Dopo l’esperienza negli US Nationals, Cairoli ha parlato di quanto si è emozionato e di quello che poteva essere e non è stato.
E’ proprio vero che con la velocità è quasi impossibile andare in pensione. Basterebbe chiederlo a Valentino Rossi, che appeso il casco al chiodo in MotoGP sta continuando la sua carriera sulle quattro ruote. Ma c’è anche un altro grande del motociclismo nostrano e mondiale che, nonostante il ritiro, ha ceduto di nuovo al fascino della pista. Anzi, della terra, visto che correva nel motocross. Parliamo di Antonio Cairoli, 9 volte campione del mondo e che proprio come il Dottore al termine del 2021 ha deciso di dire basta. Ma alla fine, si è fatto di nuovo irretire dalla passione per la velocità.
Quando la scorsa estate il pilota ufficiale della Red Bull KTM ha annunciato il suo ritiro dalle corse, poco dopo aveva annunciato di avere solo un desiderio per il futuro: gareggiare negli US Nationals. E ce l’ha fatta: il siciliano ha gareggiato infatti con Ryan Dungey e Aaron Plessinger sulla KTM 2023 SX-F del 450 per il team ufficiale KTM degli Stati Uniti e anche a 36 anni ha mostrato tutta la sua classe innata. Dopo 4 gare in California, Colorado e Pennsylvania, Cairoli è tornato a casa per continuare il suo ruolo di ambasciatore del marchio KTM e collaudatore.
Cairoli e l’entusiasmo per l’esperienza americana
“Sapevo che sarebbe stato molto difficile, ma poi sono rimasto anche un po’ sorpreso perché la top 5 sarebbe stata possibile se non avessi commesso errori – ha raccontato Cairoli a Speedweek sulla sua esperienza americana -. Siamo stati in testa in ogni gara e siamo arrivati 7°, 8°, 5°, 6°, 4° e 4° Alla fine sono stato abbastanza contento del mio ritmo. Ho dovuto conoscere le piste, il terreno, gli avversari e il ritmo delle gare. È stato sicuramente divertente”.
Poi ha confessato: “È stato bello fare quelle quattro gare. Dopotutto, era previsto solo che ne corressi due, ma poi siamo rimasti qui per altri due GP perché siamo migliorati molto. Eravamo già negli Stati Uniti e restarci per qualche settimana in più non era una seccatura. Sapevamo di dover prendere una decisione dopo quelle quattro gare. Sono migliorato di gara in gara, ma fare l’intera stagione è molto difficile per me dopo tanti anni in cui sono stato molto concentrato sul Campionato del Mondo. Guardando indietro ora, avrei dovuto prepararmi per l’intera stagione. Allora sarebbe stato possibile, ma con la scarsa preparazione che avevo, sarebbe stato uno sforzo molto grande fare l’intera stagione statunitense”.
Per Cairoli dunque forse il rimpianto per una esperienza che forse sarebbe potuta durare più a lungo e chissà, magari lo avrebbe riportato clamorosamente al successo. Ma il siciliano non fa drammi, anzi. Preferisce comunque godersi quanto gli ha lasciato questa esperienza americana che voleva fortemente fare: “Mi è piaciuta la preparazione del percorso. L’equipaggio di pista ha ascoltato davvero i piloti e ha discusso con i piloti dopo ogni sessione. Se avevamo raccomandazioni per parti del percorso, venivano implementate immediatamente. Mi è piaciuto anche il formato di un giorno. È stato più intenso e tutti iniziano la giornata di gara con più intensità”.
C’è qualcosa però che lo ha impressionato ancor di più: “Nei primi due giri sono molto veloci ed estremamente aggressivi. È diverso dall’MXGP dove tutti fanno i primi giri e poi cercano di trovare il proprio ritmo e costruire. Mi sono dovuto adattare al fatto che la parte più intensa della gara è proprio all’inizio”. E poi Cairoli non potrà mai dimenticare anche l’accoglienza del pubblico americano: “È stato pazzesco! I fan sono stati davvero fantastici e hanno applaudito molto. Ho visto molte bandiere italiane in pista. È stato davvero bello e non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa. È stata un’altra parte davvero piacevole dell’esperienza”.