Brivio ha ripercorso la sua avventura lavorativa con Valentino Rossi, con il quale ha condiviso momenti felici e anche alcuni complicati.
Davide Brivio è stato un apprezzato team manager in MotoGP e, dopo aver conquistato il titolo con Suzuki nel 2020, ha deciso di cimentarsi anche con la Formula 1. Avrebbe potuto restare comodo al suo posto, invece ha accettato una nuova sfida.
Cresciuto a Monza e grande appassionato di F1, non ha saputo dire no quando l’Alpine lo ha chiamato. Ingaggiato come racing director, dopo l’ultima riorganizzazione della scuderia ricopre il ruolo di director of racing expansion projects.
C’erano state tante indiscrezioni sul fatto che non fosse felice del suo impiego in Alpine, ma lui ha sempre smentito e si è detto contento di restare nel team. La Suzuki lo aveva cercato per farlo tornare in MotoGP nel 2022, però ha rifiutato ed è stato meglio così dato che la casa di Hamamatsu ha deciso di lasciare il campionato a fine anno.
Brivio tra MotoGP e F1:
Brivio ha concesso una lunga intervista a Motorsport.com ed è tornato a parlare di quando lavorava per Yamaha in MotoGP e riuscì a ingaggiare Valentino Rossi: “La trattativa era partita un po’ per gioco. Conoscevo il suo manager e gli facevo qualche battuta. Honda dominava e i media dicevano che era facile vincere, Valentino soffriva questa cosa.”.
La casa di Iwata non vinceva da dodici anni e Rossi voleva dimostrare di poter vincere anche su una moto diversa dalla Honda, quindi c’erano grandi stimoli da ambedue le parti nell’accordarsi e avere successo insieme: “La trattativa è stata molto lunga – ammette Brivio – e nel febbraio 2004 il manager Badioli mi aveva invitato a Ibiza per discuterne. Valentino non aveva grande fiducia nella Yamaha ancora, ma durante l’anno abbiamo parlato ancora e la svolta è arrivata con Furusawa”.
La nomina di Masao Furusawa come project leader Yamaha è stata molto importante per l’allora team manager MotoGP: “Con lui ho potuto spingere un po’ – spiega Brivio – perché in Yamaha c’era chi pensava che vincendo con Valentino avrebbero dato i meriti a lui e invece perdendo le colpe sarebbero state della moto”.
Il dirigente brianzolo spiega che non era nei piani vincere subito il Mondiale: “Il primo anno dovevamo sviluppare la moto e conoscerci, puntavamo a vincere nel secondo. Nel 2005 ci sarebbe stato il 50esimo anniversario di Yamaha e l’obiettivo era trionfare in quell’anno”.
Nel 2006 il primo titolo MotoGP perso e una delusione molto grande da superare, ma anche l’anno seguente fu complesso: “Ci ha rimesso tutti con i piedi per terra, fu uno schiaffo. Poi Stoner con la Ducati nel 2007 con la 800 fu uno shock”.
Brivio conferma pure perché la Yamaha ingaggiò Jorge Lorenzo per il 2008, mettendo un giovane di grande valore al fianco del campionissimo italiano: “Lorenzo arriva perché Valentino aveva iniziato a fare i test con la Ferrari. La F1 era un’opportunità vera dato che la Ferrari gli aveva fatto un’offerta. C’era la minaccia che potesse andare via e pensavamo che saremmo stati rovinati col suo addio”.
Brivio ha seguito da vicino anche l’esperienza che il Dottore fece in Ducati: “Si rese conto nel primo test a novembre – racconta – che la moto non era ideale. Ci ha provato per davvero nei due anni, l’ho ammirato tanto. Fu una grande sofferenza”.
Il manager lombardo successivamente è stato ingaggiato dalla Suzuki e svela che la casa di Hamamatsu aveva pensato proprio a Rossi per il rientro in MotoGP: “Nel 2012 mi avevano contattato per chiedermi se Valentino fosse interessato a correre per Suzuki nel 2014. Ma Rossi non era interessato, pensava a tornare in Yamaha”.
Brivio con la Suzuki ha creato un team praticamente da zero e lo ha portato a trionfare in MotoGP. Il successo nel 2020 con Joan Mir è arrivato vent’anni dopo l’ultimo ottenuto in top class, ottenuto con Kenny Roberts Jr davanti all’allora debuttante Valentino Rossi.