La stagione dei record di Max Verstappen è stata caratterizzata da un dominio tecnico dall’Ungheria in poi e da momenti fortunati.
Era il secondo match ball per Max Verstappen quello del GP del Giappone e l’olandese lo ha sfruttato. Ennesima vittoria stagionale (la dodicesima per l’esattezza) e titolo di campione del mondo portato a casa, il secondo della sua carriera. Un’iride meritata, dopo un’annata in cui il numero 1 ha confermato le sue doti non solo velocistiche ma anche mentali, al cospetto di una Ferrari che invece è calata decisamente alla distanza, non solo per errori ai box ma anche per una vettura sì veloce ma decisamente fragile.
Anche a Suzuka Verstappen ha confermato di essere il più forte, in qualsiasi condizione meteo. Ma soprattutto di essere il più forte dal punto di vista mentale, merito anche di un gruppo Red Bull che è stato capace di rialzare la testa dopo un inizio balbettante, partendo subito all’attacco della Ferrari e non sbagliando in pratica più nulla (o quasi). Anche se, a dirla tutta, l’olandese in qualche occasione ha dovuto anche ringraziare la fortuna. Ma, come si dice spesso, bisogna anche saperla sfruttare. E i campioni, di solito, riescono sempre a farlo.
Verstappen, le tappe del bis Mondiale
La stagione di Max a dire il vero era partita decisamente al di sotto delle aspettative, con due ritiri nelle prime tre gare, inframezzata da una vittoria in Arabia Saudita che però era sembrata davvero risicata nei confronti di una Ferrari che invece sembrava decisamente più performante. La svolta però è arrivata subito a Imola, nel Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna, in casa Ferrari, dove la vittoria nella sprint race e la domenica hanno rilanciato immediatamente le aspirazioni iridate di Verstappen.
Da quel momento in poi è stato un crescendo continuo: a Miami la rimonta dal terzo posto chiusa con la vittoria, mentre in Spagna, nonostante un errore iniziale, ha sfruttato il ko di Leclerc per agguantare l’ennesimo trionfo. Solo un mezzo passo falso a Monaco, con il terzo posto, anche se il rivale della Rossa gli è arrivato comunque dietro. Poi in Azerbaigian la nuova vittoria sfruttando il nuovo ko di Leclerc, dove è diventato il pilota con il maggior numero di podi della storia della Red Bull, 66, davanti a Sebastian Vettel.
Dopo il trionfo in Canada, ecco il primo vero problema a Silverstone, dove ha chiuso settimo, ma è l’unico vero ko stagionale. In Austria, dopo aver vinto la sprint race, è stato battuto solo da Leclerc, poi la doppietta Francia-Ungheria, dove lui e la Red Bull sono stati bravi a sfruttare le nuove indecisioni al box Ferrari e a prendere il largo. Dopo la pausa estiva poi è stato più netto il divario con la Rossa. La rimonta dall’undicesimo posto in Belgio è la ciliegina sulla torta, con un bis fortunato in Olanda e il tris a Monza, davvero d’astuzia.
Il settimo posto di Singapore, dopo una qualifica sfortunata, non ne ha compromesso però le chance di portare a casa il titolo in Giappone a coronamento di una stagione dove, al di là di tutto, ha davvero dominato. Il vero peccato? Non averlo mai visto se non inizialmente sotto pressione. Ma chissà che Ferrari e Mercedes non riescano a farlo nel 2023.