Da -91 a -2 nel giro di pochi mesi. Bagnaia ha completato la rimonta ma dietro a questo exploit c’è anche un particolare.
A Buriram l’aggancio virtuale, anche se ci sono ancora due punti a dividerlo da Fabio Quartararo. Ma Pecco Bagnaia dalla Thailandia torna con una certezza: lo sforzo messo in piedi da Assen fino ad oggi lo ha portato di nuovo a giocarsi il Mondiale. Solo a fine giugno scorso un’affermazione del genere sembrava irrealistica, visto che tra lui e il campione del mondo in carica e leader della classifica c’erano 91 punti di distacco. Ma dopo la vittoria in Olanda lo aveva detto: “Puntiamo a vincere ogni gara possibile, a fare del nostro meglio e poi vedremo a fine anno dove saremo”. E così è stato. Ora può davvero voltarsi e capire cosa ha fatto in questi mesi e dove è arrivato.
I numeri parlano chiaro: in sette GP quattro vittorie, un secondo e un terzo posto, con unico neo il ko di Motegi che spera di non dover rimpiangere da qui a fine anno. Questi sono risultati di chi ha davvero cambiato marcia e ha lavorato sodo sui suoi punti deboli. A partire dal primo: la costanza di rendimento. Infatti se c’era qualcosa che non andava era proprio il ruolino di marca fatto di troppi alti e bassi da inizio stagione. Da Jerez poi in pratica o vinceva o finiva fuori. Per questo ha dovuto lavorare molto sul feeling con la moto ma anche con il team, con il quale soprattutto nelle prime uscite ha avuto da ridire per i troppi test sui materiali per migliorare la GP22 che lo hanno costretto a sacrificare momenti preziosi in pista per trovare un giusto amalgama con la moto. Ma non è il solo aspetto che ha curato.
Bagnaia e il segreto di questa rimonta
In questi mesi Pecco pare aver trovato anche un certo aiuto non solo dai risultati ma anche da “fattori esterni”. Sì perché se c’è un altro aspetto che il pilota Ducati ha sottolineato a più riprese è quello della crescita dal punto di vista mentale, fondamentale per rimanere ad alti livelli. E lui ha fatto di tutto per riuscire a migliorare anche sotto questo aspetto.
Proprio in Thailandia Jack Miller, suo compagno di box, ha rivelato come decisivo per il podio di Bagnaia sia stato il fitto dialogo avuto tra i due prima della gara, mentre la pista veniva investita da un temporale. In quella condizioni il pilota italiano sapeva che avrebbe sofferto, visti anche i precedenti in Indonesia e a Motegi nelle prove. Invece l’intervento dell’australiano, che lo ha esortato a pensare positivo e a dedicarsi esclusivamente al feeling con la moto, oltre a tranquillizzarlo sulle possibilità della Ducati sul bagnato, ha sortito l’effetto sperato.
Un particolare questo che però fa tornare alla mente anche gli altri precedenti, a partire dalle visite al box Ducati a più riprese tra la fine dello scorso anno e in questa stagione di Casey Stoner, l’unico ad aver saputo domare in passato la Rossa di Borgo Panigale e a portarla al titolo Piloti. Ma anche i tanti scambi d’opinione col mentore Valentino Rossi, che nonostante si sia ritirato e dato alle quattro ruote non perde occasione per dare i propri pareri al suo pupillo dell’Academy. Più volte Bagnaia ha sottolineato come un coach al suo fianco del calibro di questi due sarebbe fondamentale per lui. Perché ha capito che solo lavorando su certi dettagli con chi ha saputo vincere tanto può aiutarlo ad arrivare lì in alto.
Guai però a dire che questo sia un segno di debolezza. Anzi. Va visto invece come un segno di intelligenza, di consapevolezza dei propri limiti che devono essere migliorati se si vuole vincere. Perché a volte ci pensa la natura a darti il talento e la mentalità da “cannibale”, a volte invece certe qualità bisogna svilupparle in corsa. E se si è consapevoli di ciò e si lavora per migliorare, si è altrettanto talentuosi come gli altri.