La Red Bull ha risolto il problema del porposing praticamente da subito sulla sua RB18. Ecco cosa ha escogitato Adrian Newey.
Per il mondo della F1 e del motorsport in generale, la genialità di Adrian Newey non è certo una novità. Il progettista britannico ha fatto le fortune di Williams e McLaren negli anni Novanta, per poi credere nel progetto Red Bull, che decise di ingaggiarlo nel 2006, dopo una lunga esperienza nel team di Woking.
Il tecnico, nato nello stesso paese di William Shakespeare (Stratford-upon-Avon), ha vissuto anche dei momenti drammatici nel 2021: Newey ha patito un incidente in bicicletta durante l’estate, quando si trovava in vacanza in Croazia. Per questo motivo, Adrian è rimasto per diversi mesi lontano dal paddock, ma Bernie Ecclestone gli ha messo a disposizione un entourage di medici eccezionali che se ne sono presi cura con diversi interventi chirurgici.
Prima dell’avventura con la Red Bull, come detto, l’ingegnere aveva dominato la scena anche con Williams e McLaren, specialmente negli anni Novanta: sono sue le geniali sospensioni attive portate in pista da Nigel Mansell ed Alain Prost nel biennio 1992-1993, quando le vetture britanniche divennero inarrivabili proprio grazie al tocco geniale di Newey.
Anche Mika Hakkinen deve ringraziare, oltre al suo strepitoso talento, la vena creativa del tecnico inglese, che riportò al top la McLaren nel 1998 dopo alcuni anni molto deludenti. Nel 2006, Christian Horner riuscì a strappare Newey al team di Woking, rendendo la Red Bull uno dei principali contendenti al titolo mondiale.
Dopo anni difficili, il team di Milton Keynes è tornato al mondiale piloti lo scorso anno, grazie al trionfo di Max Verstappen nel finale pazzesco di Abu Dhabi. Dopo la gioia per il titolo, il lavoro è ripartito nel segno dell’effetto suolo, che ha portato alla nascita dell’estrema RB18.
Questa monoposto era data per grande favorita, ma le prime tappe della stagione hanno invece messo in mostra una superiorità da parte della Ferrari. Tuttavia, l’entourage diretto da Newey ha piazzato nuovamente la zampata, portando diversi sviluppi in quel di Imola che hanno messo le ali al campione del mondo. Dietro a tutto ciò c’è un gran segreto.
Abbiamo parlato tante volte in questo inizio di campionato del fenomeno del porpoising, tipico delle monoposto ad effetto suolo. La corazzata Mercedes è stata abbattuta dal problema del “pompaggio”, che rende quasi ingovernabile la freccia d’argento nei rettilinei e nelle curve veloci. Anche la Ferrari non riesce a trovare soluzioni a questo guaio, mentre la Red Bull non ne ha praticamente mai sofferto.
Adrian Newey, che ha presentato una tesi di laurea sull’effetto suolo come ha raccontato nella sua autobiografia, aveva evidentemente calcolato la possibilità di incontrare questo difetto, cosa non fatta dagli avversari. Il geniale progettista della RB18 ha recentemente dichiarato a “The-Race.com” che, sebbene sia difficile creare un modello matematico per simulare il fenomeno, ciò non è del tutto impossibile.
Newey ha cercato di formulare ciò che causa il rimbalzo, concentrandosi sul momento in cui il flusso d’aria sotto l’auto viene pizzicato. La formula che usa è nota tra gli aerodinamici come il “numero di Struhal“:St=fL/V. Nella formula indicata, “f” è la frequenza delle vibrazioni dell’aria, “L” è la dimensione dell’oggetto e “V” è la velocità variabile del flusso d’aria.
Questo ci porta a pensare che Newey ed i suoi fidati collaboratori siano stati in grado di sondare il fenomeno del porpoising (anche se non si sa fino a che punto), al fine di apportare modifiche alla parte inferiore della Red Bull RB18. Sebbene ciò non elimini completamente il problema, consente di gestirlo nel modo più efficiente. Una mossa da applausi quella dello staff tecnico diretto dal britannico, che sta portando dei risultati sempre più eccezionali.
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