Niki Lauda ha vinto tre titoli mondiali di F1, ma ha rischiato la vita con un terribile incidente. Ecco cosa ha raccontato il figlio Mathias.
Quando si pensa alla F1 vengono in mente i volti dei piloti più leggendari, dei famosi cavalieri del rischio che nella seconda metà del Novecento hanno scritto la storia. Il Circus odierno è uno sport totalmente diverso da quello di un tempo, anche se il pericolo ne fa sempre parte.
I piloti di oggi vengono visti come degli immortali, protetti dagli incredibili passi in avanti fatti dalla sicurezza, ma la tragedia può sempre avvenire. Nella giornata odierna si ricordano i sette anni trascorsi dalla scomparsa di Jules Bianchi, che il 17 luglio del 2015 si spense dopo quasi un anno di coma, in cui entrò a seguito del terrificante schianto contro una gru avvenuto nel Gran Premio del Giappone di pochi mesi prima.
Anche un paio di settimane fa a Silverstone si è rischiato il dramma, con l’Alfa Romeo Racing di Guanyu Zhou che stava per finire in tribuna dopo la carambola della prima curva. Tuttavia, il rischio che c’era in passato non è paragonale a quello di oggi, visto che le F1 erano si meno veloci, ma molto più pericolose e difficili da controllare.
Una leggenda di questo sport è sicuramente Niki Lauda, tre volte campione del mondo, due delle quali con la Ferrari nel 1975 e 1977 e l’ultima con la McLaren, quando nel 1984 riuscì a battere l’astro nascente Alain Prost all’ultima gara. Il pilota austriaco ha scritto la storia della categoria regina delle quattro ruote, ma non tanto per i titoli portati a casa, quanto per la capacità di rialzarsi dopo aver accarezzato le porte dell’inferno.
Il primo agosto del 1976, il Circus era di scena sul tracciato del Nurburgring Nordschleife, il famoso inferno verde lungo più di 20 chilometri. Quel giorno, su quella pista, c’era nebbia fitta e pioggia leggera, il che rendeva quei mostri di potenza quasi inguidabili. La Ferrari di Lauda sbandò nel tratto centrale, volando a schiantarsi contro una roccia e trasformandosi in una palla di fuoco.
Un gruppo di piloti si fermò a prestargli soccorso, tirandolo fuori dalla Rossa e permettendo ai medici di intervenire. All’epoca, il serbatoio della benzina non era protetto all’interno del telaio come avviene oggi, ed era molto frequente vedere dei veri e propri incendi che divampavano sulle monoposto incidentate.
Niki si riprese e dopo poche settimane tornò in pista a Monza, dove colse uno splendido quarto posto. La battaglia mondiale, in quella stagione, lo vedeva contrapposto alla McLaren-Ford Cosworth di James Hunt, che alla fine gli strappò il titolo in Giappone, nella famosa corsa sotto la pioggia da cui l’austriaco si ritirò per non rischiare la pelle un’altra volta.
Lauda ha fatto la storia di questa categoria, sia da pilota che da manager. Negli ultimi anni era diventato un punto fermo della Mercedes, e fu lui a spingere Lewis Hamilton ad entrare nel team di Brackley. La sua morte è avvenuta nel maggio del 2019 all’età di settant’anni, dopo un intero anno passato tra cliniche ed ospedali per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il vuoto lasciato dall’ex pilota viennese è rimasto incolmabile, ma il suo ricordo vive nel paddock del Circus e ci resterà per sempre.
F1, Mathias Lauda ricorda l’aneddoto sui kart
Niki Lauda, come detto, è diventato campione del mondo in F1 per ben tre volte, e tra i suoi figli, solo Mathias ha deciso di intraprendere la carriera motoristica. Quest’ultimo ha gareggiato con la Mercedes nel DTM, prima di concentrarsi sulle corse di durata con l’Aston Martin, con la quale ha vinto tantissime gare nel mondiale endurance.
In un’intervista riportata da “Speedweek.com“, il figlio della leggenda della F1 ha ricordato un aneddoto che riguarda suo padre, il quale non voleva che i suoi eredi corressero. Lauda jr. è ora un esperto della massima categoria e lavora per “Servus TV“, ed ha raccontato una storia molto particolare relativa ai suoi inizi nel motorsport.
“Mi hanno sempre affascinato le corse automobilistiche, e la stessa cosa capitò a mio fratello. Quando avevamo vent’anni, decidemmo di acquistare due kart tutti per noi, con la volontà di iniziare a fare qualche gara. Tuttavia, mio padre non era affatto d’accordo con la nostra scelta, anche per il fatto che avevamo fatto quest’acquisto con una sua paghetta“.
“La gioia però durò molto poco per me e mio fratello: quando nostro padre tornò a casa si accorse di quello che avevamo comprato, e non ci pensò due volte: decise di vendere immediatamente i kart ed intascò i soldi. Lui era così, noi ci rimanemmo male, ma almeno io sono poi riuscito ad avere una carriera nel mondo dei motori“.
Lauda jr, come detto, ha corso per diversi anni vincendo tante gare, ma non ha mai aspirato a categorie come monoposto o cose del genere. Suo padre Niki ha rappresentato una pagina di storia delle quattro ruote, e forse è giusto che l’unico con quel cognome ad aver ottenuto traguardi così importanti resti solo lui.