La Ferrari ha perso il vantaggio tecnico di inizio stagione, ed il passo gara è diventato un problema enorme. Proviamo a capirne i motivi.
Il Gran Premio del Giappone ha messo fine, anche a livello matematico, a quelle poche speranze che erano rimaste ai tifosi della Ferrari. Max Verstappen si è laureato campione del mondo per la seconda volta consecutiva, ed alla Red Bull basterà davvero una formalità ad Austin per mettere le mani anche sull’iride riservato ai costruttori.
Mettendo da parte le polemiche relative alla penalità inflitta a Charles Leclerc ed alla questione Budget Cap, è corretto effettuare un’analisi sul crollo della monoposto di Maranello, che ormai distrugge le gomme sul passo gara. Questa monoposto resta forse la migliore in qualifica, dove sfida costantentemente la Red Bull riuscendo anche a batterla.
A Suzuka, su una pista del tutto favorevole alla RB18, Leclerc e Carlos Sainz hanno chiuso rispettivamente a 10 e 57 millesimi da Verstappen, il quale aveva a disposizione sicuramente la monoposto più completa e forte. In gara, anche se con la pioggia, si è rivisto il solito dominio dell’olandese, che ha gestito le gomme in modo eccezionale, rifilando mezzo minuto al monegasco in una gara durata 40 minuti.
La Rossa, da qualche gara a questa parte, è definitivamente crollata sul fronte prestazionale, aspetto sul quale aveva tenuto botta sino all’Ungheria, anche se il mondiale era già bello che andato a causa dei problemi tecnici e degli infiniti errori strategici commessi nella prima parte di stagione.
Ferrari, ecco i motivi del tracollo sul passo gara
Non ci sono dubbi sul fatto che la Ferrari fosse la macchina migliore ad inizio anno, ed anche i primi sviluppi portato a Barcellona sortirono gli effetti sperati, anche se le esplosioni della power unit che hanno colpito Charles Leclerc in Spagna ed a Baku e Carlos Sainz in Austria hanno sicuramente rovinato gran parte del lavoro svolto.
Sul passo gara, la Rossa è stata sempre al livello della Red Bull nella prima parte di campionato, fatta eccezione per le tappe di Imola e Miami, nelle quali il team di Milton Keynes scese in pista con una RB18 già molto evoluta, mentre la Scuderia modenese stava attendendo per portare gli upgrade in quel di Barcellona.
I due top team hanno optato per delle filosofie di sviluppo opposte, con la Ferrari che ha lavorato molto sulle ali, senza guardare eccessivamente al fondo ed alla carrozzeria, aspetti che la Red Bull ha tenuto molto sott’occhio. Gli uomini di Adrian Newey sono sempre stati convinti del fatto che il problema iniziale di questa macchina fosse il peso, ed il tempo gli ha dato ragione.
Con i vari step, la monoposto di Max Verstappen e Sergio Perez è dimagrita, guadagnandone in bilanciamento e gestione gomma, mentre la Rossa ha fatot il gambero. Il fondo portato in Francia ha sicuramente aumentato il carico aerodinamico, ma ha peggiorato, di fatto, il bilanciamento, portando ad una cattiva gestione delle mescole.
A Monza, gli uomini di Maranello hanno effettuato delle prove comparative tra la specifica portata al Paul Ricard e quello usato in precedenza, senza però tornare alla soluzione originale. Ad inizio anno, la F1-75 era in grado di controllare maggiormente la temperatura delle gomme posteriori rispetto alla RB18, poi, qualcosa, è cambiato.
La finestra di utilizzo delle gomme si è ristretta per la Scuderia modenese, e su questo potrebbe esserci anche lo zampino della TD39 introdotta in Belgio, dal momento che fino ad allora non c’erano stati problemi così grandi sul fronte della gestione degli pneumatici. La Rossa era una monoposto che generava carico e temperatura sulle mescole ad altezze da terra molto basse, anche a costo di soffrire di porpoising in maniera più accentuata.
Tutto ciò potrebbe rivelarsi sportivamente drammatico anche in chiave 2023, dal momento che le vetture verranno rialzate di altri 15 mm per rispettare il nuovo regolamento. A Maranello dovranno trovare una soluzione in fretta, sperando che le cose migliorino già da queste ultime gare per non dover affrontare un inverno fatto di incognite e poche certezze.