Ferrari ha mollato già il Mondiale: un “suicidio” scellerato o calcolato?

A Silverstone un’altra occasione mancata, nonostante la vittoria di Sainz. Ecco perché la Ferrari sembra essersi decisamente ridimensionata.

Da quanto tempo si chiedeva alla Ferrari di battere un colpo, di rispondere a una Red Bull che dal GP di Imola si era dimostrata forte quanto fortunata, brava ad approfittare degli errori ma soprattutto delle disgrazie altrui? Da almeno due mesi. E ogni volta l’aspettativa veniva disattesa. A Silverstone, la Rossa ha avuto l’ennesima occasione per provare a dare un bel colpo, soprattutto in chiave Mondiale, ma lo ha mancato clamorosamente. La casa di Maranello ha ritrovato sì la vittoria, che mancava da sei gare, ma lo ha fatto con il pilota meno atteso, o per meglio dire il meno adatto, vista la situazione di classifica, Carlos Sainz Jr.

Il team principale Ferrari Mattia Binotto (ANSA)
Il team principale Ferrari Mattia Binotto (ANSA)

C’era grande attesa per il GP di Gran Bretagna, perché per tanti team era l’occasione per presentare un ulteriore e corposo aggiornamento dei propri pacchetti aerodinamici. Lo aveva annunciato lo stesso team principal della Ferrari, Mattia Binotto, dopo l’ennesimo ko in Canada, e così è stato.

Naturalmente grande attenzione c’era attorno alla Red Bull, che per uno dei GP di casa (insieme all’Austria) aveva in programma un corposo aggiornamento per la sua vettura, per cercare di aumentare il gap con Ferrari. La Rossa ha risposto con qualche particolare e nonostante la vettura anglo-austriaca avesse mostrato di avere un passo superiore, l’ha battuta prima in qualifica e poi in gara, sfruttando le circostanze favorevoli che le si sono presentate davanti.

Ferrari, una gestione che fa infuriare in troppi

Ma non è tutto oro quello che luccica, anzi. Perché la casa di Maranello, portando alla vittoria Carlos Sainz Jr ha mostrato, visto l’andamento del GP, di aver preferito l’obiettivo a breve termine, ossia la “vittoria di tappa”, a quello ben più grande del Mondiale. Come? Favorendo proprio lo spagnolo e mettendo in secondo piano Charles Leclerc. Ancora una volta. Sì perché come se non fossero bastate le batoste di Barcellona e Baku, dove il monegasco è stato costretto al ritiro mentre era davanti a tutti per problemi meccanici, il muretto della Rossa già a Monaco aveva completamente sbagliato tattica, ricevendo dal suo pilota, che giocava in casa, una ramanzina piuttosto dura, figlia di una frustrazione evidente e comprensibile.

In Inghilterra è stato l’intero andamento del GP che ha mostrato la netta indecisione del muretto sul da farsi. A partire dalla gestione di Leclerc nelle due occasioni in cui è rimasto dietro a Sainz. Mentre il numero 16 chiedeva strada, perché aveva un passo superiore al compagno di box, allo spagnolo gli si chiedeva di spingere, senza esiti troppo importanti. Ma mentre altre squadre, dopo qualche GP, permettono al proprio pilota di effettuare il sorpasso sul “più debole”, in casa Ferrari questo segnale non è proprio arrivato. Anzi, c’è stato in un secondo momento, quando ormai da dietro Hamilton aveva recuperato terreno a entrambi i piloti.

Il fatto che ha scatenato numerose polemiche tra gli addetti ai lavori ma soprattutto tra i tifosi è quanto accaduto in occasione della safety car. La tattica Ferrari, come ha spiegato lo stesso Leclerc nel post gara, era quella che in questi casi a decidere di rientrare fosse il pilota alle spalle e non quello davanti. Benissimo, ma se davanti c’è il tuo pilota di punta che si sta giocando un Mondiale, forse un’eccezione andava fatta. E’ vero che “castrare” ancora una volta le chance della prima vittoria in assoluto nel Circus di Sainz poteva creare dei problemi, ma cause di forza maggiore dovevano portare a un ragionamento diverso. Invece questo non è stato fatto.

Leclerc in pratica è stato lasciato alla mercé degli avversari, come carne da macello. E i rivali ne hanno approfittato. Eroico il monegasco a resistere come poteva in quelle circostanze, ma sta di fatto che i punti guadagnati su un Verstappen in difficoltà per problemi meccanici sono stati davvero pochi. E invece la Ferrari poteva uscire dal GP di Gran Bretagna dimezzando lo svantaggio in classifica piloti dai rivali. Ma così non è stato. Perché si è preferito puntare sull’obiettivo a breve termine e non su quello più grande. Ma la spiegazione è tutta nelle parole di Binotto prima del Canada, dove aveva chiarito bene come in casa Ferrari fosse chiara la distinzione tra obiettivi e ambizioni.

A Montreal il team principal aveva detto che l’ambizione della Ferrari è naturalmente quella di vincere sempre e tutto, ma che l’obiettivo stagionale fosse un altro, ossia tornare a vincere con una certa costanza, ridimensionando così tutto quanto, smentendo anche se stesso (basti riguardare le dichiarazioni dopo i primi GP). Quanto accaduto a Silverstone è proprio in linea con tutto questo. Ma fa rabbia capire che così si abbandona implicitamente ogni tipo di ambizione più alta. Per questo le critiche piovute nelle ultime ore sulla Rossa sembrano più che comprensibili.

C’è un dubbio in tutto questo che rimane vivo: che quanto visto sia soprattutto frutto di una incapacità del box Ferrari nel gestire queste situazioni, più che una vera strategia. Se fosse così, sarebbe ancora più grave, ma il dubbio c’è ed è reale.

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