Pur essendo stato spesso penalizzato dalla lentezza dei pit stop Ferrari, Sainz assolve lo staff in pista, compreso lo stratega.
L’atteggiamento è quello appreso dall’omonimo padre che, nella sua lunghissima carriera nei rally, ha saputo sì alzare la voce, ma altresì lisciare il pelo per evitare di creare del malanimo e tirarsi contro la squadra. In pratica, l’esatto opposto di ciò che ha sempre fatto Fernando Alonso. Non stupisce dunque che, seguito da molto vicino dal Matador, Carlos Sainz si sia affrettato ad assolvere il team per i molteplici errori compiuti nel corso della stagione.
Un campionato 2022 che, viste le premesse e l’annus horribilis della Mercedes avrebbe dovuto portare ben altro alla Ferrari. Ed che invece, a quattro appuntamenti dalla fine, fornisce numeri poco favorevoli. Seconda della generale marche con 454 punti contro i 619 della Red Bull, ha finora guadagnato 17 top 3 e 4 vittorie, mentre il duo energetico è salito per ben 23 volte sul podio, portandosi a casa 14 successi.
Sintetizzando quanto avvenuto da marzo, potremmo dire che, non appena Adrian Newey si è reso conto che la RB18 poteva essere migliorata e irrobustita lo ha fatto. Diversamente il gruppo tecnico del Cavallino ha tergiversato. Perdendo subito il terreno conquistato grazie ad un ottimo inverno. E un altrettanto valido 2021 in cui si era dedicato al progetto ad effetto suolo. In men che non si dica, quindi, il vantaggio si è consumato. E da lì in poi è cominciata una lenta, nonché progressiva discesa.
Sainz difende la Ferrari dagli attacchi
Ad acuire il deficit tecnico, ci hanno pensato gli scivoloni dei corridori stessi, come quelli del muretto e del box. Di sovente in questi mesi abbiamo sentito i media, specialmente italiani, puntare il dito contro gli addetti al cambio gomme per la loro flemma, piuttosto che contro l’addetto alle strategie Ignacio Rueda.
Parlando di quest’anno, un’occasione su tutte si è distinta per mancanza di lucidità da parte del garage rosso. L’Olanda ad inizio settembre. Lì, al momento della sosta del #55 non c’è più una ruota. Ne è conseguito un sacco di tempo perso. E non bastasse, in quella successiva, la terza della gara, il madrileno è stato penalizzato per unsafe release.
“Un gran caos“, lo definì allora il team principal Mattia Binotto.
Ciò malgrado il figlio d’arte ha voluto rinnovare il suo supporto al personale. “Noto un biasimo eccessivo verso i meccanici, che poi sono i primi a volere il meglio per la scuderia. Amano al 100% questi colori, più dei corridori stessi. Vivono la passione più di qualunque altro”, ha asserito parlando ad AS.
“Dopo i fatti di Zandvoort in molti mi hanno domandato come fosse stato possibile. Lì la colpa era della chiamata tardiva“, ha spiegato.
La chiave per l’iberico è dopo aver avuto uno svarione, saper recuperare e non ripetersi. “Certi scivoloni ci sono costati il Mondiale. Tuttavia è importante mantenere la calma e assicurarsi che non si verifichino più“, ha aggiunto.
Cosa in realtà lo ha infastidito sono stati i suoi incidenti. “Io non ho mai avuto problemi ad adattarmi alle monoposto e di sovente mi sono dimostrato più veloce del mio team-mate. In quest’annata, invece, ho faticato. E’ stata dura da accettare psicologicamente. Anche perché non riuscivo a spiegarmelo. E’ stato frustrante perché avevo un missile tra le mani. Per cui mi sono preoccupato. Ci ho lavorato su e ce l’ho fatta“, ha infine svelato le criticità incontrate nella sua seconda stagione con l’equipe modenese.