La Red Bull si è presa una vittoria incredibile in Ungheria, grazie alla solita lucidità degli strateghi e ad un perfetto Max Verstappen.
Il Gran Premio di Ungheria ha chiuso ogni discorso per quanto riguarda entrambe le classifiche mondiali. Max Verstappen continua la sua passeggiata solitaria verso il bis iridato, con una vittoria che lo ha portato a 258 punti in classifica, con 80 lunghezze di vantaggio su Charles Leclerc. Anche la Red Bull non è messa male, considerando i 431 punti in classifica contro i 334 della Ferrari.
Per il Cavallino si è trattato dell’ennesima figura barbina, che sottolinea, semmai ce ne fosse ancora bisogno, gli enormi limiti di un gruppo di lavoro allo sbando. Le uniche cose buone sono i piloti e la macchina, anche se quest’ultima ha decisamente sottoperformanto in Ungheria, una pista dove, almeno prestazionalmente, la Ferrari non avrebbe dovuto avere rivali.
Le colpe, ovviamente, sono maggiormente attribuibili all’incompetenza del muretto, con l’ennesima strategia sbagliata dal mago spagnolo Inaki Rueda, che inspiegabilmente non è ancora stato messo alla porta. A dir poco indegno il teatrino a cui ha dato il via Mattia Binotto alla fine della gara nel corso delle interviste, in cui è stato messo alla gogna dal telecronista di “SKY Sport F1“, vale a dire Carlo Vanzini.
Il giornalista milanese, non particolarmente amato da coloro che seguono il Circus, ha guadagnato molti punti grazie alle sue domande che hanno messo e non poco in crisi il team principal del Cavallino, che ha dato l’impressione di arrampicarsi sugli specchi. Dal canto loro, a godere sono Red Bull e Mercedes, con il team di Brackley ormai a soli 30 punti dalla Ferrari, nonostante non abbia vinto nemmeno una gara contro i quattro successi del Cavallino.
Red Bull, ecco i motivi del dominio strategico
Per analizzare il Gran Premio di Ungheria, occorre iniziare con dei grandi complimenti al muretto della Red Bull. Ancora una volta, le scelte tattiche di Hannah Schmitz, la responsabile del comparto strategie, hanno fatto un’enorme differenza, così come era già accaduto in maniera particolare a Monte-Carlo.
Quello che manca alla Ferrari è uno che capisca qualcosa di pista, che sappia cosa siano le corse, perché sin dai tempi di Maurizio Arrivabene ci sono troppi ingegneri da computer, che però non sono in grado di leggere le varie situazioni di gara. Il team di Milton Keynes proveniva dalla peggior qualifica dell’anno, ma nonostante questo ha chiuso con un primo ed un quinto posto.
Ovviamente, tanti dei meriti vanno a Max Verstappen ed alla Red Bull come vettura, che a Budapest, con il freddo, era indiscutibilmente la monoposto da battere, come si era già visto in qualifica prima dei problemi che hanno colpito il campione del mondo, mentre fa poco testo un Sergio Perez ormai in caduta libera.
Sapendo che le gomme Dure non erano sufficientemente competitive per un asfalto così freddo, il team di Milton Keynes ha optato per le Soft al via, e Super Max le ha sfruttate in maniera egregia, rimontando in pochi passaggi sino alla top cinque. Splendido il sorpasso sull’Alpine di Fernando Alonso, ma ancor migliore è stata la sua gestione delle fasi più complesse di gara.
Dopo aver montato la gomma Media al primo pit-stop, Verstappen si è liberato di Lewis Hamilton con un giro out mostruoso, sottolineando le sue grandi doti velocistiche e la superiorità della RB18 quando si tratta di mandare in temperatura le gomme, specialmente con temperature fresche come quelle di Budapest.
In seguito, l’iridato è stato in gestione della quarta posizione, alle spalle di Charles Leclerc, George Russell e Carlos Sainz. Poco dopo la metà gara, il figlio di Jos è stato richiamato nuovamente per l’ultimo set nuovo di gomme gialle, con la Ferrari che è andata in difesa facendo pittare subito dopo anche il monegasco.
Charles è rientrato in pista davanti a Perez e Verstappen, con il messicano che però aveva degli pneumatici vecchi non avendo ancora effettuato il secondo pit-stop. A quel punto, il muretto della squadra gestita da Christian Horner ha chiesto immediatamente a Checo di farsi da parte, consentendo a Super Max di passare in un batter d’occhio la Ferrari del povero monegasco, nuovamente messo alla gogna dalla sua squadra.
In seguito, l’olandese si è anche girato, perdendo di nuovo la posizione su Leclerc, ma tutto ciò non gli ha minimamente impedito di riprenderlo e di sverniciarlo di nuovo. Un’umiliazione incredibile quella inferta dai “bibitari” alla Ferrari, cosa che vale sia per le strategie che anche per i pit-stop, che ormai da troppi anni sono un tallone d’Achille della Scuderia modenese.
In Ungheria, i meccanici sono stati particolarmente lenti specialmente con Sainz, che ha effettuato entrambe le soste ai box con cronometrici oltre i quattro secondi. Imbarazzante il fatto che certa gente lavori ancora in Ferrari, un tempo fiore all’occhiello sia per quanto riguarda i pit-stop che le strategie, dove gli errori, a fine anno, si contavano tutti sulle dita di una mano. Un altro mondiale è ormai andato, ed ora serve far cadere qualche testa per iniziare a far chiarezza sul futuro.