In una intervista, Russell ha parlato del suo passato in Williams e di cosa sta imparando da quando è arrivato in Mercedes.
Quattro stagioni in F1 e già in uno dei team più forti e titolati della F1, la Mercedes. Per George Russell è stato un sogno che si realizza il passaggio alla casa anglo-tedesca in questa stagione, dopo tre anni “parcheggiato” in Williams dove ha sofferto le pene dell’inferno, visto che il glorioso team inglese negli ultimi anni sta vivendo una crisi importante dal punto di vista dei risultati e anche economica. Anni però in cui comunque, grazie al suo talento, è riuscito incredibilmente a togliersi delle soddisfazioni, sia in qualifica che in gara.
Ma non c’erano dubbi che il britannico, prima o poi, sfondasse in F1. Se è ritenuto uno dei maggiori talenti del Circus c’è un motivo: campione in kart, campione in Formula 4 nel 2014 e nel 2017 trionfatore nella GP3 Series, mentre l’anno dopo al debutto è subito campione in Formula 2. Insomma un vero e proprio predestinato, proprio come un altro pilota a cui è stato affibbiato questo termine come nomignolo, Charles Leclerc.
Lo scorso anno aveva cominciato a mostrare segni di impazienza per un salto che sembrava non arrivare mai. L’incidente con Bottas a Imola addirittura aveva fatto infuriare Toto Wolff, che ne aveva messo in dubbio la promozione, che però è stata confermata qualche GP dopo. C’è da dire però che Russell è cresciuto molto in fretta e ora che è arrivato in Mercedes sembra pronto già per dare la caccia a quel titolo iridato che sogna da quando è ragazzino.
Russell e la maturità veloce conquistata in Mercedes
Lando Norris, che è entrato in F1 in pratica nello stesso anno in cui ha fatto il suo ingresso l’amico e connazionale, ha confessato qualche tempo fa che Russell è diventato un po’ più serio da quando è entrato nella scuderia tedesca. E lo stesso britannico al podcast Beyond the Grid ha voluto spiegare questo rapido processo di crescita avvenuto in così pochi mesi in Mercedes: “Toto Wolff è al timone da così tanto tempo. La cultura è un po’ radicata qui. È una macchina ben oliata che funziona sempre. Qui ci sono 2000 persone che danno tutto per creare due macchine veloci. La loro priorità è correre e vogliono solo vincere, è molto speciale”.
Il britannico poi ha ammesso di aver imparato molto dal suo passaggio dalla Williams alla Mercedes. Durante la sua permanenza alla Williams, la squadra era in seri guai, sia in pista che finanziariamente: “Quel passaggio mi ha insegnato che tutto è relativo. In Ungheria ho segnato il mio miglior risultato con la Williams e sono scoppiato in lacrime per tutto quello che abbiamo passato”.
Nel 2020 c’è stato il primo assaggio di Mercedes, quando ha dovuto sostituire per un Gp Lewis Hamilton, fermato dal Covid, oggi suo nuovo compagno e che già lo ha incoronato come suo successore. Un’esperienza che lo ha segnato: “Perché sapevo che la pole position era possibile in quel frangente. Mi ha insegnato che tutto è relativo e non importa in quale posizione arrivi, devi solo cercare di fare il massimo entro le possibilità che hai”.
E oggi è proprio quello che sta facendo. In dodici gare ben 4 terzi posti (l’ultimo in Francia dopo un bel duello, ma chiacchierato, con la Red Bull di Perez) ed è sempre finito in top-5 tranne a Silverstone, dove è stato protagonista dello spettacolare incidente di Zhou. Niente male come concretezza per un esordiente in Mercedes.
Russell vede un grande cambiamento nel suo lavoro alla Mercedes rispetto alla Williams: “Devo dire che in Mercedes è un lavoro più duro, soprattutto in termini di lavoro di marketing. Per quanto riguarda i preparativi per un weekend di gara non c’è cambiamento, perché alla Williams ho dato tutto e alla Mercedes sto facendo lo stesso. Ma Mercedes è un marchio enorme in tutto il mondo con dozzine di sponsor importanti che sono il motivo per cui possiamo correre. Senza quegli sponsor non possiamo creare un’auto come è ora. E ovviamente c’è un dare e avere. Ad esempio ho fatto più eventi e attività di marketing nel mio primo mese alla Mercedes di quanti ne abbia fatti in tre anni alla Williams”.