La Ferrari va verso l’ennesima penalità con Leclerc in quel di Austin, all’interno di una stagione nera. Ecco cosa non ha funzionato.
In casa Ferrari si pensa già al 2023 dopo l’ennesimo sogno mondiale sfumato troppo presto. Charles Leclerc aveva regalato a tutti una grande illusione nelle prime gare, dominando in Bahrain ed in Australia e chiudendo secondo in Arabia Saudita, dopo una lunga battaglia con la Red Bull vincente di Max Verstappen.
Tra i motivi della stagione negativa, oltre alla perdita di performance che si è verificata da Spa-Francorchamps in poi, ci sono gli errori di strategia, quelli dei piloti ed i problemi di affidabilità, che hanno influito anche sulle performance. Mattia Binotto, dopo la rottura di Carlos Sainz in Austria, aveva fatto capire che dei guasti così importanti non erano di facile risoluzione, e da quel momento in poi non si sono verificati più probelmi così evidenti, ma il tutto potrebbe essere giustificato con l’utilizzo di mappature meno spinte.
La Ferrari, anche per una questione di immagine, non poteva continuare a mostrare delle esplosioni di motore così evidenti, con le immagini delle fiamme che hanno colpito Sainz in Austria che avevano fatto il giro del mondo. Il motore denominato Superfast non ha dato i risultati sperati, anche se a livello prestazionale si è comunque registrato un netto passo in avanti rispetto al passato. Ora ripercorreremo ciò che è avvenuto sino ad oggi, portando alla luce anche un confronto con un’altra squadra.
Ferrari, la power unit è stata una condanna a morte
In casa Ferrari c’era molto ottimismo attorno alla nuova power unit, che è sicuramente riuscita nell’obiettivo di recuperare il grande gap da Honda e Mercedes, ma che ha lasciato a desiderare sotto tanti altri punti di vista. Si era parlato per tutto l’inverno e gran parte dello scorso campionato dell’unità denominata Superfast, che però ha condizionato la stagione con i tantissimi problemi di affidabilità.
A lanciare per primo l’allarme nel corso dei test era stato Gunther Steiner, team principal della Haas, che aveva seguito da vicino diversi guai tecnici che avevano colpito le proprie monoposto. Il problema di base è legato alle mappature più spinte, che causavano cedimenti improvvisi delle unità propulsive prodotte a Maranello.
Il primo guasto importante ha colpito l’Alfa Romeo Racing di Valtteri Bottas nei test in Bahrain: il finlandese ottenne un’ottima prestazione sul giro secco, dando prova di un’ottima potenzialità del motore del Cavallino, salvo dover poi parcheggiare la propria vettura poche centinaia di metri dopo.
I motorizzati Ferrari hanno così utilizzato mappature meno spinte nelle prime gare, con la Scuderia modenese che non ha però avuto problemi a vincere in Bahrain ed in Australia grazie ad una superiorità telaistica notevole rispetto alla Red Bull. Il vento è cambiato ad Imola, quando la RB18 si è presentata in pista dotata di un notevole pacchetto di aggiornamenti e di un peso alleggerito che le hanno consentito di dominare la scena.
Le difficoltà di Charles Leclerc nel tentare il sorpasso su Sergio Perez avevano fatto capire che le mappature basse non erano più sufficienti per sfidare il team di Milton Keynes, e gradualmente si è deciso di prendersi dei rischi spingendo di più sulla power unit. Purtroppo, a Barcellona si è verificato il primo guasto sulla vettura di Leclerc, che ha così perso una vittoria sicura.
La stessa cosa è avvenuta a Baku, e con Carlos Sainz anche in Austria. La Rossa si è ritrovata così costretta a sostituire diverse power unit nel corso dell’anno, e ad Austin, il monegasco andrà in penalità per la terza volta dopo il Canada ed il Belgio, perdendo 5 posizioni in griglia per la sostituzione del motore termico.
Lo scorso anno, la Mercedes adottò una tattica simile nelle ultime gare, ma nel tentativo di cercare più prestazione e non per via di problemi tecnici. Il team di Brackley riuscì comunque a conquistare il mondiale costruttori, perdendo quello piloti con Lewis Hamilton soltanto all’ultima gara.
Ad Austin arriveranno alcuni aggiornamenti in chiave 2023 sul motore termico, nella speranza che alcuni guai siano stati risolti. Tuttavia, i problemi più gravi avevano interessato la parte ibrida, con MGU-H ed anche il turbo che erano risultati compromessi nelle gare in cui si erano verificate le rotture.
L’affidabilità, in questo 2022, è tornata a giocare un ruolo determinante visto l’arrivo delle nuove monoposto ad effetto suolo, e la possibilità di utilizzare solo 3 power unit per 22 gare ha costretto le squadre a dover gestire in maniera anche eccessiva le unità propulsive, sottoponendole a stress esagerati. Nel 2023 sarà ancora peggio, ed il Cavallino dovrà tentare di risolvere i suoi guai per pensare di giocarsi il titolo.