L’addio di Michael Masi alla F1 era nell’aria. Ma ecco spiegati i motivi che hanno portato all’allontanamento dell’ex direttore di gara.
E’ stato uno degli uomini più chiacchierati degli ultimi mesi. Addirittura si era paventato un suo ritorno a tempo pieno nel Circus, ma alla fine è arrivato, come un fulmine a ciel sereno, l’addio. Parliamo di Michael Masi, ex direttore di gara della F1, che si è elevato la scorsa stagione a grande protagonista (in negativo) del Mondiale, risultando decisivo nella lotta tra Max Verstappen e Lewis Hamilton. Al centro delle polemiche per la controversa gestione del finale di gara dell’ultimo GP ad Abu Dhabi lo scorso anno, era stato al centro di discussioni tra i team, con la decisione finale che era stata quella di rimuoverlo dalla sua carica in favore di Niels Wittich ed Eduardo Freitas.
Tornato in Australia ad aprile, si era addirittura pensato che potesse tornare con un altro ruolo operativo all’interno della F1, con il nuovo presidente della Federazione che non aveva escluso questa ipotesi. Nel paddock però in realtà circolava anche la voce che Masi avrebbe lasciato la Federazione non appena concordata l’uscita. E così sembra che sia stato. Anche perché la decisione di “trasferirsi in Australia per stare più vicino alla famiglia e affrontare nuove sfide”, come scritto nello scarno comunicato della FIA, non è che abbia convinto tutti.
Masi e gli episodi chiave della sua carriera
L’addio quindi non è stato per nulla disprezzato, anzi. A incidere purtroppo per l’ex direttore di gara, che sostituì dal 2019 in grande Charlie Whiting dopo l’esperienza di vicedirettore di gara in Formula 2 e Formula 3 per il 2017, sono stati diversi episodi molto controversi. E le avvisaglie che qualcosa potesse non andare si è avuta già nel 2020.
Nel GP di Turchia, in condizioni estremamente difficili a causa del maltempo, l’uscita in Q1 di Nicholas Latifi con la Williams causò l’entrata della gru per rimuovere la vettura. La decisione di Masi però fu scioccante: nonostante la gru fosse ancora nell’area di fuga impegnata a togliere la Williams, e con il maltempo che imperversava, decretò l’inizio della Q2 con ancora le bandiere gialle che sventolavano in curva 8. Visto però il tragico precedente del Giappone qualche anno prima, quando in una situazione simile morì Jules Bianchi, la sua decisione fu estremamente contestata dai team e dagli addetti ai lavori. E a nulla valsero le spiegazioni e le sue scuse per l’errore commesso.
Altro episodio controverso avvenne lo stesso anno a Imola, quando le vetture doppiate furono autorizzate a superare la Safety Car per ricongiungersi al giro di testa. Il problema fu che i commissari erano ancora sul circuito intenti a liberare la pista dopo lo scontro tra George Russell e Valtteri Bottas. E per poco Lance Stroll, non avvertito come gli altri colleghi di questo pericolo, non centrò alcuni commissari di pista.
Ma è nel 2021 che, come detto, Masi tira fuori il peggio di sè. Tra i primi episodi quello del GP d’Azerbaigian, quando al giro 46 Max Verstappen si schianta sul rettilineo principale e si ritira. Ma il direttore di gara, nonostante i detriti in pista, ci mette ben 90 secondi per dare l’ok alla Safety Car. Con tanti piloti che chiamarono subito a gran voce il suo intervento.
In Belgio poi forse uno dei momenti più alti, negativamente parlando, della sua annata. Maltempo per tutte le qualifiche, con pioggia sempre più ad aumentare e a rendere rischiosa la sessione. In Q3 tante uscite di pista, come quella di Lando Norris. E alla fine Masi confessò che era stato un errore riprendere le qualifiche in quelle condizioni e che aveva ricevuto un feedback importante dai piloti su quanto accaduto. Peccato però che non sia servito a molto.
Il meglio infatti lo ha dato ad Abu Dhabi, quando nel finale di una gara che decideva il titolo e dominata da Lewis Hamilton, ha optato per la Safety Car dopo l’incidente di Latifi. Tra l’inglese e Verstappen, i due pretendenti, c’erano diverse auto doppiate. E la decisione di Masi è stata quella non di permettere a tutti di sdoppiarsi ma solo alle vetture che erano tra loro due di farlo, per velocizzare le cose e permettere un ultimo giro folle, che costò ovviamente il Mondiale all’inglese. In condizioni “normali” quindi Hamilton avrebbe vinto e questo non ha fatto altro che alzare un polvero che è stato fatale a Masi. Che ora saluta il paddock, senza lasciare rimpianti.