La delusione di Suzuka ha fatto alzare la voce a Binotto, che non si è mai visto così arrabbiato. E ci si domanda: la Ferrari è arrivata al limite?
“Decisioni ridicole e inaccettabili”. Sono queste le parole di Mattia Binotto, pronunciate dopo il GP del Giappone, che hanno fatto gridare al miracolo in casa Ferrari. Sì perché dopo l’ennesima amarezza stagionale, a Maranello hanno alzato la voce, ma in una maniera insolita rispetto agli standard a cui eravamo abituati ultimamente. Il pur pacato team principal, che molto spesso aveva puntato più a non accendere incendi e a ponderare le parole nel giudicare i casi più scottanti che vedevano coinvolti i commissari della FIA, stavolta ha deciso per una vera e propria esplosione di rabbia, seppur sempre usando toni comunque pacati.
Quello che non è andato giù? Tanto, quasi tutto di quello che è successo in Giappone. E stavolta Binotto non lo ha nascosto. Anzi. Il team principal della Ferrari ha mostrato fin dalle sue prime dichiarazioni tutto il suo malcontento, che non è però solo derivante da quanto accaduto a Suzuka quanto più la sommatoria di tante piccole (e grandi) cose che sono avvenute negli ultimi mesi. Si sa poi che a lungo andare, se uno trattiene la rabbia, il rischio poi è quello di tracimare, di uscire fuori dal seminato in un attimo, usando anche parole forti.
Binotto: dove può arrivare la rabbia Ferrari?
C’è da dire però che, come affermato prima, lo sfogo di Mattia è stato comunque ponderato, senza scivoloni come di solito capita a chi si fa prendere dalla rabbia del momento. E’ stato duro nei concetti e appropriato nella terminologia e nell’analizzare cosa non sta andando. A partire dalle penalità che vengono afflitte a piloti e team in questa stagione, con il caso di Leclerc risolto in un battito di ciglia, senza aspettare il colloquio con il pilota mentre per un caso altrettanto limpido come quello di Perez a Singapore non c’è voluta solo la mezz’ora che mancava dal termine del GP ma anche ulteriori tre ore di dibattito con l’interessato.
Per non parlare poi della gestione della partenza e dell’ennesima gru in pista con le auto in corsa (seppur in regime di safety car). Insomma tutte cose che, se sommate agli episodi accaduti in precedenza, hanno fatto esplodere Binotto e la Ferrari, che ora chiedono a gran voce che la gestione della F1 (e quindi della FIA) cambi decisamente. Troppe decisioni prese interpretando il regolamento, che invece ha bisogno di pene certe come le regole.
Ma non è tutto. Infatti la questione budget cap, slittata ancora una volta, è una delle questioni di fondo che forse hanno innervosito così tanto Binotto e i vertici di Maranello. Tanto che dalle parole del team principal e dalla mimica facciale è emerso ben più di una delusione, quanto di una rassegnazione al fatto che, come spesso accade, l’andare oltre le regole non porti a pene esemplari ma a una certificazione dello status quo in favore di chi ha “barato”. C’è la sensazione che dopo il caso power unit del 2019, anche quello gestito male dalla FIA, che nell’occasione “preservò” la Ferrari dalle accuse del Circus e non solo, la Rossa sia finita con l’essere messa in secondo piano dalla Federazione, quasi dovesse espiare delle colpe che sono state “nascoste”. E quindi debba subire in silenzio ogni tipo di decisione a sfavore.
Binotto, con le sue ultime parole, ha invece alzato finalmente la testa e fatto capite che la Ferrari non può accettare più di rimanere in silenzio. Ma servirà? La sensazione è che quanto accaduto in passato possa ripresentarsi di nuovo, ossia il pericolo che la Ferrari dica addio alla F1. In passato fu bravo il pur non irreprensibile Bernie Ecclestone a ricucire i rapporti con Maranello, ma oggi siamo di nuovo in una situazione al limite dove tutto può accadere. E servirà una Ferrari forte, non solo Binotto, per poter tener testa a una FIA che sembra davvero fuori da ogni logica.