Lewis Hamilton ha vissuto una stagione molto complicata, la peggiore della sua carriera in F1. Analizziamone tutti i motivi con precisione.
La F1 ha ufficialmente cambiato padrone, ed anche se fa strano dirlo, non è più Lewis Hamilton il dominatore del Circus, con lo scettro che è passato nelle mani di Max Verstappen. La situazione ricorda vagamente ciò che accadde nel biennio 2005-2006, quando Fernando Alonso e la Renault spodestarono la Ferrari di Michael Schumacher, che dopo tante stagioni di supremazia dovette lasciare spazio allo spagnolo.
Rispetto a quei periodi ci sono delle dovute differenze, a cominciare dai vincoli contrattuali. Nando comunicò il suo passaggio alla McLaren per il 2007 poco dopo aver vinto il suo primo titolo, correndo l’ultimo anno in Renault come una sorta di separato in casa, ma ciò non gli impedì di arginare la rimonta iridata del Kaiser di Kerpen, soffiandogli l’ottavo alloro iridato all’ultima gara.
A ben guardare, anche Verstappen ha fatto qualcosa del genere, dal momento che nel pazzesco finale di Abu Dhabi dello scorso anno riuscì a mettere le mani sul primo titolo in carriera, impedendo ad Hamilton di diventare il più vincente di sempre. Nel 2022, Sir Lewis non ha avuto occasione di rifarsi, visto che la Mercedes ha totalmente sbagliato l’impostazione del progetto.
La Red Bull è stata invece perfetta, rendendo la RB18 una vera e propria astronave nel corso del campionato, divenendo la regina dell’effetto suolo dopo un inizio dominato dalla Ferrari. Hamilton spera ancora nell’ottavo titolo, come ha più volte spiegato, ma in F1 senza la macchina migliore è difficile pensare di salire sul tetto del mondo, e lui è a conoscenza di ciò in maniera superiore a tutta la concorrenza.
Ad Austin, domenica scorsa, Sir Lewis ha interrotto il digiuno di podi che durava dall’Ungheria, tornando a far vedere realmente ciò di cui è capace, facendosi sotto in classifica a Carlos Sainz ed al compagno di squadra George Russell, in un terzetto che ora si è ricompattato e che si giocherà fino alla fine la quarta posizione nel mondiale piloti.
Per un sette volte campione del mondo, come potrete immaginare, un risultato simile non conta nulla, ma è chiaro che la sua volontà è quella di precedere il team-mate a fine anno, dal momento che si tratta pur sempre di un giovane che è al primo anno nel team di Brackley. Dei problemi di Hamilton quest’anno si è parlato molto, ed ora è arrivato il momento di analizzare a fondo i motivi della sua crisi.
F1, ecco i motivi delle difficoltà di Lewis Hamilton
La F1 è uno sport molto complesso, dove tra vincere e perdere ci sono delle differenze sottolissime. Un’analisi apparsa sulle colonne di “Motorsport.com” ha parlato delle difficoltà di Lewis Hamilton, dando una spiegazione piuttosto difficile da interpretare: pare, infatti, che il britannico sia stato spesso dietro a George Russell perché si è sottoposto al ruolo di “aiutante del team”, facendo da laboratorio viaggiante alla Mercedes per risolvere i problemi della monoposto.
Secondo il nostro punto di vista, questa lettura non può essere considerata valida. Infatti, in una squadra come quella gestita da Toto Wolff è difficile pensare che il re indiscusso, un sette volte campione del mondo venga sacrificato anche a costo di farlo chiudere quasi sempre dietro al compagno di squadra. Se ci fosse mai stata l’idea di “sacrificare” uno dei due, state pur certi che lo avrebbe fatto Russell, che è l’ultimo arrivato e che ha ancora tanti anni in Mercedes per andare a caccia del mondiale.
Uno dei motivi principali del calo di Hamilton (Austin esclusa ovviamente), potrebbe essere dato dal contraccolpo psicologico che ha fatto seguito alla sconfitta di Abu Dhabi, ma anche alle difficoltà di adattamento a delle F1 del tutto nuove. Lewis ha quasi 38 anni, ed a quell’età non è così automatico cambiare lo stile di guida per passare ad una generazione di vetture così differenti.
Inoltre, da parte sua ci sono stati anche degli errori come quello di Spa-Francorchamps al primo giro, quando è carambolato addosso all’Alpine di Fernando Alonso, o durante il GP di Singapore, finendo lungo nel momento in cui aveva alle spalle il rampante Max Verstappen, che voleva sottrargli la posizione.
Sia chiaro, sul talento di Hamilton, come si è visto ad Austin, non c’è il minimo dubbio, ma va pur sempre sottolineato che si trova alle spalle di Russell in classifica, e la giustificazione non può essere il fatto di aver fatto da laboratorio viaggiante. Dal britannico si attende una reazione decisa il prossimo anno, anche se non dobbiamo escludere la possibilità di vederlo nuovamente in battaglia per la vittoria nelle ultime gare.