Mercedes, in Austria è spuntata la verità: ecco qual è il loro vero potenziale

Sabato nelle libere l’illusione che al Red Bull Ring potesse arrivare la grande occasione. Invece il weekend ha detto tutt’altro della Mercedes.

Se c’è qualcuno che esce almeno in parte ridimensionato dal GP d’Austria è la Mercedes, che dopo i buonissimi segnali di Silverstone non ha confermato la sua rincorsa al vertice. Il podio di Lewis Hamilton non inganni troppo: senza il problema al motore di Carlos Sainz Jr e l’incidente a inizio corsa di Sergio Perez, l’inglese con ogni probabilità avrebbe potuto al massimo ambire al quinto posto al Red Bull Ring. E questo ovviamente nei piani del team anglo-tedesco non è ciò in cui sperano. A dire il vero però forse si sta verificando proprio quanto affermato settimane fa da Mattia Binotto.

Lewis Hamilton su Mercedes (ANSA)
Lewis Hamilton su Mercedes (ANSA)

Il GP d’Inghilterra aveva mostrato una Mercedes di livello sia in qualifica ma soprattutto in gara, con Hamilton in modalità martello come non lo si vedeva da tempo, che nel finale concitato ha anche rischiato di lottare per la vittoria. Da più parti si era gridato davvero al miracolo, perché recuperare in pratica quasi tutto il secondo di gap da Red Bull e Ferrari già a metà stagione è qualcosa di mai visto in queste annate di F1. Un qualcosa di inspiegabile e che era chiamato alla controprova. Che in Austria non è arrivata.

Mercedes, la sentenza del Red Bull Ring

C’era davvero grande attesa al Red Bull Ring per la Mercedes e il venerdì delle qualifiche non aveva fatto altro che alimentare il sogno che anche la scuderia diretta da Toto Wolff potesse inserirsi nella lotta alla vertice. Ma è in Q3 che è arrivato il primo segnale che forse questa W13 non è davvero al livello delle avversarie di maggior rango. Che quello visto finora è stato sì un crescere in termini di prestazioni, ma che la monoposto anglo-tedesca rimane ancora altalenante e che il layout dei tracciati, come visto lo scorso anno con Ferrari, di volta in volta favorisca l’avvicinamento o meno alla vetta.

I due incidenti occorsi a Hamilton e Russell hanno mostrato come la Mercedes, nel momento in cui si sia alzata l’asticella, abbia mollato i propri piloti quasi dicendo “è troppo, stai andando oltre i miei limiti”. Nel momento in cui si è cercato di colmare l’ultimo gap con il talento, si è ecceduti in confidenza. In gara poi il ritmo, soprattutto domenica, è stato decisamente diverso da quello mostrato da Ferrari e Red Bull: almeno 4-5 decimi dietro alle avversarie, nel suo momento migliore, altrimenti distacchi anche più pesanti. Segno che la Mercedes è cresciuta ma non per essere costantemente lì davanti per vincere.

Il lato positivo è che ha consolidato la terza posizione, perché tra lei e le altre al momento il gap è evidente, anche se non troppo elevato almeno con Alpine. Ma guai a dire che gli uomini di Stoccarda hanno finalmente colmato il gap. Per quello ci vogliono più controprove consecutive. Al momento tutto porta a credere che vedremo una Mercedes di volta in volta alternare prestazioni quasi al top ad altre meno brillanti, proprio come nella “profezia” di Binotto. Ma, vista la costanza di rendimento, chissà che prima di fine anno non ci sia la sorpresa, quel colpo che non ti aspetti, in attesa di un 2023 davvero nella mischia.

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