La Ferrari ha rovinato ancora una volta la gara di Charles Leclerc non facendolo pittare per la seconda sosta. Ecco com’è andata.
Inizia ad apparire tutto troppo strano per essere vero. La Ferrari sembra impegnarsi a rovinare le gare di Charles Leclerc, che se in questo momento fosse in testa al mondiale con ampio margine sulla Red Bull di Max Verstappen non avrebbe rubato nulla a nessuno. E su questo, lasciatecelo dire, non possono esserci dubbi.
Come abbiamo detto più volte, non basta una macchina veloce per puntare alla vittoria del campionato, ma occorre una squadra che abbia capacità e mentalità per restare al top nell’arco del campionato. E se mai ce ne fosse bisogno, il Gran Premio di Gran Bretagna ha ricordato la mediocrità di questo team, che festeggia come se avesse dominato la stagione una vittoria senza onore, finita nelle mani di Carlos Sainz per demeriti del muretto e non certo per le sue qualità al volante.
Lo spagnolo è stato bravo in qualifica a non sbagliare, conquistando la prima pole position della carriera. Il testacoda di Leclerc ha provocato una bandiera gialla che ha portato Verstappen a rallentare, altrimenti il campione del mondo sarebbe stato davanti. In gara, Carlitos ha commesso l’ennesimo errore appena il campione del mondo gli si era fatto sotto, regalandogli la leadership che solo i problemi alla RB18 hanno riconsegnato all’alfiere della Ferrari.
Va detto che l’errore, in questo caso, sta a monte. La Scuderia modenese non ha mai messo in chiaro le gerarchie, perché era d’obbligo stabilire che Leclerc è il primo pilota che Sainz doveva fargli da scudiero. Così ha fatto la Red Bull con Sergio Perez e così faceva la Mercedes con Valtteri Bottas, lasciando tranquillo Lewis Hamilton nei suoi anni migliori.
Raccapricciante il team radio in cui il Cavallino ha comunicato a Leclerc che i due piloti erano liberi di lottare, facendo perdere del tempo prezioso al monegasco che, come al solito, aveva un passo clamorosamente superiore al compagno di squadra, nonostante l’assenza della bandella sinistra sull’ala anteriore che gli costava un paio di decimi al giro.
Inutile esaltare una vittoria priva di onore e che mette la pietra tombale sulle speranze di titolo della Rossa, perché alla Red Bull capita molto di rado di vivere una giornata così storta. Ed ovviamente, gli uomini del muretto sono riusciti a non approfittarne, recuperando solo 6 punti su Verstappen, che resta in controllo con 43 lunghezze di vantaggio su Leclerc.
Quando la sfidante è una squadra così mediocre e povera di dignità, come dimostrato dalle orrende parole di Mattia Binotto a fine gara e dal bruttissimo gesto dell’indice puntato dallo stesso team principal a Leclerc a fine gara, gli avversari possono dormire sonni tranquilli, nonostante due monoposto molto simili sul piano della prestazione. L’hashtag “vergognatevi” ha spopolato sui social nella serata di domenica, e probabilmente a Maranello è arrivato il momento di ripensare i ruoli. Così, davvero, non si può andare avanti.
Ferrari, ecco com’è andata la seconda sosta
Ma procediamo con ordine nella nostra analisi domenicale. Il momento cruciale, tralasciando i capricci di Carlos Sainz nel non voler cedere il passo a Charles Leclerc, è avvenuto alla seconda sosta, subito dopo l’ingresso in pista della Safety Car per spostare l’Alpine guasta di Esteban Ocon. La Ferrari ha deciso di richiamare ai box soltanto lo spagnolo, che era a circa cinque secondi dal monegasco in quel preciso momento.
Mentendo, Mattia Binotto ha affermato che non c’era tempo per richiamare Leclerc, cosa assolutamente non vera. Quando è stata chiamata in causa la vettura di sicurezza, il #16 era alla Stowe, con diverse centinaia di metri da percorrere prima di dover imboccare la corsia della pit-lane.
La Ferrari, in quel momento, aveva tutto il tempo per richiamarlo ai box, e non c’era neanche il rischio di un doppio pit-stop troppo ravvicinato, visto il suddetto distacco di oltre cinque secondi che vigeva tra le due Rosse. Charles è stato lasciato in pista, mentre Sainz è comodamente rientrato per montare le Soft fresche, come fatto anche da Lewis Hamilton e Sergio Perez.
Dunque, c’è anche della malafede nelle parole di Binotto, che sembra aver perso davvero la testa nelle dichiarazioni post-gara. L’ingegnere di Losanna non ha avuto il minimo rispetto per Leclerc, un fenomeno straordinario che nonostante una gomma in pessime condizioni è riuscito a chiudere quarto, tenendo dietro le ben più veloci Alpine di Fernando Alonso e la McLaren di Lando Norris.
Il monegasco era letteralmente distrutto per quanto accaduto, ma si è dimostrato ancora una volta un signore davanti alle telecamere. Binotto, invece, è andato da lui a mostrargli il dito, chiedendogli a brutto muso di calmarsi. Cosa dire di una gestione del genere? La considerazione finale a cui sono arrivati tutti è che questa squadra non vincerà mai il mondiale, e che la mentalità è ormai quella che è. Evidentemente, al Cavallino bastano le vittorie di tappe e non ci sono interessi maggiori. Quella di Silverstone resterà un’onta per sempre.