Ad Aragon il ko di Quartararo ha riaperto ufficialmente il Mondiale. Ecco cosa non va e come la Yamaha potrebbe dargli una mano nel rush finale.
Da +91 a -10 nel giro in pratica di tre mesi. Fabio Quartararo sembrava il padrone della MotoGP 2022, pronto al bis iridato anche per l’incostanza degli avversari e invece eccolo dopo il GP di Aragon a leccarsi le ferite, fisiche e mentali. Pensava di aver tenuto a bada bene finora Pecco Bagnaia, invece tutto in poco tempo è andato a rotoli. E il rischio ora è quello di vedersi scivolare tra le dita quella riconferma sul tetto del mondo che tutti ormai davano per certa. Sì perché chi avrebbe scommesso il 19 giugno scorso che la Ducati con Pecco potesse tornare clamorosamente sotto al francese? Davvero pochi temerari.
Sono passati tra mesi da quel GP di Germania, al Sachsenring, dove Bagnaia con una scivolata metteva a referto un altro zero e, con la contemporanea vittoria del campione del mondo in carica vedeva quasi il suo svantaggio arrivare a tre cifre. Una differenza davvero abissale con il rivale più pericoloso, che sembrava tenerlo ora al sicuro da ogni possibile ritorno. Certo, non c’era da sbagliare nulla o quasi nel proprio cammino per rimanere tranquillo, invece, passo dopo passo, Quartararo ha fatto errori ma anche la Yamaha ci ha messo del suo.
Quartararo, le colpe di un crollo inaspettato
Quello che era apparso subito chiaro a tutti era che la Yamaha M1 del francese non era la moto più forte del lotto, anzi. Al contrario era il campione del mondo un fenomeno, l’unico capace di farla rendere ad alti livelli, basti vedere il campionato dei suoi compagni di marca. Il nono posto all’esordio aveva fatto scattare un allarme serio, che arrivava dopo parole di fuoco nell’inverno contro i tecnici della casa giapponese, rei di non aver ancora messo una toppa nei confronti di una Ducati che sembrava sempre più la favorita.
Solo in Portogallo, al rientro in Europa, le cose per Quartararo hanno cominciato a girare. Ma mentre davanti la Rossa di Borgo Panigale non ne approfittava, giocando sulle due punte Bastianini-Bagnaia, con il secondo oltretutto neanche vincente almeno nelle prime fasi, ecco che la M1 e il francese hanno ripreso il ritmo e hanno decisamente messo il turbo, rimanendo sempre ad alti livelli e approfittando delle cadute altrui ha messo la testa davanti a tutti, creando piano piano un solco davvero importante.
La costanza è stato il segreto del campione del mondo, mentre i rivali hanno ancora una volta mostrato troppi alti e bassi. Un particolare che non può essere sottovalutato se si vuole concorrere per il Mondiale. I due trionfi a Barcellona e Sachsenring sembravano aver già deciso la corsa al titolo, con l’appuntamento di Assen che sembrava il primo vero match ball per Quartararo. La gara infatti segnava non solo lo spartiacque del campionato ma anche l’ultimo GP prima della pausa estiva. E dominare ancora avrebbe voluto dire per i rivali alzare bandiera bianca. Invece ecco l’errore che non ti aspetti e il primo zero stagionale, gratuito, che non è da Quartararo.
Proprio quel ritiro, dopo una scivolata ingenua che ha coinvolto Aleix Espargarò e il successivo incidente per provare quantomeno a cercare di prendere qualche punto, è stato un piccolo campanello d’allarme per il francese, che in pratica si è giocato subito un bonus che poteva essere fatto più avanti. Un risultato così prima di una sosta può, anche inconsciamente, minare l’animo anche del pilota più tranquillo del mondo. E così forse è stato anche con Quartararo, che al rientro ha subìto la rimonta prepotente di Bagnaia, alla quale ha risposto con un solo vero risultato di rilievo, il secondo posto in Austria che sembrava davvero far sperare bene il transalpino.
La realtà però è che è stata la Yamaha a venir meno, oltre alla fortuna, vedi l’esito di Aragon, con la doppia caduta in pista e fuori. La M1 manca di potenza, lo dice Quartararo da due anni, lo dicevano ancor prima di lui Valentino Rossi e Maverick Vinales. Solo nei test di Misano sono arrivate le prime vere risposte dopo anni di disperate suppliche sotto l’aspetto motoristico. Novità però che non sono state adottate subito, visto che si tratta di soluzioni in vista per il 2023. Ma forse, dopo quanto accaduto ad Aragon, il francese si sarà fatto sentire con i vertici giapponesi per avere subito a disposizione quelle armi che gli possono permettere di lottare già ora contro Bagnaia.
La domanda è: davvero la Yamaha lo accontenterà o, come successo già in passato, lascerà solo al suo destino il suo pilota di punta, per continuare a seguire il suo programma di sviluppo senza scosse, come piace ai giapponesi? Su questo particolare forse si potrà giocare il Mondiale 2022.