La vittoria del titolo mondiale a Suzuka di Verstappen ha lasciato qualche sospetto, soprattutto per le decisioni frettolose della FIA.
Una domenica davvero pazza quella di Suzuka, con la pioggia attesa che ha davvero rischiato di mandare a monte lo spettacolo della F1 che dal Giappone mancava da troppo tempo. Un particolare questo che ha reso questo weekend alquanto bizzarro, visto che si sono susseguiti una serie di avvenimenti che hanno portato comunque al risultato che tutti attendevano, ossia al bis mondiale di Max Verstappen, che proprio qui si poteva realizzare grazie ad alcuni incastri non impossibili come invece erano sperati a Singapore.
Il successo dell’olandese è stato chiaro, netto, contro una Ferrari che anche in questa occasione ha mostrato i limiti che la affliggono da almeno il GP d’Ungheria. Merito comunque a una Red Bull capace di recuperare non solo il distacco dalla Rossa ma di andarla a superare col passare del tempo, confermando così in pista un dominio che a tratti sembrava solo per “gentile concessione” dell’avversario, alle prese con noie tecniche ed errori ai box.
C’è però da dire che a molti l’esito del GP, seppur non in discussione, ha creato qualche dubbio. E non per il risultato in pista ma quanto per quello che poi ha comportato, ossia la riconferma a campione del mondo già in Giappone dell’olandese. La sensazione infatti è stata che, nonostante le ipotesi potessero tranquillamente venirsi a creare, ci sia stata una “spinta” affinchè tutto si realizzasse veramente.
Verstappen, è stata una forzatura?
Ma andiamo con ordine. A Suzuka per Verstappen era il secondo match ball ma il primo veramente realizzabile. E lo dicevano i numeri. Con il vantaggio accumulato nei confronti di Charles Leclerc e Sergio Perez, al numero uno bastavano delle combinazioni decisamente fattibili per confermare l’iride. Infatti per chiudere i conti con quattro gare di anticipo serviva:
– Vincere con il giro veloce.
– Vincere senza il giro veloce ma Leclerc non si piazzava secondo.
– Arrivare secondo con il giro veloce e Leclerc non faceva meglio del quinto posto.
– Arrivare secondo senza il giro veloce e Leclerc e Perez quarti o peggio, senza giro veloce.
– Arrivare terzo con il giro veloce e Leclerc non meglio del sesto posto e Perez non meglio del quinto.
– Arrivare terzo senza il giro veloce e Leclerc non meglio del settimo posto e Perez non meglio del sesto.
Alla fine si è avverata la seconda ipotesi, ma con la “spintarella”. Sì perché tutto questo sarebbe potuto accadere in condizioni normali, invece con una gara bagnata e ritardata nel suo avvio, con realmente solo più di mezz’ora per correre, il GP era destinato ovviamente a chiudersi con un punteggio dimezzato, come scritto nei regolamenti della F1. Ancora una volta però le zone grigie della normativa federale hanno permesso che si intervenisse in maniera discrezionale, assegnando il pieno punteggio nonostante non ve ne fossero le condizioni. Ma che le cose andassero così lo si era capito dall’inizio.
Innanzitutto l’avvio forzato della gara, nonostante il diluvio e la pista allagata, con un via non dietro la safety car per salvaguardare la sicurezza dei piloti ma per dare spettacolo, poi il botto al via di Carlos Sainz Jr e l’immediata entrata della gru, con la safety car in pista, altra condizione pericolosissima, quasi a forzare la mano per non dover smettere di correre. Poi però ci si è dovuti arrendere all’acqua e rifare tutto da capo.
Poi però ecco che a venire in soccorso degli organizzatori l’errore di Leclerc all’ultima chicane, il lungo e il rientro in pista sempre davanti a Perez che ha immediatamente attivato i commissari, che stavolta solerti come non mai si sono affrettati a dare penalità al monegasco, così finito dietro Perez. E qui c’è il colpo da maestri. “Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Così parlò Rambaldo Melandri nella memorabile scena di Amici Miei Atto I, regia di Mario Monicelli, per commentare una delle migliori zingarate del Necchi. Anche qui c’è una mossa degna del miglior attore. Infatti per permettere a Verstappen di laurearsi campione bastava solo che i punti fossero assegnati totalmente. Così è stato, cogliendo tutti di sorpresa, a partire dall’olandese, avvertito in fretta e furia (come la decisione presa) al parco chiuso.
Ma perché tutta questa voglia di vedere subito Verstappen campione? Perché il dubbio che sia stata forzata la mano è venuto a tanti. In primis perché, come ribadito anche dagli attori in ballo, Red Bull e Verstappen su tutti, si era a casa Honda, che fornisce i motori al team anglo-austriaco. La festa era stata già preparata ed è sembrato quasi non voler rovinare i piani. Una forzatura insomma presa più per venire a patti con la politica, perché alla F1 e alla FIA in realtà avrebbe fatto più gioco tenere in suspance i tifosi ancora un Gp.
La Federazione poi si è altrettanto sbrigata a spiegare il perché di questa decisione, lasciando comunque tanti dubbi in merito. Il secondo dubbio riguarda infatti il caso budget cap. Arrivare infatti a una decisione con il titolo già assegnato, renderebbe più difficile una punizione esemplare nei confronti di chi ha “barato” in un certo senso. Metterebbe così in discussione tutto il campionato (anche la credibilità dello stesso, ma questo pare essere un qualcosa non calcolato) e di sicuro non potrebbe essere fatta una cosa del genere. Insomma le perplessità che tutto dovesse andare così, in un modo o nell’altra, ci sono. Ma rimangono solo dubbi per alcuni, illazioni per altri. Sta di fatto che Max Verstappen è meritatamente campione e doveva avere, a dirla tutta, un finale migliore.