La Ferrari è ormai la terza forza di questo mondiale, spazzata via da Verstappen e superata dalla Mercedes anche in Olanda. Che fallimento.
Se mai ci fossero stati dubbi, la Ferrari li ha completamente diradati. Come era facile immaginare, anche il 2022 si è trasformato in un fallimento, nella totale disperazione dei tifosi, che ingenuamente si erano fatti convincere del fatto che questo potesse essere il famigerato anno buono, quello che ormai tutti aspettano da ormai 15 anni.
E pensare che tutto era iniziato maledettamente bene, con Charles Leclerc e Carlos Sainz primo e secondo, in parata, sul traguardo del Bahrain, mentre entrambe le Red Bull di Max Verstappen e Sergio Perez si ritrovarono costrette al ritiro. Non poteva esserci un inizio di stagione migliore, ma purtroppo si è trattato dell’ennesimo bluff, che già tante volte ci aveva illuso nel passato.
La Ferrari, come dissero Mattia Binotto e John Elkann già nel corso della fallimentare stagione 2020, aveva deciso di puntare tutto su questo campionato, caratterizzato dalla rivoluzione tecnica e dal ritorno dell’effetto suolo, che avrebbe fatto ripartire tutti da zero annullando il grande vantaggio accumulato da Red Bull e Mercedes negli ultimi anni.
Proprio queste due squadre, vista la splendida sfida mondiale tra Verstappen e Lewis Hamilton dello scorso anno, hanno sviluppato le loro vecchie monoposto sino alla fine, ed i risultati si sono visti: il team di Brackley ha totalmente sbagliato progetto e solo ora sta resuscitando, mentre gli anglo-austriaci ci hanno messo qualche gara prima di estrarre il massimo potenziale della RB18.
Arrivati a questo punto, con la gara di Zandvoort che ha sancito il ruolo di terza forza per la gloriosa Scuderia modenese, viene nuovamente in mente la fatidica domanda: non sarà il caso di cambiare tutto all’interno di questa squadra? La risposta è ovviamente affermativa, ma per Binotto è tutto a posto così.
All’ingegnere di Losanna basta capire ed analizzare, senza mai trovare alcunché che possa migliorare la situazione. Dopo un’annata caratterizzata da follie strategiche e diversi problemi di affidabilità, dal Belgio la vettura è diventata anche lenta, ed in questo c’è sicuramente lo zampino della nuova direttiva tecnica, la TD39, che a Maranello hanno accettato in silenzio, senza fare un fiato.
Ferrari, l’ennesimo tracollo tecnico e politico
I grandi media, per giustificare l’accettazione da parte della Ferrari del nuovo regolamento, hanno citato la motivazione che la FIA ha utilizzato per imporre la nuova direttiva, ovvero, i motivi di sicurezza. Tale scenario impedisce alle squadre di metterla ai voti, altrimenti sarebbe servita l’unanimità prima di poter cambiare le regole.
Tuttavia, quando si parla del Cavallino, tutto ciò dovrebbe passare in secondo piano. Mattia Binotto aveva il dovere di far rispettare la squadra per cui lavora e che dirige, arrivando anche a minacciare un problema ritiro delle vetture se il regolamento imposto avesse fatto perdere anche un solo decimo alle sue auto.
Come nel caso di due anni fa, con l’accordo segreto che rese la Ferrari lo zimbello della F1 nel 2020, lui non divulgò i dettagli dell’accordo segreto, andando in giro a ribadire che la power unit era regolare, ma evidentemente non era così. Siamo davanti ad una sorta di intoccabile, che nonostante i continui errori, è destinato a mantenere il proprio posto a vita, ma quando alla presidenza c’è uno come John Elkann, c’è poco da stupirsi.
A gente del genere, della F1 e del motorsport non può interessare nulla. L’importante è che a fine anno arrivino gli assegni ed i milioni di dollari dall’organizzazione, ed ormai ha senso pensare che la Scuderia modenese partecipi solo per il gusto di farlo. I risultati non contano più, la squadra è allo sbando, e degli ottimi piloti come Charles Leclerc e Carlos Sainz difficilmente rinnoveranno dopo il 2024. La sconfitta di quest’anno è stata tecnica, umana e politica, e per riparare i danni d’immagine ci vorrà davvero molto tempo. Se qualcuno non interverrà presto, a Maranello non resterà più nulla.