C’è una vicenda che agita l’animo di Sainz. Il pilota della Ferrari non accetta più di essere sottoposto ad una precisa domanda sul team.
Quando si corre per un top team, si sa, una delle principali questioni a cui bisogna fare il callo, è quella riguardante la gerarchie interne. E in Ferrari l’interrogativo su chi sia la guida di riferimento e chi lo scudiero, è ulteriormente amplificato. Ogni inizio anno, infatti, gli sguardi della stampa e del paddock, sono rivolti tutti alla coppia Rossa, in quanto specialmente dopo l’epoca Schumacher, la tematica è diventata prassi.
Un po’ come nel ciclismo Mario Cipollini ha sdoganato il “treno”. Nel suo percorso a Maranello in F1, Michael ha inventato la struttura piramidale, con un leader ben definito a cui ruota attorno tutta l’azione.
Approdato in Scuderia a fine 2019, Carlos Sainz, ha dunque dovuto cominciare a convivere con la suddetta questione che certo non mette dell’umore giusto chi corre, trattandosi di un ulteriore motivo di pressione.
Fatta la premessa, occorre dire che in molti nella prima parte del 2022 avevano domandato il sacrificio dello spagnolo a favore di Leclerc. Ma a quanto pare, la richiesta è rimasta inascoltata. Anzi, addirittura il boss Mattia Binotto, si è esposto pubblicamente sostenendo che non ci sarebbe stato alcun numero uno e due.
Sainz risponde “no” al ruolo di servo
Parlando con AS, il figlio d’arte ha provato ad inquadrare la situazione. “Nelle prime gare il monegasco era nettamente messo meglio sia in qualifica, sia in corsa, ma verso metà annata ho fatto grandi progressi. Ho cominciato a lottare per le prime posizioni e la cosa frustrante è che sembrava che qualcuno non lo volesse“, ha affermato facendo velatamente riferimento ad alcuni malumori nel garage rosso circa la sua ritrovata competitività.
“Prima mi criticavano perché ero lento, poi perché non lasciavo passare Charles. Mi ha dato fastidio, in particolare ciò che veniva riportato dai media. Quindi ad un certo punto non ho più prestato attenzione“, ha condiviso il suo disappunto.
Se la dirigenza ha più volte sottolineato la forza della line-up Ferrari, per il madrileno molti la pensano diversamente. “C’è chi non è d’accordo con lo schierare corridori sullo stesso livello. Personalmente invece, ritengo che sia un plus“, ha argomentato, spiegando come abbia cercato di mantenersi il più calmo possibile e di focalizzarsi soltanto sul suo lavoro.
“A dispetto dei biasimi mantengo uno spirito positivo. Voglio migliorarmi e so di poterlo fare“, ha rilanciato.
A precisa domanda se, eventualmente accettando di farsi da parte, sarebbe cambiato qualcosa per l’esito del campionato dell’equipe modenese il 28enne ha replicato con un secco “no”. Certo che il pacchetto Red Bull – Verstappen sarebbe stato comunque imbattibile.
A quattro appuntamenti dal termine Carlitos occupa la quinta piazza assoluta con 202 lunghezze contro le 252 del “Predestinato”, terzo complessivo. Se l’iberico è salito 8 volte sul podio con un successo di tappa a Silverstone, il collega ha chiuso tra i primi tre in 9 occasioni con 3 vittorie.
La differenza numerica si è delineata immediatamente. La F1-75 del #55 ha accusato subito problemi di affidabilità, e lui stesso, facendo fatica ad adattarsi all’effetto suolo ha sbagliato spesso fino all’estate.