F1, la FIA ha già deciso: ecco perché la sentenza “budget cap” non arriva

Dal paddock di Austin si fa largo la voce, che la FIA abbia già deciso la punizione per la Red Bull F1. Svelato il motivo per cui tutto tace.

La voce di corridoio arriva da Auto Motor und Sport. Stando alla pubblicazione tedesca, il team Red Bull e la Federazione Internazionale avrebbero discusso e sarebbero già arrivate alla conclusione della vicenda legata alla violazione del tetto di spesa fissato a 145 milioni di dollari per il 2021. Stando al documento diffuso dall’ente governativo la scuderia austriaca avrebbe superato, benché di poco, la cifra pattuita e per questo, sulla carta dovrebbe essere penalizzata in qualche maniera.

F1, Red Bull (ANSA)
F1, Red Bull (ANSA)

Ma l’improvvisa notizia, giunta proprio ad Austin, della scomparsa del fondatore del marchio di bevande Dietrich Mateschitz avrebbe convinto l’ente governativo ad evitare di rendere pubblica la decisione finale e procrastinarla a data da destinarsi.

Sempre secondo gli inviati al COTA, in circuito, lontani dalle telecamere le parti coinvolte avrebbero convenuto sull’entità della punizione. Ma quanto avvenuto avrebbe stravolto i piani degli amministratori che, per rispetto, hanno preferito tralasciare questo tipo di comunicazioni.

Non va dimenticato, infatti, che la questione del budget cap superato dall’equipe con base a Milton Keynes ha tenuto banco sin dal fine settimana di Singapore, oscurando tutto ciò che succedeva in pista. Compreso il secondo titolo iridato a firma di Max Verstappen, giunto al termine del GP del Giappone.

F1: la FIA aspetta, ma il tema cost cap scotta

Invidie, antipatie, e voglia di avvantaggiarsi ad ogni costo, hanno scatenato gli uffici delle scuderie. Specialmente quelle con maggior peso. In primis, ancora a Marina Bay quando dalla Mercedes fu fatta serpeggiare la voce dell’infrazione, la Ferrari, che, tramite il boss Mattia Binotto e il direttore sportivo Laurent Mekies chiese il massimo della pena.

Su questo carro è ovviamente salita la Stella, ovvero colei che ha scatenato e fatto partire la querelle. E ultimamente pure la McLaren F1, con il CEO Zak Brown che si è sentito in dovere di scrivere una lunga lettera al collegio federale, domandando non solo una penalità con i fiocchi, ma proponendo lui stesso una serie di punizioni. Dalla riduzione delle risorse, alla multa, per finire al taglio del tempo a disposizione in galleria del vento.

A far prudere le mani ai big del Circus, la consapevolezza che un’ipotetica squalifica tra le marche determinata dalla FIA, significherebbe maggiori introiti per loro. Tutto ciò a beneficio del prossimo progetto.

Le squadre di vertice, in coro, come poche volte abbiamo visto capitare in un ambiente tanto competitivo, hanno spinto per convogliare l’idea che non solo, tramite la sua condotta la Red Bull si sia avvantaggiata lo scorso anno. Ma che il denaro in più di cui ha usufruito finora è servito altresì per l’attuale RB18 e probabilmente per la vettura del Mondiale venturo.

Mercedes vs Red Bull, la sfida continua

E’ chiaro dunque che la volontà comune sia quella di far fuori un avversario a suon di carte bollate, evitando il confronto sportivo.

Come andrà a finire non è ancora dato sapersi. Di certo i vertici energetici hanno cercato in tutti i modi di difendersi davanti alle telecamere. Prima si è esposto il talent scout e consulente Helmut Marko, che ha tenuto a precisare come da parte loro non vi sia stata alcuna spesa eccessiva. Poi è stato il turno del responsabile del muretto Christian Horner il quale, professandosi innocente, ha dato addosso ai rivali, rei di aver messo in cattiva luce tutto il personale della squadra austriaca. Sostenendo che addirittura i figli dei dipendenti vengono bullizzati per questo.

Un’asserzione, quella del manager inglese, che ha servito su un piatto d’argento a Toto Wolff, l’occasione per un ennesimo botta e risposta.

Mi è quasi scesa la lacrimuccia“, ha ironizzato a Sky Deutschland il capo delle Frecce d’Argento. “In verità sta solo tentando di adottare una mossa psicologica. Ciò che a mio avviso, invece, emerge sempre più chiaramente è che le vere vittime della questione sono i nove team puliti. Non quello su cui si indaga”.

Se da questo punto di vista il viennese pare essere intransigente, decisamente più morbida è stata la sua reazione davanti ai fischi e alle urla con l’appellativo di “imbroglione”, indirizzate a Mad Max in autodromo. “È inaccettabile“, ha detto il 50enne. “Nessuno di noi vuole assistere a scene del genere. Che sia sotto il podio, o in un evento di contorno“, ha chiosato secco.

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