L’ex Presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, ha rilasciato delle dichiarazioni molto interessanti sull’operato di Binotto.
La Scuderia Ferrari vive l’ennesimo momento negativo della sua storia. Dopo l’illusione iniziale, la squadra italiana è tornata con i piedi per terra a dover analizzare, nuovamente, i tanti errori che hanno caratterizzato il cammino. Seguendo il pensiero dell’attuale Presidente John Elkann, la Rossa ha puntato tutto sul nuovo regolamento con l’obiettivo di tornare ad essere competitiva per la conquista delle vittorie. Per farlo i tecnici della Scuderia si sono presi dei rischi in merito all’affidabilità.
Il motore Superfast, infatti, sembrava all’inizio essere il perfetto connubio tra performance e resistenza, ma le avarie avuto nel corso della stagione hanno segnato le ambizioni dei piloti. Da squadra giovane degli anni scorsi a squadra che dovrà imparare dai propri errori in questa annata. E’ cambiato tutto per non cambiare un aspetto essenziale: la squadra non è pronta a lottare per i titoli mondiale. Nonostante il team principal, Mattia Binotto, abbia preso le redini della squadra nel 2019, non sono bastate le novità regolamentari e anni di mancate vittorie per preparare il terreno fertile in vista una svolta. Si era parlato, alla vigilia dell’attuale ciclo tecnico, di una concreta possibilità di aprire un ciclo vincente. Ferrari, quali sono i motivi del crollo? C’è una teoria che fa scalpore.
Nelle ultime dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta, l’attuale Presidente della Ferrari John Elkann, alla vigilia dell’appuntamento di Monza, ha ammesso che occorre affrontare le prossime sfide con umiltà. Nei mesi precedenti Binotto aveva avvertito i tifosi della Ferrari che conquistare un titolo mondiale sarebbe stato un compito di ben altro livello. E, in effetti, obiettivi ed ambizioni si sposano perfettamente nel box della Red Bull Racing, ma la Scuderia non è ancora in grado di poter essere all’altezza del suo nome e della sua storia. John Elkann ha ammesso che la speranza è quella di vincere un mondiale costruttori e uno piloti entro il 2026, ma appare l’ennesimo slogan di una squadra sempre più alla ricerca di una identità che ha perduto.
Ferrari, la bordata di Montezemolo a Binotto
In questa annata vi sono stati errori clamorosi del team. Al di là dei problemi tecnici e di quelli di guida, i piloti sono stati mal gestiti e i pasticci strategici hanno condotto la Rossa a vincere solo 4 gare. Lo stesso Binotto ha ammesso che avrebbero potuto conquistarne molte di più. Luca Cordero di Montezemolo continua ad osservare con grande interesse il Motorsport. “La Formula 1 è molto speciale – ha esordito Montezemolo – Solo perché sei stato un bravo manager o nel marketing non significa che lo si sarà in F1. In questo sport servono passione e dedizione. Occorre essere presenti ogni giorno e ogni sera. Bisogna fare molta politica per sostenere la propria squadra, perché gli altri la fanno”.
Di sicuro a livello politico la Ferrari di Binotto e di Elkann è stata schiacciata dalle pressioni politiche di Mercedes e Red Bull Racing. Non solo Wolff ed Horner si sono dimostrati dei condottieri intransigenti, ma anche attenti ad ogni dettaglio. “Gli errori li facevamo anche noi, ai miei tempi, così come Mercedes e Red Bull. È solo che la Ferrari è molto più esposta mediaticamente. E non perdoniamo nulla alla Scuderia perché è la Scuderia. Mattia Binotto ha l’intelligenza di proteggere sempre le sue truppe. È lui che si prende i proiettili piuttosto che esporre i suoi uomini. Bisogna capire perché si sono verificati questi errori e correggerli. Binotto è un ottimo direttore tecnico, ma la gestione della Gestione Sportiva è diversa”.
Un nuovo Presidente? “Non sta a me dirlo. La Ferrari fa parte della bandiera italiana. È un monumento nazionale. Per andare a prendere Jean Todt nel 1993, ci ho pensato a lungo, all’epoca fu una scelta che fece molto rumore. Se dovessi trovare un nuovo capo, cercherei ovunque e non solo in F1. Non è andando a cercarlo alla Red Bull o alla Mercedes che si risolve la questione. Bisogna reinventarsi, creare una nuova dinamica. Non dimentichiamo che la Ferrari ha appena costruito un’auto molto, molto competitiva. E un uomo solo non vince i campionati. È uno sport di squadra”. Sulle gerarchie piloti Montezemolo è stato chiaro, all’epoca c’è un pilota molto forte e uno scudiero, come nel caso di Michael Schumacher e Rubens Barrichello. Ferrari, soluzione estrema per Monza: come reagirà la Red Bull? (FOTO).
All’importante rivista francese, l’ex Presidente della Ferrari ha raccontato del suo primo giorno a Maranello, alla presenza di Enzo Ferrari. “Ero giovane e quando mi ha chiamato non potevo crederci. Era il 1973, avevo solo 24 anni, venivo da New York e dalla Columbia University. Per la Ferrari è stato un rischio scegliere qualcuno che non sapeva nulla di F1. Per me è stato fantastico vivere accanto a Enzo. Era molto esigente ma mi ha insegnato molto. La sua lezione principale: reagisci sempre in caso di sconfitta e soprattutto sii ancora più intrattabile se domini. Era davvero una persona meravigliosa. Sapeva come ottenere il meglio da ciascuno dei suoi dipendenti senza esercitare troppa pressione su di loro. E se con Enzo la Ferrari ha fatto bene in Formula 1 è perché era totalmente devoto a questo sport. Oltre ad essere un genio del marketing in anticipo sui tempi”, ha chiosato Montezemolo.