Lutto nella MotoGP: muore una figura storica del paddock

Brutta notizia dal paddock della MotoGP: perde la vita dopo aver lottato per molti anni contro un tumore.

Suzuki continua a vivere un momento davvero difficile, in una stagione che sembrava iniziata sotto una buona stella, grazie anche al rinnovato entusiasmo portato dal nuovo team manager Livio Suppo. Joan Mir e Alex Rins sono tra i piloti più invidiati dal paddock, ma dopo le prime sei gare ecco arrivare il test Irta di Jerez de la Frontera, dove i vertici della Casa giapponese fanno sapere che la squadra si ritirerà a fine campionato.

MotoGP (AdobeStock)
MotoGP (AdobeStock)

Da allora sembra una escalation di episodi negativi, con Joan Mir che ha racimolato cinque ritiri nelle ultime sette gare, Alex Rins ha collezionato tre zeri e una gara saltata per infortunio negli ultimi 7 Gran Premi. Molti uomini del team ancora non hanno trovato una sistemazione per il futuro, mantenere alto il morale non è semplice. Ma i momenti ‘no’ non sono finiti qui, perché di recente si è aggiunto anche l’infortunio di Joan Mir che lo costringerà a saltare la gara di Misano.

La MotoGP perde uno dei suoi uomini

Nei giorni scorsi il team Suzuki Ecstar ha diramato un’altra brutta notizia: uno dei suoi meccanici, Raymond Hughes, è morto dopo aver lottato per alcuni anni contro il cancro. Un altro triste evento si abbate su questo gruppo di lavoro che merita il rispetto di tutti il mondo del motorsport. Nella nota ufficiale si legge: “Addio Raymond, siamo molto dispiaciuti che tu non sia più con noi. Facciamo tesoro degli anni che abbiamo passato insieme a te, la tua passione e gentilezza resteranno con noi. Siamo così orgogliosi di tutto ciò che abbiamo ottenuto con la tua dedizione e ci mancherai molto. Pedala in pace, amico”.

Infatti Raymond Hughes non era solo un meccanico professionista, ma anche un grandissimo appassionati di ciclismo, tanto che non molti anni fa ha percorso gli oltre 300 chilometri che dividono il tracciato di Brno da quello di Spielberg. I suoi amici erano soliti chiamarlo “The Machine” per la sua inesauribile energia che prodigava in bici, mai stanco di pedalare e affrontare nuove sfide.

Il collaudatore Sylvain Guintoli, che ha lavorato al suo fianco, ha commentato la triste notizia sui social: “Ray era il miglior meccanico, quando aveva le mani sulla mia moto sapevo che nulla poteva andare storto. RIP amico”.

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