Per riuscire ad arrivare sino alla MotoGP, occorre avere delle capacità innate, ma i percorsi da seguire sono svariati. Il requisito principale è la velocità.
Il Motomondiale si compone di tre categorie: Moto3, fino a 250 cm³ con motore a 4 tempi monocilindrico da 60 CV; Moto2, fino a 600 cm³ con motore Triumph a 3 cilindri 765 cm³ della Street Triple portato a circa 140 CV e circa 80 Nm di coppia e, infine, la MotoGP, fino a 1000 cm³ con motore obbligatoriamente a quattro tempi da 250 CV. Il sogno di tutti i rider è riuscire ad arrivare alla massima categoria. Solo 24 centauri hanno il piacere di potersi sfidare ogni anno in MotoGP.
Da piccoli, generalmente, tutti i campioni arrivati ai massimi livelli, hanno iniziato dalle minimoto. Le gare sulle motociclettine rappresentano la base per prendere familiarità con le due ruote. Nella maggior parte dei casi si tratta di percorsi da autodidatta, ma oggi vi sono tantissime scuole di guida che possono aiutare i giovani nel percorso di crescita. Si può prendere parte a corsi specifici ed affidarsi, in tal senso, al consiglio di addetti ai lavori è molto importante. Tranne qualche eccezione, come Max Biaggi, la maggior parte dei campioni ha iniziato a muovere i primi passi in pista prestissimo. Il livello di competizione si è così alzato che oggi un giovane deve impegnarsi, in età adolescenziale, anche sul piano della preparazione fisica.
La velocità è alla base della carriera di un centauro, ma occorre anche migliorare sul piano della forza, della resistenza e dell’agilità. Di conseguenza la tecnica sarà affinata con sfide sempre più impegnative nel corso degli anni. Per poter arrivare tra i migliori al mondo, come qualsiasi attività, occorre essere molto focalizzati sulla pista. Quindi si tratta di uno sforzo anche sul piano mentale, che non tutti i giovani sono pronti a sostenere. Occorre avere una maturità fuori dall’ordinario, esattamente come una passione sconfinata. Per spingersi ad un continuo miglioramento servono motivazioni incredibili. Per un rider è importante anche non avere paura. Conoscere i propri limiti passa attraverso un percorso arduo fatto, per lo più, dalla ricerca della velocità e da cadute rovinose.
Vi sono solo due tipi di motociclisti, racconta un famoso detto dei biker, chi è caduto e chi ancora deve cadere. Un pilota può essere fortissimo sul piano tecnico, ma è la tenuta mentale che alla lunga fa la differenza. Non conta quante volte si finisce a terra, ma la volontà di sapersi rialzare. In tal senso un esempio straordinario degli ultimi anni è rappresentato dall’otto volte campione del mondo, Marc Marquez. Quest’ultimo ha subito tantissime operazioni ma presenta ancora la medesima voglia di tornare a vincere, come ai vecchi tempi. I tonfi fanno parte di un percorso di crescita e non vi sono aspiranti piloti professionisti che non sono mai caduti dalla moto.
MotoGP, sogno per pochi eletti
Per tutti questi motivi per un grande campione che emerge vi sono migliaia di giovani che non riescono ad arrivare ai piani alti. Ovviamente come, principio generale, in un modo così meritocratico prevale il talento, ma un cognome pesante conta, esattamene come un grande conto in banca e la capacità di portare sponsor alla squadra. Inutile nascondere che il Motorsport in generale rappresenta un lusso per pochi, salvo casi così eclatanti di superiorità tecnica che portano le squadre ad investire ingenti somme per la carriera di un giovane centauro.
I soldi aiutano, ma alla fine a fare la differenza sono i tempi sul giro. La velocità è tutto per un pilota. Su questo requisito indispensabile, poi, si può andare a lavorare sullo stile di guida e sulle abilità speciali. La pista non mente mai e, osservando all’opera dei talenti, si può scorgere il profilo giusto. Tanto fa anche l’ambiente circostante, il carattere, l’educazione. L’attitudine di un ragazzo è importante, così come quella della famiglia che lo ha cresciuto. Tra i 10 e i 15 anni ciascun rider che ambisce ad arrivare in futuro in MotoGP deve girare in pista più possibile. Più esperienza si riesce a fare e meglio è per le sfide che lo attendono. Il campione del mondo Fabio Quartararo svela un altro sogno, al di fuori della MotoGP.
La versatilità rappresenta un altro aspetto importante. A volte occorre allenarsi con BMX, mountain bike, downhill, motocross, motard. L’apprendimento di diverse tecniche agevola la formazione di un centauro. Diversi piloti della classe regina continuano ad allenarsi sullo sterrato o in biciletta per affinare tecniche diverse. Praticare svariati sport aiuta non poco. Una tappa fissa ad un certo punto del percorso di maturazione, è la Red Bull MotoGP Rookies Cup. Nel tempo questa competizione tra giovani rider è diventata sempre più importante. Non rappresenta il solo modo per arrivare ad ottenere una firma in un team del Motomondiale, ma è un grande viatico per arrivare in alto.
I miglio giovani al mondo hanno la possibilità di mettersi in mostra. La sfida organizzata dalla Red Bull permette anche a quei ragazzi che non hanno particolari risorse economiche di lottare per un posto. Tutti sono sulle stesse moto, in modo tale da non creare differenze in base alle varie caratteristiche dei mezzi, come invece accade in MotoGP. Anche il Campionato del Mondo Junior FIM Moto3 è di alto livello e, insieme alla RB Rookies Cup, è il modo migliore per ottenere un contratto con una squadra. Da ragazzino un aspirante pilota ha solo tanta passione e la voglia di correre in pista, ma con l’età occorre possedere anche altre motivazioni. Hai mai visto le monoposto F1 in livrea MotoGP? Che spettacolo (FOTO).
L’ex pilota Jeremy McWilliams, oggi impegnato nel British Talent Team di Moto3, gestisce una scuola di perfezionamento per giovani piloti. L’ex centauro dell’Aprilia, sul web magazine della Red Bull, ha spiegato: “La prima cosa a cui guardiamo è la loro capacità di imparare e migliorare. Credo che quando vedi per la prima volta un giovane pilota raramente provi l’immediata sensazione che possa essere il nuovo Márquez. Devi osservare ogni prospetto prendendolo singolarmente, senza fare confronti con altri giovani che hai visto in passato, e guardando come evolve nel tempo. Occorre continuare a lavorare duro. Credere sempre in se stessi. I piloti che ce la fanno di solito sono i piloti molto sicuri di sé, e che hanno quell’obiettivo bene in mente. Non dico al punto in cui deve contare solo quello e nient’altro nella vita: quel che intendo è che i piloti che ho visto arrivare al top di questo sport hanno una visuale ben focalizzata su quell’obiettivo e non ammettono troppe distrazioni. Bisogna continuare a puntare sempre più in alto, correre o allenarsi contro piloti di un livello superiore perché questo permette di migliorarsi”.