Il team principal della Red Bull Horner non accetta le accuse di aver barato nel 2021. E spunta un post che pare una replica alla FIA.
Lunedì scorso la Federazione Internazionale ha divulgato i risultati dell”indagine relativa al rispetto del tetto di spesa fissato a 145 milioni di dollari per il campionato di F1 2021. E parzialmente in linea con la soffiata fatta dal boss Mercedes Toto Wolff in quel di Singapore, ha notificato l’effettiva violazione di parte delle Red Bull, seppur in minima parte.
In secondo luogo, il comunicato, evasivo e privo di dettagli, si è limitato a notificare un errore procedurale nei confronti di Aston Martin e Williams. Lasciando grossi punti interrogativi sull’eventuale punizione nei confronti del team austriaco e soprattutto non soffermandosi sulla somma in causa. In pratica. Dalla nota pubblicata il 10 ottobre, abbiamo appreso poco o niente.
Unica novità sono le parole del responsabile del muretto energetico Christian Horner, professatosi meravigliato dalla non conformità. Allo stesso modo dello staff che tanti sacrifici ha dovuto fare.
Horner e il messaggio profetico
E’ tuttavia curioso che proprio in queste ore, sia emerso un post pubblicato dallo stesso manager sul sito ufficiale della squadra, in piena epoca di crisi per la pandemia. Il tema era proprio il budget cap.
“I soldi sono un argomento caldo per la F1. Alla fine qualunque limite venga posto, gli iscritti spenderanno sempre un po’ di più. Ameno un 10% extra“, il commento.
Per il 48enne non sarebbe possibile nemmeno fare di tutta l’erba un fascio. Ovvero, mettere in comparazione equipe tanto diverse: colossi come Mercedes o Ferrari, marchi impegnati nell’automotive come Renault e McLaren o ancora indipendenti come Williams e Sauber.
“Si tratta di strutture completamente differenti, con altrettanto modelli di business“, proseguiva il suo ragionamento. “Forse bisognerebbe prima capire cosa costa maggiormente. E la risposta sono ricerca e sviluppo, per quanto concerne la creazione della monoposto. E successivamente la sua evoluzione nella speranza che possa essere competitiva”.
A spingere il Circus ad introdurre il massimale a scalare, la volontà di compattare il gruppo e dare tutti l’opportunità di vincere o salire sul podio. Un principio che non ha mai davvero convinto il britannico.
“Supporto pienamente l’idea che sia necessario ridurre le spese e assicurarsi che tutte le dieci realtà presenti in griglia possa restare. Ma ci sono altri modi per raggiungere tale obiettivo. E non è certo abbassare il cost cap“, aggiungeva rilanciando il proposito della terza macchina per i big.
“Alcuni sostengono che le vetture clienti siano contrarie al dna del nostro sport, basato invece sulla costruzione di un proprio veicolo. Tuttavia i tempi sono cambiati e dobbiamo trovare il modo migliore per far sopravvivere chi dispone di meno risorse. Come ad esempio avviene in MotoGP. E se ciò potesse attrarre nuovi team, sarebbe ancora meglio“, la sua proposta finora rimasta inascoltata.
Piuttosto che vedere chi fa più fatica arrabattarsi durante l’inverno per copiare le intuizioni vincenti della stagione precedente, sarebbe preferibile per il marito di Ginger Spice vendergli direttamente l’auto.
“In questo modo tutti sarebbero competitivi e non dovrebbero impegnarsi economicamente per sostenere gli aggiornamenti. Una volta aumentata i fondi, potrebbero tornare a fare tutto da sé“, ha infine concluso.