Il CEO della F1 Domenicali tranchant con la Russia. L’ex Ferrari svela alcuni restroscena e dà una sentenza definitiva sul futuro.
24 febbraio 2022. Una data che verrà riportata nei manuali di storia dell’Europa per il ritorno di una guerra a lambire i propri confini. Qualcosa che sembrava impossibile. Dopo il conflitto nei Balcani degli anni ’90, quello tra Russia e Ucraina è senz’altro quello che più ha scosso gli animi e allarmato il mondo occidentale. Anche per questo, lo sport è stato suo malgrado coinvolto.
A muovere i fili in questo senso è stato il CIO. Il Comitato Olimpico Internazionale, ai primi di marzo ha invitato tutte le discipline a non permettere agli atleti russi di prendere parte alle competizioni. Un divieto da molti definito estremo, tanto che la Federazione Internazionale dell’Automobile, prendendo in un certo senso le distanze, si affidò alla discrezionalità delle squadre iscritte ai suoi campionati.
In F1 il caso più eclatante è risultato essere quello della Haas. La scuderia americana, non certo simpatizzante del Paese governato da Putin, ha optato per il licenziamento in tronco di Nikita Mazepin e per la rottura del contratto con lo sponsor Uralkali. Una mossa non da poco, visto che i soldi nelle casse del team scarseggiavano e continuano a farlo e il partner legato al padre del pilota moscovita Dmitry era salvifico.
Le azioni del Circus però non si sono esaurite qua. Nel giro di poco tempo i vertici hanno stabilito la cancellazione dell’edizione 2022 del GP di Sochi, tra l’altro non rimpiazzato da alcuna sede alternativa, ma non solo. Il gotha delle quattro ruote ha deciso di abolire per sempre il proprio passaggio dalla Russia, in barba alle prospettive che davano un trasferimento dal Krasnodar a San Pietroburgo.
Domenicali non dimentica Sochi: ecco com’è andata
Tra i punti critici da gestire in un’annata già movimentata dall’ingresso delle vetture ad effetto suolo, Stefano Domenicali ha dovuto dunque occuparsi di questioni a sorpresa ed extra pista. A circa un mese dalla data che avrebbe dovuto ospitare l’evento “zarino”, il patron del Circus nel corso di una recente intervista a Sport Bild ha ribadito le intenzioni espresse nei momenti caldi.
“Sochi ha pagato cifre folli, tuttavia ci sono cose che non sono negoziabili. Non tratteremo più con loro e non vi saranno più manifestazioni“, ha asserito.
Sbarcata sul Mar Nero nel 2014 negli spazi creati ad hoc per le Olimpiadi Invernali, la corsa della top class avrebbe dovuto passare all’Igora Drive a partire dal 2023, su uno dei tanti tracciati targati Hermann Tilke, ma la cronaca ha preso il sopravvento e ha avuto la meglio.
Piuttosto che nell’ex Leningrado, è più proficuo andare in Arabia Saudita e in Qatar. Zone dove il soldo scorre libero e i diritti umani, anche quelli più banali, un po’ meno.
“Vogliamo usare la forza del nostro sport per guidare il cambiamento“, ha dichiarato convinto della direzione presa. “Già sta succedendo qualcosa”.
In merito invece all’assenza della Germania, nazione cruciale della massima serie, ma non intenzionata a pagare tutti i denari rischiesti per essere reintrodotta nel calendario, il manager imolese ha detto: “Parlano, parlano, parlano, ma alla fine servono i fatti. È un mistero come non si riesca a costruire un business attorno a un gran premio. Una gara a Hockenheim o al Nürburgring è attraente, però deve valerne la pena. Non possiamo assumerci tutti i costi“, ha concluso chiaro e diretto.