Lewis Hamilton e Michael Schumacher sono i due piloti più vincenti della storia della F1. Un grande del passato dà una lettura particolare.
Quando si pronunciano i nomi di Michael Schumacher e Lewis Hamilton, si pensa automaticamente ai due piloti più vincenti della storia della F1. Insieme, il tedesco ed il britannico hanno portato a casa ben quattordici titoli mondiali piloti, un numero impressionante, con l’alfiere della Mercedes che ha fatto anche meglio in termini di vittorie e pole position.
Hamilton si è imposto per 103 volte, e dalla sua ha anche altrettante partenze al palo. Schumacher si è fermato a 91 affermazioni e 68 pole position, ma è giusto sottolineare che ai suoi tempi c’erano anche molte meno gare in calendario e che la F1 era ben diversa da quella che conosciamo oggi.
Ciò non toglie nulla allo strabiliante talento di Sir Lewis, che ora sta però affrontando un’annata molto difficile a causa di una Mercedes non competitiva. Il sogno dell’ottavo titolo mondiale sta man mano svanendo, e dopo la beffa di Abu Dhabi che ha regalato il successo iridato a Max Verstappen ed alla Red Bull ci si poteva attendere ben altro dal team di Brackley.
Lewis è l’unico pilota nella storia della F1 ad aver vinto almeno una gara durante tutte le stagioni a cui ha partecipato, cosa che quest’anno è messa in pericolo dalla scarsa competitività della freccia d’argento. Dal 1991 al 2006, ovvero durante la prima esperienza nel Circus di Schumacher prima del rientro con la Mercedes, a Michael era sfuggita la vittoria di tappa solo nel 1991, ma in quel caso esordì con una macchina ben inferiore ai top team e corse solo le gare finali della stagione.
Nella giornata odierna, affrontiamo il pensiero di Ross Brawn sulla fase finale delle carriere di Schumacher ed Hamilton, due piloti che l’ingegnere sudafricano conosce molto bene, avendo collaborato con loro durante la sua carriera. L’ex stratega della Ferrari e team principal della Mercedes ha effettuato un curioso paragone tra le due leggende del Circus, a cui in pochi hanno pensato nel corso di questa stagione.
F1, Ross Brawn paragona Hamilton a Schumacher
Ross Brawn ha lavorato con Michael Schumacher per tantissimi anni in F1. I due erano assieme in Benetton ai tempi dei mondiali del 1994 e del 1995, per poi trasferirsi in Ferrari, dove avrebbero creato un dominio durato per tantissime stagioni consecutive, demolendo la concorrenza dal 2000 al 2004.
In seguito, si sono ritrovati in Mercedes, dove hanno collaborato dal 2010 al 2012. Brawn ha poi ricoperto il ruolo di team principal anche nel 2013, quando il Kaiser di Kerpen cedette il volante a Lewis Hamilton Il sudafricano è convinto che Michael sia stato fondamentale nella costruzione del ciclo Mercedes, ritenendo che Sir Lewis possa fare qualcosa del genere per il futuro della sua squadra.
Ecco le sue parole rilasciate ad “F1 Insider“: “Lewis è nel crepuscolo della sua carriera. Ma questo non significa che sia ancora finita. Quest’anno, per molto tempo, ha avuto un’auto con cui non può vincere. Quindi mette molte energie per cambiare la situazione in chiave futura. Per lui questa volta è una prova di carattere molto importanet. Può darsi che il suo compagno di squadra George Russell sia più affamato nelle gare, ma è anche un discorso di età. Puoi confrontare la situazione di Lewis con il momento in cui Michael accettà di venire in Mercedes“.
Brawn ha aggiunto: “Come pilota, devi sempre decidere se vuoi essere parte della soluzione o parte del problema. Michael ha ridefinito il suo ruolo all’epoca, quindi era parte della soluzione e ha contribuito a costruire la squadra che avrebbe vinto otto titoli costruttori consecutivi. Si è sacrificato per il futuro della squadra, per così dire, e ha giocato un ruolo chiave nel gettare le basi per il suo successo. Lewis tornerà, ne sono convinto“.
“Proprio come la sua squadra. Credo che i periodi di debolezza che devi superare ti rendano ancora più forte. Lo so per esperienza personale. Credo sia giusto ricordare quello che accadde ai tempi della Ferrari: tra il 1997 ed il 1999 perdemmo tre mondiali per pochissimi punti, fu dura da accettare per noi come squadra e per Michael come pilota“.
Ross ha poi concluso: “Quelle tre stagioni ci misero veramente a durissima prova, per noi furono delusioni quasi impossibili da superare, perché mancò davvero poco al successo finale. La squadra sarebbe potuta crollare per la delusione. Ma è successo il contrario: ci siamo avvicinati ancora di più e siamo migliorati, trasformando quelle che erano le nostre debolezze in punti di forza“.