La Smart GmbH, acronimo di Swatch Mercedes ART, è una casa automobilistica del gruppo Mercedes-Benz Group. Nel 2022 lancerà il primo SUV della sua storia.
Il marchio della city car a due posti più famosa al mondo è stata fondato nel 1996. L’idea di una vettura minuscola, ideale per il traffico cittadino, risaliva addirittura al 1972 quando l’ex dipendente Mercedes, Johann Tomforde, pensò ad una biposto dalle piccole dimensioni, ma il progetto tramontò subito a causa del problema della sicurezza. Un’automobile così piccola, con i materiali dell’epoca, non avrebbe mai superato i crash test, non possedendo alcuna zona di deformazione. Sarebbe risultata mortale in caso di forte impatto.
La vettura avrebbe avuto bisogno di una cellula protettiva. I tecnici ci arrivarono nel 1989, quando il progetto tornò in auge con lo studio della crash box. In sostanza una orginaria cellula Tridion in acciaio ad altissima resistenza. Tomforde non ha mai mollato, e tre anni più tardi, presentò il primo prototipo ad Irvine, in California, in occasione della festa del 4 luglio. Il concept attirò l’interesse dell’inventore e proprietario della Swatch Nicolas Hayek. Quest’ultimo alzò il telefono e contatto l’allora amministratore della Mercedes-Benz, Werner Niefer, per il lancio di una Swatchmobile. Nel 1996 fu fondata la Smart, dall’acronimo Swatch-Mercedes ART, ma che in inglese si traduce con “furbo”. Un nome, decisamente, indovinato per un’auto intelligente che ha cambiato il mondo.
La società ufficializzò la sede a Böblingen, in Germania, e divenne nota, a livello planetario, per la Fortwo, city car lunga appena 2 metri e mezzo e omologata per due passeggeri. Inizialmente l’auto fu soggetta ad alcune modifiche per risultare sicura in curva e in caso di manovre brusche. Finalmente la Fortwo fu pronta al debutto nell’ottobre del 1998, caratterizzata dalla cellula Tridion a vista e da pannelli, facilmente, rimovibili per customizzarla in modo del tutto particolare. Il design tondeggiante era presente anche all’interno degli innovativi elementi dell’abitacolo. Le bocchette dell’aria condizionata, l’orologio e i contagiri erano di forma rotonda su una plancia di discreta qualità.
La vettura era ben concepita, con due ampi sedili avvolgenti. L’auto, considerate le dimensioni, aveva anche mini bagaglio molto comodo per una valigia. Il motore 600 cm³ tricilindrico turbo a benzina era posizionato sotto il bagagliaio, creato ad arte nello spazio tra i sedili e il portellone. La dotazione era completa con cambio automatico e ABS, climatizzatore e alzacristalli elettrici. La trazione era posteriore. L’auto, ovviamente, aveva un prezzo concorrenziale, offerta a 18 000 000 di lire. La Smart puntò forte anche sul marketing, con una campagna pubblicitaria mirata a rendere l’auto un oggetto di culto.
In quegli anni possedere una Smart in città era diventato cool. A livello di guida l’auto risultava abbastanza rigida, ma faceva bene quello per cui era nata. La Fortwo sgusciava quasi come un motorino nel traffico, riuscendo a trovare parcheggio anche dove sembrava impossibile collocarsi. La MCC, successivamente, acquistò le quote azionarie della Swatch e diventò così l’unica proprietaria della Smart. L’auto a due posti ebbe un boom iniziale notevole, poi le vendite iniziarono a calare e fu lanciato il motore turbodiesel common rail di 800 cm³ da 41 cavalli e la prima cabriolet. Le versioni sportive, invece, delle Smart furono elaborate in collaborazione con il preparatore tedesco Brabus.
Il primo SUV della Smart
Nel corso della sua storia la casa tedesca ha saputo cambiare pelle. Furono lanciate, agli inizi degli anni 2000, i modelli Smart con quattro posti e cinque porte e persino una roadster. Ai crash test EuroNCAP le vetture superarono le prove con tre stelle su cinque. Per la Fortwo arrivò un nuovo motore a benzina, sempre tricilindrico, di 698 cm³ con turbocompressore, più affidabile del precedente motore da 600 cm. Già venti anni fa la Smart pensò ad un modello SUV, basato sul pianale della Mercedes-Benz Classe C, ma le scarse vendite della variante a quattro posto indussero la casa ad accantonare il progetto. La Smart attraversò un periodo di crisi nel biennio 2005-2006, ma la reazione fu fenomenale. Si decise di fare un passo indietro e ripuntare sulla Fortwo, con un completo stravolgimento. Nacque la seconda gen della due posti nel 2007 con nuovo design. L’auto segnò uno step evolutivo notevole rispetto alla prima serie.
Il nuovo motore da 999 cm³ tricilindrico di origine Mitsubishi fu un netto passo in avanti. Dopo diverse controversie con la casa Giapponese, la terza gen della Fortwo nacque dall’accordo di produzione con il marchio francese Renault per il lancio della nuova Smart, congiuntamente alla Renault Twingo. Negli ultimi anni la casa ha puntato forte sull’elettrico, montando una batteria di capacità di 17.6 kWh, portando la Smart EQ Fortwo Coupé ad una autonomia massima di 159 km in ciclo NEDC. Occhio alla Volkswagen, il mitico Bulli rinasce: eccolo ed è totalmente elettrico (FOTO). Un modello special, invece, della BMW, è stato pizzicato in pista: il prezzo è folle (VIDEO).
Con il passaggio al potente marchio cinese Geely la Smart si è posta l’obiettivo di fare strada nell’elettrico e di rilanciare il vecchio progetto del SUV. Si tratterà di uno Sport Utility Vehicle full electric. La vettura dovrebbe arrivare sul mercato nel 2023 con l’hashtag #1, proprio per simboleggiare il passaggio epocale. Il nome simboleggia anche il trend intrapreso in questa nuova era digitale. Spazio quindi all’innovazione anche nell’abitacolo con un infotainment di ultima generazione. Nel video in basso potrete osservare le forme della prossima scommessa del marchio fondato a Böblingen. Spazio al comfort, ad un pacchetto aerodinamico altamente efficiente e all’AGS (Active Grille Shutter) di serie. Il sistema ESP di ultima generazione fornito da Bosch e il powertrain completamente elettrico hanno superato già tanti test, anche sulla neve. La Smart si è già lanciata verso nuovi orizzonti.
https://www.youtube.com/watch?v=dACrFKkcyU0