Il boss della Ferrari Binotto ripercorre i momenti cardine che hanno riportato la scuderia ai vertici e svela la sua arma vincente.
Malgrado al giro di boa del 2022 la Rossa conti un gap di quasi 100 punti dalla Red Bull e di 80 con Leclerc in una classifica piloti dominata da Verstappen, la sensazione in casa Maranello è quella di una scommessa vinta. Considerate le precedenti annate, quella attuale ha già tutto un altro sapore, sebbene la sconfitta paio ormai certa e pure la seconda posizione sia alquanto incerta alla luce della portentosa ripresa della Mercedes.
Nel corso di una lunga intervista a Motorsport.com il team principal della Ferrari Mattia Binotto ha riflettuto proprio sull’andamento del campionato in corso, negando tuttavia che l’apparente rinascita sia figlia di un 2021 passato a lavorare sul progetto attuale.
“Si tratta del risultato di un percorso iniziato nel 2017“, ha detto. “Nel 2019 sono stato nominato dirigente e non c’è stato il tempo necessario per riorganizzarci. Abbiamo cercato di farlo immediatamente, ma alla fine nel 2020 abbiamo pagato l’impasse. Successivamente non abbiamo avuto l’opportunità di sviluppare la macchina quanto avremmo voluto e quanto ottenuto il Mondiale passato non ha rappresentato per nulla il lavoro che avevamo fatto“.
Nessuna rifiorita improvvisa, dunque, e neppure paradossali aiutini. “L’essere fuori dai giochi non ci ha dato una mano perché in ogni caso abbiamo lottato fino alla fine con McLaren per la terza piazza marche“, ha tenuto ad evidenziare.
Sta di fatto che sin dall’esordio in pista al Montmeló la F1-75 ha dato l’idea di avere più passo della concorrenza. “In realtà ci siamo resi conto della bontà dell’auto soltanto in occasione del primo round. Sul fronte power unit era stato fatto uno step avanti incredibile”.
Binotto si svela: ecco come sono in realtà
Eppure proprio il motore ha causato alcuni importanti ritiri, su tutti Baku per quanto concerne Charles e Zeltweg per Sainz. “Ho cercato di restare calmo, ma in quei frangenti si viene colti da depressione. Ci vuole un po’ a reagire“, ha ammesso svelando che dopo la pausa estiva la PU del monegasco e dello spagnolo godrà di un aggiornamento all’ERS.
L’ennesimo svarione di cui si è resa protagonista la scuderia in Ungheria, ha gettato nuove ombre sul modo in cui viene gestito il muretto. Per il 52enne, però, non vi sarebbero problemi su questo fronte.
“E’ certo che occorre sempre fare dei passi avanti. In particolare, dobbiamo implementare aerodinamica, telaio e propulsore. Ciò che non credo, invece, è che la strategia rappresenti una nostra debolezza“, ha rimandato le critiche al mittente, specialmente quelle deflagrate a Budapest quando il team ha montato le gomme dure al #16 facendogli perdere almeno il podio. “Di sovente abbiamo preso decisioni giuste per il momento, rivelatesi poi sfortunate“.
Complessivamente soddisfatto del comportamento dei suoi e conscio della validità della strada intrapresa, l’ingegnere ha voluto promuovere sé stesso e il suo modo di rapportarsi con lo staff.
“Cerco di valorizzare e dare fiducia alle persone che sono intorno a me. Non penso di essere brutale, ma severo. Sprono tutti e provo a tirare fuori da ognuno il 100%“, ha poi concluso.