2007, quando fu Chris Vermeulen a sfatare il tabù sul tracciato di Le Mans.
Nel 2019 Alex Rins riportò al successo la casa nipponica ad Austin, mentre il 2020 è stato un anno eccezionale con il titolo mondiale conquistato da Joan Mir. Davide Brivio, al termine della grande impresa, decise di legarsi al team Alpine in Formula 1. Le premesse per una grande annata nel 2022 c’erano tutte, ma in Giappone hanno deciso di mollare.
MotoGP, le conseguenze della scelta della Suzuki
Nell’intervista esclusiva, a cura di Antonio Russo, al boss della Dorna Carmelo Ezpeleta, è emerso un aspetto importantissimo. Alla domanda se vi fosse la possibilità in futuro di vedere l’ingresso di qualche nuovo costruttore in MotoGP, lo spagnolo aveva replicato: “No, quello è accordato anche contrattualmente. Ci sono 6 costruttori e non verranno aumentati. È un valore per questi che hanno il potere di partecipare. C’è gente interessata ad avere un team di MotoGP, ma dovranno mettersi eventualmente d’accordo con i team esistenti”.
Nel novembre 2021 il top management Suzuki aveva firmato un nuovo contratto con la Dorna per rimanere in MotoGP fino alla fine del 2026. L’annuncio per questo motivo è spiazzante e potrebbe avere delle ripercussioni devastanti. Dopo appena sei gare del 2022 il Project Manager Shinichi Sahara ha annunciato la sorprendente decisione del top management in Giappone: la Suzuki Motor si ritirerà a fine stagione. Una scelta che ha colto impreparato anche il team manager Livio Suppo.
La casa nipponica non ha ancora comunicato i motivi del ritiro. Probabilmente dopo la pandemia gli obiettivi del marchio sono cambiati e potrebbero esserci delle valutazioni di carattere economico, oppure ecologico con un focus sulla mobilità elettrica. Senza sponsor pesanti, i team devono farsi carico di spese annuali ingenti. La Suzuki non può vantare un finanziatore esterno come la Repsol alla Honda, Monster alla Yamaha, Red Bull alla KTM o Lenovo alla Ducati, che contribuiscono con 10 milioni di euro o più al budget annuale.
Ecstar Oil è una compagnia petrolifera interna di Suzuki. Crisi economica a parte, la Dorna non accetterà la decisione della casa giapponese senza obiezioni. Le voci, riportate da Speedweek, parlano che l’ufficio legale di Dorna stia già analizzando tutti i dettagli del contratto. Potrebbe esserci una penale contrattuale per servizi non resi e danni all’azienda.
Il boss della Dorna Carmelo Ezpeleta, ad esempio, non prese bene l’uscita dell’Aprilia dalla MotoGP alla fine del 2004, dopo soli tre anni sui cinque previsti da contratto. La richiesta dell’epoca fu di riavere indietro tutti i milioni di sovvenzioni, dal 2002 al 2004, dal capo dell’azienda Ivano Beggio. La casa di Noale dovette rinunciare anche ad avere due slot per sette anni, dopo essere tornata in top class nel 2015.
Ci sono tutti i presupposti di un caso giudiziario milionario. La Dorna ha il coltello dalla parte del manico, potendo far valere il lungo contratto firmato dalla casa giapponese. Si prospetta una querela per violazione dell’accordo, anche perché l’impatto per la MotoGP sarà importante. Si prevedono sempre meno spettatori sulle tribune e in TV se un marchio così grosso esce di scena. Dorna dovrebbe avanzare una richiesta di risarcimento dei danni se non verrà raggiunto un accordo finanziario amichevole.