Il GP di Singapore ha visto per una volta commettere errori importanti Hamilton e Verstappen. Segno che non solo la Ferrari è umana.
In una stagione quasi perfetta ci stanno delle sbavature. E’ normale, non si è degli automi ma umani. Ed è quello che hanno dimostrato la Red Bull e Max Verstappen a Singapore, in un GP che poteva sancire la vittoria con sei gare d’anticipo del secondo Mondiale consecutivo e che invece si è trattato di un mezzo flop. Ma è normale anche che sia tornato a mostrare di nuovo il suo lato umano quel Lewis Hamilton che da inizio stagione spera di tornare a lottare per qualcosa d’importante e che dopo una corsa frustrante, sempre dietro a Carlos Sainz Jr, è incappato in un banale errore dovuto alla foga del momento.
Per un weekend quindi non è finita la Ferrari sotto i riflettori, perché almeno per una volta la Rossa non ha combinato guai, portando a termine un GP senza sbavature, se non calcoliamo lo sprint al via che ha relegato Leclerc in seconda posizione. Ma c’è da dire che, guardando l’esito della corsa, Perez ha meritato complessivamente la vittoria, perché in realtà il ferrarista non è mai stato veramente in grado di attaccarlo.
Fa specie dunque vedere in un gran premio tutti questi errori degli avversari, di Red Bull e Mercedes che invece in questi anni hanno dato battaglia cercando di ridurre al minimo le sbavature, puntando tutto sulle prestazioni al massimo in ogni corsa. Ma, a quanto pare, anche gli altri sono normali. Ed è meglio sottolinearlo.
Verstappen ed Hamilton, errori inusuali
Che non sarebbe stato un weekend normale per la Red Bull lo si è capito già prima, quando è esploso nel paddock il caso budget cap, con una soffiata interna alla FIA ai team e alla stampa secondo cui Aston Martin e la scuderia anglo-austriaca hanno sforato il tetto nel 2021, la prima per una cifra molto bassa ma la seconda di almeno 5 mln. Un fatto questo che ha sconvolto gli altri team, che hanno subito chiesto severità da parte della Federazione.
Tutto ciò alla vigilia di un GP chiave per Verstappen, che già a Singapore si giocava il possibile match ball contro Leclerc e portare a casa il secondo Mondiale di fila. La tensione è sembrata palpabile fin da subito al muretto box, e quanto accaduto in qualifica, con la poca benzina che non ha permesso all’olandese di fare un ultimo giro da pole, è stato il primo segnale che qualcosa a livello di serenità non andava. Dall’ottavo posto era chiaro che per Max sarebbe stata durissima e così è stata, ma l’olandese è stato comunque capace di sfruttare la netta superiorità della macchina in alcune occasioni, eccedendo però in maniera esagerata in altre, cosa che lo ha portato a degli errori che alla fine gli sono costati caro.
Discorso diverso invece per Hamilton, che già in qualifica aveva capito che con una pista bagnata o in condizioni intermedie la Mercedes poteva tornare pienamente in corsa non solo per il podio ma addirittura per la vittoria. Mai come stavolta infatti la scuderia anglo-tedesca aveva l’opportunità di ottenere quell’obiettivo stagionale che Toto Wolff ha ormai stabilito da diverse settimane, ossia almeno un successo stagionale. Invece per il sette volte campione del mondo è stato un GP di sofferenza dietro a un Sainz che proprio non aveva feeling con la Ferrari, ma che l’inglese non ha mai avuto l’opportunità di sorpassare nè in pista nè ai box. Anzi, nel momento più caldo ha anche esagerato finendo lungo e danneggiando l’ala anteriore, episodio questo che ne ha compromesso la gara. E se ci mettiamo anche la scialba prestazione di Russell, la domenica no di Mercedes è completa.
Lewis ha peccato di foga, ma va compreso: dovesse continuare così il 2022 sarà il primo anno da quando è in F1 in cui non otterrà neanche un successo. E per uno competitivo come lui è davvero un qualcosa che non va bene. Ci sta un momento di debolezza come questo, in un’annata così particolarmente difficile. Anche altri big in passato hanno mostrato il loro volto umano nelle difficoltà, da Michael Schumacher a Niki Lauda. E Hamilton e Verstappen non saranno gli ultimi.