Il finale del GP d’Italia ha creato non poche polemiche, con il direttore di gara nel mirino come ad Abu Dhabi: casi diversi ma alla fine paga solo la F1.
Resta l’amaro in bocca per gli oltre 100 mila spettatori giunti a Monza, che speravano di vedere un finale diverso per il GP d’Italia di F1. E non tanto perché la Ferrari è stata battuta ancora una volta da Max Verstappen, ma perché quello che è accaduto negli ultimi giri ha in pratica annullato la gara e tolto uno spettacolo che poteva essere fino alla fine emozionante. Una chiusura che sicuramente si aspettava ben diversa anche Giacomo Agostini, una leggenda delle due ruote e che a Monza ha corso tante volte con la sua moto, che per l’occasione era stato insignito del ruolo di uomo che avrebbe sventolato la bandiera a scacchi del GP che sanciva i 100 anni del circuito brianzolo.
Se c’è qualcuno che più di tutti mastica amaro per l’esito della gara è senz’altro (neanche a dirlo) la Ferrari, che nelle ultime tornate poteva avere la chance di giocarsi la vittoria con Charles Leclerc, anche se in realtà Verstappen, veloce per tutti i giri, aveva anche il vantaggio di aver montato nel finale, dopo la Safety Car, un treno di morbide nuove rispetto a quelle del monegasco, che avevano sul groppone già tre tornate.
Forse ha avuto più da ridire Carlos Sainz Jr., che dopo una rimonta pazzesca nella prima fase della corsa, con sorpassi a ripetizione, poteva dare l’assalto al terzo posto di George Russell, anche con una sola occasione data magari da un ultimo giro a tutta. E invece così non è stato, colpa a detta di molti dei commissari di gara e degli errori compiuti dopo il ritiro di Daniel Ricciardo. Ma alla fine forse ad aver perso realmente è stata la F1.
Il caos di Monza fa tornare in mente Masi
Ma analizziamo la situazione. Il motore della McLaren dell’australiano si ammutolisce al giro 47 dei 53 previsti a Monza, in un punto decisamente scomodo per intervenire. Già questo dovrebbe far scattare immediatamente l’allarme e far propendere i giudici a decidere senza esitazioni per una Safety Car. Invece la decisione arriva colpevolmente tardi: prima infatti passa sul traguardo Verstappen, poi, dopo una ventina di secondi, appena Leclerc supera il punto in cui può rientrare ai box per una sosta anticipata, ecco la decisione che mette in stand-by la gara. Una mossa che molti hanno valutato come apertamente pro-Max e contro la Ferrari.
Nonostante i dubbi, però la decisione arriva, anche se in ritardo. Ma quello che succede dopo è ancor più grave. La procedura decisa dai vertici della F1 e dalle squadre infatti vuole che la Safety Car entri davanti al leader della corsa, invece si piazza davanti a Russell, in quel momento terzo in classifica. Una manovra che costringe in pratica Verstappen e Leclerc ad accodarsi con un giro di ritardo e più. Intanto siamo arrivati al giro 49 e i piloti si fermano per cambiare le gomme in vista di un possibile finale di corsa a tutta.
Ma in pista intanto le cose vanno tanto, troppo a rilento. La gru per spostare l’auto di Ricciardo arriva solo quando le vetture sono al giro 51, con manovre che fanno tornare alla mente quel GP del Giappone che costò la vita anni fa a Jules Bianchi, un’era fa praticamente per la F1, ora decisamente più sicura. Inoltre la Safety Car va velocemente e i piloti fanno fatica a sdoppiarsi, con ordini che arrivano anche in ritardo. Insomma così la frittata è fatta, perché solo al giro 53 la situazione sembra tornare alla normalità e la gara ormai è compromessa, tanto che si è costretti a passare anche per l’ultimo giro in questa situazione e chiudere la gara dietro l’auto dei commissari di corsa.
La F1 non merita questo spettacolo
Le polemiche sono divampate subito, con chi ha lamentato le lentezze della direzione gara e gli errori compiuti in quelle fasi. Mattia Binotto, team principal Ferrari, è stato il più esplicito parlando di “dormita” generale e di uno spettacolo, quello della F1, che merita risposte veloci. La Red Bull si è accodata alla Rossa, mentre la Mercedes con Toto Wolff è andata controcorrente, difendendo l’operato dei commissari ma evidenziando come tutto possa essere migliorabile.
Certo è che a molti sarà tornato alla mente quel Michael Masi, insultato, minacciato e poi defenestrato per i fatti di Abu Dhabi, che arrivarono dopo una stagione piena di errori. Stavolta però gli attori erano diversi, ma l’esito in pratica è stato lo stesso: caos e rabbia. E a pagare il prezzo più caro è stata la F1. Ma la differenza tra ieri e oggi c’è: mentre nell’ultimo atto del campionato 2021 si forzò la mano per dare al pubblico uno show, stravolgendo così l’esito del GP con un giro secco, stavolta la procedura è stata eseguita alla lettera, anche se in ritardo. Ma è proprio la tempistica che non può essere accettabile. Ma la FIA metterà mano a questo? O ancora una volta sarà tutto rimandato al prossimo errore?