La Ferrari ha pagato a caro prezzo i problemi di affidabilità, che hanno causato ritiri e guai sul fronte prestazionale. Ecco la situazione.
Il 2022 sarà l’ennesima stagione che la Ferrari concluderà senza la vittoria dei titoli mondiali, ma questa volta vi sono molti più rimpianti rispetto al passato. La prima annata delle nuove F1 ad effetto suolo era partita con una doppietta in Bahrain, guidata da Charles Leclerc e conclusa da Carlos Sainz.
Il monegasco era andato in fuga nel mondiale con il successo in Australia, arrivato in concomitanza con il secondo ritiro in tre gare di Max Verstappen. La Red Bull, alla vigilia di Imola, sembrava in netto ritardo rispetto alla Rossa, sia sul fronte prestazionale che riguardo all’affidabilità.
Dalla tappa italiana in poi, la situazione si è clamorosamente ribaltata, e la Ferrari si è complicata la vita da sola con tanti, troppi errori di strategia e qualche svarione dei piloti. Sta di fatto che il mondiale era già finito a luglio, in occasione dell’uscita di pista di Leclerc in Francia, per poi subire l’ennesima umiliazione in Ungheria.
Un aspetto molto importante da indagare anche in chiave futura è il calo prestazionale subito dalla vettura, che da leader indiscussa nelle prime gare si ritrova ora a dover combattere con un inaspettato degrado delle gomme. Nelle righe seguenti abbiamo formulato alcune ipotesi, che si legano a doppio filo anche con i problemi di affidabilità di questa stagione.
Ferrari, i guai al motore la causa del crollo prestazionale
La Ferrari e la Mercedes avevano concluso i test invernali con un’ottima affidabilità, mentre la Red Bull aveva patito alcuni guasti al cambio. Tuttavia, dalla Gestione Sportiva di Maranello erano emerse diverse voci riguardo a dei problemi sulle power unit alle mappature più spinte, ed una piccola conferma era arrivata dall’Alfa Romeo Racing.
Nell’ultima giornata di prove pre-stagionali, Valtteri Bottas fece segnare un gran tempo, poi seguito da un problema all’unità propulsiva che lo costrinse ad accostare poche centinaia di metri dopo il traguardo. L’inizio di campionato fu comunque ottimo sia per le Rosse che per i motorizzati dal Cavallino, ed i problemi iniziarono ad emergere nelle gare europee.
La Ferrrari decise di alzare la potenza per combattere contro una Red Bull rinvigorita dagli aggiornamenti tecnici portati ad Imola, che avevano consentito a Max Verstappen di dominare la scena sia in terra italiana che a Miami, dimostrando una netta superiorità sui rettilinei, anche e soprattutto grazie ad un’efficienza aerodinamica pazzesca della RB18, oltre che ad un motore Honda molto performante.
Charles Leclerc mise a referto la pole position in Spagna, dominando la prima metà di gara sino al guasto a turbo ed MGU-H che lo costrinsero al ritiro. Se si poteva pensare che esso fosse un problema isolato, il Gran Premio dell’Azerbaijan chiarì purtroppo ogni minimo dubbio per i tifosi.
Carlos Sainz fu costretto al ritiro dopo pochi giri per un guasto idraulico, mentre Leclerc, che stava dominando la corsa, dovette alzare bandiera bianca per un altra rottura della power unit, andando in penalità per il montaggio della quarta unità già dall’appuntamento successivo in Canada.
Il disastro non era ancora completato, dal momento che la Rossa di Sainz andò a fuoco in Austria, nel momento in cui stava per attaccare Verstappen per regalare una splendida doppietta alla Scuderia modenese proprio a casa della Red Bull. Anche Carlitos ha così subito la prima penalità in griglia in Francia, con Leclerc che ha poi cambiato un altro motore in Belgio e lo spagnolo a Monza.
Da quel momento in poi, il mondiale del team di Maranello è risultato compromesso, ed anche le prestazioni di una vettura fino ad a quel punto eccezionale sono calate. Una delle spiegazioni è legata a degli sviluppi che non hanno dato i risultati sperati, ma c’è anche da considerare la questione legata agli assetti.
Come fatto capire anche da Mattia Binotto qualche tempo fa, per evitare altri problemi di affidabilità la potenza del motore è stata ridotta, e questo potrebbe aver portato gli ingegneri a puntare su set-up più scarichi che hanno messo in crisi la gestione delle gomme.
Si tratta comunque di una spiegazione parziale, dal momento che su una pista come Singapore le Rosse hanno avuto un degrado anomale nel confronto con la Red Bull, su un tracciato dove l’assetto scarico non serve a nulla. I motivi del crollo del Cavallino può essere spiegato con un mix di fattori: gli assetti, la TD39 e degli upgrade comunque non al livello del team di Milton Keynes, che ha avuto così vita facile nella seconda parte di stagione per fuggire verso il mondiale.