In Ferrari si aspetta il ritorno al titolo da tantissimi anni, e proprio una regola del passato potrebbe essere alla base delle delusioni.
In tanti si domandano il motivo per il quale la Ferrari non sia più la superpotenza che negli anni Duemila aveva dominato la F1. Tra il 1999 ed il 2008, il Cavallino vinse 8 titoli costruttori e 6 piloti su 10 stagioni, lasciando le briciole alla concorrenza ed affermandosi come la squadra di riferimento.
Dopo l’epoca dominata da Michael Schumacher, fu Kimi Raikkonen a raccoglierne l’eredità con lo splendido successo del 2007, ma dal 2009 in poi qualcosa è cambiato drasticamente, lasciando senza speranze i tifosi. La Scuderia modenese è entrata in una crisi quasi senza precedente, che ricorda quella degli anni 80-90 del secolo scorso.
La Ferrari, come ben sappiamo, non è più quella di prima sul fronte degli uomini chiave: non c’è più Luca Cordero di Montezemolo, Jean Todt o Ross Brawn, ma non per questo non si può più pensare di vincere. Alla base dei disastri sportivi ci sono tante motivazioni, ed oggi ne andremo ad analizzare una in particolare.
I test in pista sono stati il grande segreto del Cavallino a cavallo tra la fine del vecchio millennio e l’inizio di quello che stiamo vivendo, regalando ai tifosi degli anni d’oro, con Michael Schumacher e Rubens Barrichello sul tetto del mondo per tante stagioni consecutive. Da quel momento in poi, la F1 è cambiata in tutto e per tutto.
Ferrari, la mancanza dei test ha causato gravi problemi
La Ferrari ha patito molto più degli altri la regola che ha impedito la disputa di test privati in pista. Tutto ciò che riguarda la progettazione e lo sviluppo delle F1 odierne è legato alla simulazione ed alla galleria del vento, aspetti nei quali la Scuderia modenese è sempre stata deficitaria rispetto alla concorrenza di Red Bull e Mercedes, dominatrici del Circus dal 2010 in avanti.
Nel 2009, venne deciso che i test in pista sarebbero stati aboliti, lasciando spazio solo alle sessioni pre-campionato ed a qualche evento sporadico durante le stagioni, ma c’è da dire che oggi anche queste occasioni sono davvero molto rare. La forza della Rossa dell’era di Michael Schumacher era proprio legata alla possibilità di macinare decine di migliaia di chilometri sui tracciati di Imola, Fiorano e Mugello, sotto la guida dell’ingegner Luigi Mazzola.
Uno dei casi più clamorosi che testimoniano l’efficienza di quel gruppo di lavoro è legato al 1998, anno che vide Mika Hakkinen e la McLaren-Mercedes vincere entrambi i titoli mondiali. Tuttavia, il finlandese dovette sudare parecchio per assicurarsi l’alloro iridato, portandolo a casa solo all’ultimo round di Suzuka.
Le frecce d’argento di Hakkinen e Coulthard, aiutate anche dalla maggior performance delle gomme Bridgestone rispetto alle Goodyear della Ferrari, dominarono la scena in Australia ed in Brasile, mentre Michael Schumacher fu costretto a dei distacchi enormi da una monoposto nettamente inferiore.
Dopo i primi due appuntamenti, il Cavallino si dedicò ad alcuni giorni di test privati al Mugello in preparazione della terza tappa in Argentina, prevista per due settimane più tardi rispetto al GP del Brasile. In quelle giornate, venne svolto un lavoro strepitoso, che consentì al Kaiser di Kerpen di sbaragliare la concorrenza a Buenos Aires, dando il via alla rimonta che permise alla Rossa di sfiorare il titolo mondiale.
Anche nell’estate del 2003 venne svolto un lavoro eccezionale che fu fondamentale nella battaglia contro McLaren e Williams, le quali avevano ridotto notevolmente il gap dai siluri italiani dopo la stagione 2002, che fu cannibalizzata dal tedesco volante. Questa tendenza si è confermata molto efficace anche nelle stagioni successive, sino alla decisione degli organizzatori di mettere al bando i test privati.
Il motivo? Il contenimento dei costi dopo la grave crisi finanziaria del 2008, che portò nel giro di un biennio la Toyota, la Honda e la BMW ad abbandonare la F1, causando un danno economico non da poco alla massima formula. In corrispondenza con la fine dei test privati si è registrato il crollo prestazionale della Rossa, ma anche quello della McLaren, che dal 2010 in avanti non si è mai più giocata un titolo, lasciando lo scettro a Red Bull e Mercedes.
Sul fronte delle prove in pista, la F1 sta limitando sempre di più questa possibilità per le squadre: nel 2023 ci saranno solo tre giorni di test pre-campionato, da disputarsi in Bahrain una settimana prima dell’inizio della stagione, ed i filming day di soli 100 km non sono di certo una situazione a questa problematica. A Maranello non resta altro da fare se non fare dei netti passi in avanti in termini di simulazione e galleria del vento, altrimenti saranno il futuro sarà molto duro.