In Red Bull hanno preso male la decisione della FIA di intervenire sul porpoising. Per Horner è solo un modo per agevolare la Mercedes.
Al termine del GP dell’Azerbaijan sono stati numerosi i piloti a lamentarsi. Dal mal di testa, al mal di schiena, fino all’indolenzimento delle braccia. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere un intervento della Federazione, sostenendo che andare avanti così avrebbe potuto portare a loro corridori problematiche fisiche permanenti. Eppure per Christian Horner non è così.
Secondo il dirigente della Red Bull, la scelta della Federazione Internazionale di occuparsi subito della materia è stata fatta con un solo intento, ovvero aiutare la Stella, particolarmente penalizzata dai saltellamenti della monoposto dovuti all’effetto suolo.
Horner senza pietà verso i piloti
Il manager inglese non si è fatto troppi scupoli a definire i driver dei “lamentosi”, sostenendo inoltre che certi fastidi in abitacolo dovrebbero fare parte del gioco. In sintesi, poco importa la questione sicurezza. Il nocciolo è che un eventuale provvedimento effettivo demandato alle scuderie potrebbe far perdere l’attuale vantaggio tecnico alla RB18.
“E’ ingiusto chiedere a tutti di cambiare a causa di una sola squadra“, ha dichiarato alla Reuters riferendosi alle Frecce d’Argento pur senza nominarle. “Forse dovrebbe essere lei a mettersi in linea”.
Non bastasse, il 48enne ha aspramente criticato la metodologia utilizzata dai federali per cercare di venire a capo della problematica. Il monitoraggio della telemetria di ogni equipe da parte dei commissari, per cui in caso di comprovata pericolosità del mezzo i tecnici dovranno provvedere ad aumentarne l’altezza da terra.
“Ho trovato scorretta l’imposizione di una direttiva senza una precedente consultazione con degli esperti. Inoltre la FIA non dovrebbe influenzare gli assetti delle macchine in gara. E se c’è vento? E se le loro indicazioni fanno peggiorare il porpoising?“, la denuncia condita da domande al momento senza replica.
Tra i quesiti del marito di Ginger Spice anche quello relativo all’identificazione dell’eventuale pericolosità di una monoposto. “Come verrà misurata?”, si chiede definiendo il provvedimento positivo nell’intento, ma negativo nell’applicazione.
Dopo aver suggerito l’inserimento di un fondo auto più ampio, il buon Chris ha ribadito il proprio disappunto per una revisione delle regole estesa a tutti. “Il compito di trovare una soluzione doveva spettare a chi patisce i sobbalzi“, ha concluso deluso e impaurito che da qui alle prossime settimane il gap creato sulla concorrenza possa progressivamente assottigliarsi andando ad incrementare il numero dei competitor per il titolo.