Il 2022 è stato un anno delicatissimo per gli automobilisti, con rincari continui alle stazioni di servizio, tuttavia il prezzo della benzina rischia ancora di salire.
Annata nera per l’industria dell’automobile. Il 2022 sarà ricordato come uno dei momenti di maggiore crisi per la vendita delle vetture, ma anche per la drammatica situazione dei rincari della benzina. Dopo gli anni bui della pandemia da Covid-19, la situazione è andata, ulteriormente, a peggiorare con l’invasione russa in Ucraina. L’inflazione ha toccato vette mai raggiunte in epoca recente e di conseguenza gli automobilisti sono stati costretti a non poter investire in un cambio di vettura, ma gestire l’aumento dei prezzi di benzina, diesel e della vita in generale.
Mario Draghi, ad inizio anno, per regolare l’emergenza ha scelto di usare misure restrittive con il taglio delle accise, dando una boccata d’ossigeno agli automobilisti. Prezzi alti, ma quantomeno accettabili rispetto alla fase più critica dove si erano superati i 2 euro a litro. Ciò ha riportato la gente a ricaricare i serbatoi, ma la guerra sul fronte ucraino non si è arrestata, come nelle aspettative e il problema non si è risolto. Il taglio delle accise non può durare per sempre, essendo una misura tampone ma non vi sembra essere altra soluzione all’orizzonte. E’ un momento molto difficile per le famiglie italiane. I prezzi, per come li conoscevamo, stanno schizzando alle stelle. Non si tratta solo di beni di prima necessità, ma di qualsiasi materiale e servizio. In questo quadro gli automobilisti avrebbero bisogno di misure atte ad abbassare in modo duraturo i costi.
Per gestire la difficile situazione, il Consiglio dei ministri ha promosso, nuovamente, un nuovo decreto legge per il taglio delle accise sui carburanti, valido fino al 18 novembre. Insomma si ragiona sempre sul breve periodo. L’attuale decreto scadrà il 31 ottobre e come si legge da una nota di Palazzo Chigi – Al fine di contrastare il perdurare della crisi energetica e, in particolare, l’aumento dei costi dei carburanti, in continuità con gli interventi emergenziali adottati nel corso del 2022 si proroga, fino al 18 novembre 2022: la riduzione delle aliquote di accisa su prodotti energetici utilizzati come carburanti (aliquote di accisa sulla benzina, sul gasolio e sui gas di petrolio liquefatti (GPL) impiegati come carburanti); l’esenzione dall’accisa per il gas naturale per autotrazione; la riduzione dell’aliquota IVA (fissata al 5%) per le forniture di gas naturale impiegato in autotrazione – sperando che le misure urgenti possano aiutare gli automobilisti.
Cari benzina, automobilisti nel panico
Prima o poi la situazione non potrà essere gestita con proroghe di due settimane. Il castello rischia di crollare nella seconda metà di novembre dove anche tutti gli altri esborsi raggiungeranno cifre record. La situazione già è critica perché il gasolio ha sfondato nuovamente la soglia di 1,8 euro al litro, ma ha registrato il 3° maggior rincaro settimanale di sempre, oltre 9 centesimi al litro, pari a 4 euro e 68 centesimi a rifornimento – come ha annunciato il dato settimanale di martedì del Mite – un aumento dovuto al taglio della produzione di appena 100 mila barili di petrolio al giorno decisa a settembre dai Paesi Opec+. Una scelta che avrà delle ripercussioni molto forti. Si rischiano scioperi e proteste.
“Il governo non può pensare di affrontare il problema dei prezzi dei carburanti prorogando ogni 15 giorni il taglio delle accise. Vanno studiate soluzioni strutturali e sul lungo periodo – si legge in una nota di Assoutenti – il taglio delle accise è una misura oramai superata e non più adatta ad affrontare l’emergenza prezzi in Italia, soprattutto alla luce della nuova risalita di benzina e gasolio alla pompa. La questione carburanti va affrontata con nuovi e più efficaci interventi, e ci auguriamo che il prossimo Governo sappia trattare il tema in modo più incisivo. Ricordiamo infatti che la crescita dei listini di benzina e gasolio ha effetti diretti sull’inflazione e sull’economia, determinando il rialzo dei prezzi di tutti i prodotti trasportati”. Le parole del presidente di Assoutenti Furio Truzzi sono chiare e spaventano.
In aggiunta sono arrivate le dichiarazioni di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori che ha tuonato: “È evidente che un Governo, non solo in carica per il disbrigo degli affari correnti, ma ormai sotto sfratto esecutivo, non poteva fare altro. Ma è altrettanto evidente che il prossimo esecutivo dovrà come primo atto intervenire sia contro il caro benzina che sul caro bollette”. Toccherà al nuovo Governo gestire la complessa situazione. Giorgia Meloni, sapete che auto guida? Resterete stupefatti. Gli italiani si augurano di trovare presto una misura stabile per gestire la propria crisi finanziaria, ma al momento non vi sembra essere una facile soluzione al problema.