La Ferrari continua ad essere nell’occhio del ciclone, ed in Belgio ci sono le prestazioni sul banco degli imputati. L’ex non fa sconti.
La scusa di chi crede ancora in uno come Mattia Binotto, almeno fino al Gran Premio del Belgio, era quella del vederlo come l’artefice del ritorno alla competitività della Ferrari. Se nelle prossime gare dovesse ripetersi uno scenario come quello di Spa-Francorchamps, ovvero con una Red Bull inattaccabile ed una Mercedes più veloce sul passo gara, non ci sarebbero più motivazioni per continuare a sperare in questo gruppo di lavoro.
A questo punto della stagione, con i mondiali ormai andati da un bel pezzo ed uno sviluppo che zoppica, viene davvero da pensare ad una triste realtà. La Scuderia modenese aveva azzeccato la macchina solo grazie ad un più lungo lavoro di scoperta dei regolamenti, approfittando del fatto che Red Bull e Mercedes si erano giocate il mondiale dello scorso anno sino alla fine.
Man mano che il team di Milton Keynes ha iniziato a trovare la quadra dopo le prime gare, non c’è stato più nulla da fare. A tutto ciò si sono aggiunti i problemi di affidabilità e le follie strategiche, e la Ferrari è tornata nel buco nero che ben conoscevamo negli ultimi anni. Questa squadra, ed ormai solo ai non intellettualmente onesti non è chiaro, non può rappresentare degnamente un marchio così glorioso.
Vedere Charles Leclerc e Carlos Sainz sverniciato come se fossero fermi dalle strabilianti RB18 dotate della power unit Honda, non può non far male al cuore, e solo un presidente assenteista e disinteressato al motorsport come John Elkann può digerire un qualcosa di simile.
Purtroppo, come sempre accade, a rimetterci sono i tifosi, costretti a farsi il sangue amaro tutte le benedette domeniche. Sino ad oggi la colpa era delle strategie, ma ora la vettura inizia a prendere sberle anche sul fronte delle performance, e questo non è davvero accettabile considerando il tempo che il Cavallino aveva avuto per portare in pista un’auto vincente.
Ferrari, Luigi Mazzola critica aspramente la squadra
La Ferrari è nell’occhio del ciclone da ormai diversi mesi, ed ora la Red Bull si permette anche di rifilargli un secondo al giro, su una pista di motore ed efficienza aerodinamica. Il nuovo ibrido portato dalla Honda ha consentito a Max Verstappen di poter giocare con gli avversari, una cosa che al Cavallino non capita dai tempi di Michael Schumacher, praticamente da vent’anni.
Uno dei protagonisti di quell’epoca fu Luigi Mazzola, l’ingegnere a capo della squadra test che costruì le fortune del Kaiser di Kerpen. Quella di quel tempo era una Scuderia modenese che faceva mangiare la polvere agli avversari, un concentrato di tecnologia, astuzia, competenza e tutto il resto che era necessario per strapazzare la concorrenza.
Mazzola è spesso ospite al programma Race Anatomy di “SKY Sport F1“, dove è palesemente l’unico a raccontare ciò che pensa in maniera onesta. L’ex tecnico della Ferrari ha scritto un duro post sul suo profilo Facebook, dove ha raccontato quelli che sono, a suo parere, i grandi problemi della Rossa odierna.
“Gigi” ha posto l’accento sul fatto che dopo i guasti tecnici e gli errori di strategia, ora ci si ritrova anche a dover fronteggiare una prestazione scarsa, che non permette ai piloti di dar battaglia alla Red Bull di Max Verstappen. Mazzola ha fatto capire che a Maranello è il momento di agire.
Ecco un estratto delle sue parole: “Non voglio sentir dire che il 2023 sarà il nostro anno, perché con queste basi organizzative e di prestazione sarà ancor più difficile. Si sta perdendo tempo a non affrontare subito ciò che deve essere migliorato“. Le parole di Mazzola sono piuttosto chiare: a Maranello occorre darsi una mossa e sbattere fuori coloro che non hanno la competenza per occupare quei posti.