Il nome di Briatore torna a farsi sentire in F1 dopo l’allontanamento del 2008. Le motivazioni che lo hanno spinto al rientro sono chiare.
Non appena Chase Carey ha salutato la compagnia e al vertice di Liberty Media, per quanto riguarda il Circus è arrivato Stefano Domenicali, il paddock della massima serie è tornato a popolarsi di figure note. Sia in positivo, sia in negativo. Un bene e un male che in Flavio Briatore si uniscono (vedasi il Crash-gate di Singapore 2008), lasciando un velo di mistero su ciò che il suo comeback porterà in termini di benefici.
Lui, dotato di innegabile fiuto per gli affari e sempre immerso nelle sue attività imprenditoriali dedicate al lusso, che vanno dal Crazy Pizza, al Twiga, per finire al Billionaire, non si è fatto certo pregare. Accettando di buon grado l’invito dell’amico di merende degli anni ’90, primi 2000.
Il suo carattere riformista, tendente all’opposto di Robin Hood, ovvero rubare ai poveri per dare ai ricchi, si è già avvertito. Non sarà un caso che dal suo ripristino ai GP non si vedono più giornalisti specializzati. Bensì solo VIP internazionali di ogni genere e caratura. Che nulla c’entrano con l’ambiente. E ancor meno capiscono di motori.
Esterofilo per natura, il manager di Verzuolo sa bene quale sia il futuro del motorsport e non solo. “Dubai, Qatar, Abu Dhabi, Arabia Saudita. Lì ci sono i soldi e la materia prima“, le sue parole condite da un’innegabile verità. Ossia che in Italia, ad esempio, a chi vuole creare qualcosa vengono immediatamente tagliate le gambe. Senza soffermarsi sulla soffocante burocrazia.
Briatore vuole creare una F1 nuova
Lui stesso senza l’aiuto di un prestigioso italiano, con tanti interessi fuori dai nostri confini, non avrebbe costruito tanto. “Luciano Benetton mi ha dato un’opportunità“, ha riconosciuto. “All’epoca ero uno rappresentante del marchio negli States. Mi chiese di andare in Inghilterra, dove non ero mai stato, a vedere l’investimento che avevano fatto in un team. Dopo cinque-sei mesi ho firmato un contratto con loro. Inizialmente ero direttore marketing e commerciale. Successivamente sono diventato amministratore delegato”.
E con il brand di abbigliamento, antesignano di ciò che avrebbe creato la Red Bull nella top class, dare vita a binomi vincenti: prima con Michael Schumacher. Quindi con Fernando Alonso.
Dunque, cosa aspettarsi da questo ritorno all’ovile. Al ramo che lo ha fatto diventare famoso e ambitissimo dalle donne. Modelle di lustro mondiale come Naomi Campbell e Heidi Klum. Piuttosto che starlette nostrane come Elisabetta Gregoraci.
“Al momento seguo tutta la parte intrattenimento“, ha spiegato la sua funzione. “Stiamo rivoluzionando il Paddock Club, che si chiamerà Privé. E mi occupo anche di sviluppare i gran premi in nuovi Paesi. Grazie al patron, che è stato bravissimo, agli americani dell’ente proprietario e a Netflix, la disciplina non aveva mai avuto tanta popolarità. La parte che era rimasta un po’ indietro era proprio lo show per gli ospiti. Ci stiamo lavorando. Avremo il primo esempio a Yas Marina“, ha chiosato sicuro di voler tagliare fuori i veri fan delle quattro ruote.