Dopo l’ennesima brutta figura rimediata dalla F1 in Giappone domenica scorsa, Verstappen si propone per dare una mano alla Pirelli.
Ormai è diventata prassi. Ogniqualvolta nel Circus si prospetta la possibilità di un GP bagnato, si va in ansia. A dispetto di quanto succede nelle più pericolose due ruote. Nella prestigiosa top class dell’automobilismo è il panico. Ciò significa che si verificano attese a spasmodiche, ritagli del programma, come abbiamo visto a Suzuka, e addirittura cancellazione.
Nella F1 del tutto è possibile. Della tecnologia più avanzata al mondo, bastano due gocce che lo show è costretto a fermarsi.
Di certo non una bella pubblicità alla categoria. E ancora meno per il fornitore unico delle gomme. Le intermedie e le full wet sviluppate a Milano, non sembrano dare la risposta che dovrebbero. E per questa ragione il fresco campione del mondo ha voluto tendere una mano all’azienda.
Verstappen si propone come collaudatore Pirelli
Approfondendo l’argomento Max Verstappen ha rimarcato la scarsa efficacia degli pneumatici da pioggia, specialmente se confrontati con il passato. “Su pista zuppa riuscivano a fare molto di più i piloti negli anni ’90 e primi 2000“, ha denunciato a Motorsport.com.
“E’ positivo poter fare dei test sulle diverse mescole. Ma credo ci sia la necessità di concentrarsi maggiormente su quelle da bagnato. Quelle da estremo sono troppo lente e non riescono a smaltire molto l’acqua. Ne consegue che non appena possibile ci si converte alle “verdi”“, ha puntualizzato. “Questo, lo si è potuto verificare chiaramente in Giappone. In un attimo i tempi sono calati di 5″. Un divario troppo ampio“, ha analizzando convinto che ci debba per forza essere una soluzione.
Per evitare di scaldare gli animi del paddock, già abbastanza in subbuglio negli ultimi tempi, il 25enne ha proseguito così la sua riflessione. “La mia non vuole essere una critica“, ha detto. “Mi interessa solo aiutare. Forse andrebbero organizzate più sessioni specifiche, in modo da lavorarci su insieme. E cercare una strada per avere delle coperture più adatte in caso di maltempo. Senza dover compiere solo un paio di tornate con le “blu” e poi passare immediatamente a quella a media intensità“.
Considerato che il meteo avverso ferma le corse. Per il driver di Hasselt è altresì sbagliato definire “wet race” un evento disputato sotto la pioggerella. Ne consegue l’esigenza al più presto di una revisione di tali “scarpe”.
In linea con il pensiero del collega Charles Leclerc ha messo in evidenza il tema dell’acqua sollevata dalle vetture. A causa dello spray, infatti, la visibilità viene ridotta, motivo per cui diventa piuttosto difficile mantenere il controllo del mezzo. Senza contare il rischio di tamponare chi è davanti. Rintracciabile solamente grazie alle tre luci a LED rosse collocate sul posteriore del veicolo.
“Non riuscire a vedere nulla è un gran problema. Quindi se potessimo fare qualcosa per migliorare la situazione e minimizzare gli spruzzi, sarebbe d’importante beneficio“, ha argomentato il monegasco della Ferrari. “Certe volte il tracciato non è in condizioni malvagie, ma il non poter vedere aumenta di molto il pericolo. Specialmente se si è in coda ad un’altra macchina. E questo porta a stoppare l’azione” .